Questo articolo è tratto dalla "Gazzetta Sportiva" (la Gazzetta dello Sport di Domenica) del 19 agosto 1990.. Carolina aveva segnato quattro reti in una partita contro l' Inghilterra la cosa fu riportata addirittura in prima pagina. In una immagine ripropongo l' intero riquadro comparso in prima pagina mentre trascrivo l' articolo a pagina 7 di Tiziana Bottazzo. A corredo dell' articolo c'era anche il tabellino della partita, che in questa versione io ometto, e una foto che invece ripropongo. (Gabe KW)


 

Carolina Morace, 

quattro gol per far girare la testa a Wembley

Il centravanti della nazionale femminile con un poker stende l' Inghilterra - Ha esordito con la maglia azzurra quando aveva 14 anni

Nello scorso campionato con la Reggiana ha vinto lo scudetto segnando 38 gol - Vive a Roma dove fa la giornalista per una tv privata

Straordinario debutto della nazionale italiana femminile nel prestigioso stadio londinese di Wembley: con quattro gol "di potenza" del capitano Carolina Morace l' Italia ha battuto 4-1 l' Inghilterra nell' amichevole che ha preceduto l' incontro fra il Liverpool, squadra campione d' Inghilterra, e il Manchester United, detentrice della Coppa d' Inghilterra, per il "Charity Shield" di beneficenza. Sugli spalti, ad applaudire l' eccezionale exploit delle azzurre, oltre 30 mila spettatori e in tribuna d' onore il segretario della federcalcio Gianni Petrucci e il presidente della lega dilettanti Elio Giulivi.
"Quattro gol di potenza" segnala il tam-tam dal mitico Wembley: due reti già nel primo tempo a mettere bene al sicuro il risultato, le altre due a conferma della classe indiscussa nel secondo tempo, dopo il timido tentativo delle inglesi di accorciare le distanze pochi minuti dalla ripresa. Carolina non ha dato scampo, dando spettacolo delle sue doti di grande cannoniere persino a Londra.
Bella, solare, una cascata di ricci biondi che le incornicia gli occhi blu, riservata e mai invadente, Carolina Morace cela grinta e potenza che il calcio le ha dato possibilità di esprimere pienamente. "Ragazza contro" se non altro nelle scelte, forse per  educazione. È il padre siciliano e militare, quindi tradizionalmente grande conservatore, ad avviarla al calcio proprio a Venezia, città assolutamente pedonale dove tuttavia il calcio e il pallone sono banditi e multati come reati. Papà Ignazio trasgredisce volentieri, abituando i suoi ragazzi al calcio assegnando loro ruoli ben precisi: Davide mezzala, Monica in porta e Carolina centravanti. "È stato papà a convincermi che i calcio era uno sport adatto a me" confesserà poi Carolina. Dal campetto dietro casa al sestiere di Castello, a quella di Cabianca al Lido di Venezia in serie C a soli 12 anni, quindi in B nello Spinea e a 14 anni già in A con il Belluno e la prima convocazione n nazionale che le merita il primato di azzurra-baby della storia del calcio femminile.
Il salto di qualità vuol dire indipendenza, autonomia da casa, ma anche stacco dalla famiglia e le sofferenze della lontananza. Carolina è giovane, poco più di una ragazza, ma la squadra, il calcio con cui si esprime e ama le permettono di diventare grande in fretta. Eccola a Verona, poi pendolare tra Trani e Roma, le due squadre più titolate del campionato femminile che si contendono il biondo centravanti. Un' esperienza che ormai si è fatta lunga, ma i 26 anni di oggi di Carolina continuano ad essere positivi.

La chiave ? La grinta, la determinazione, quella potenza che ieri ha espresso a Wembley e che le hanno permesso ormai di affermarsi in molti campi, di continuare ad essere contesa e ricercata, di coltivare anche femminilità e dolcezza che spesso si offuscano nel calcio. La Lazio privata del Flaminio per "colpa" dei mondiali che vi trasferisce i maschi della Roma e della Lazio, sacrifica la squadra femminile mettendo in vendita i suoi gioielli. Carolina Morace viene catturata dalla Reggiana che così ipoteca scudetto e primato. Le previsioni vengono rispettate: con Carolina la Reggiana batte tutti i record e alla fine del campionato '89-'90 vince lo scudetto con un bottino prestigioso di 56 punti, imbattuta con 26 vittorie su 30 partite disputate, 108 gol all' attivo di cui 38 della grande Carolina. 
Un campionato strepitoso, ma non solo, perché Roma ormai è nel sangue della Morace dove ha deciso di mettere radici impegnandosi sia all' università con qualche esame a giurisprudenza, sia soprattutto come giornalista per una tv privata e per un settimanale. E sempre a Roma, dove si allena in settimana giocando con una squadra di Promozione, ha fondato anche una scuola di calcio "mista" a coronamento di un' antica protesta che denunciava l' insensibilità del Palazzo ad unificare uno sport che ormai ha raggiunto dignità per entrambi i sessi.
"Mi fa una gran rabbia lo stupore della gente, la sottovalutazione del nostro calcio che ormai ha raggiunto alti livelli - si è spesso lamentata Carolina -, le scuse sempre pronte per i nostri gol, come quello che segnai da 30 metri definito casuale, quando invece se l' autore fosse stato Maradona sarebbe entrato negli annuali".
Classe e grinta di cui ha fatto sfoggio ieri in Inghilterra alla sua ottantesima presenza in nazionale portando a 56 i suoi gol in azzurro. Gol di potenza quasi "maschili", nella difficile battaglia per colmare le divergenze. Come quella economica: 60 milioni all' anno per la bionda Carolina, miliardi invece per brasiliani o argentini che esordiranno nel nostro campionato. "Ma loro costretti a giocare al risparmio per paura di farsi male e buttare a mare tutti quei soldi, noi invece libere da ogni preoccupazione e sempre pronte a  offrire spettacolo nel calcio.
Tiziana Bottazzo

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