Per tutta la stagione 89/90 il Guerin Sportivo dedicò al calcio femminile una rubrica di due pagine, curata da Pina Debbi e Simonetta Martellini . Nel numero della prima settimana del Novembre 1989 apparve addirittura un articolo firmato da Carolina in persona. L'articolo venne preceduto da un trafiletto non firmato che riepiloga la carriera di Carolina. Anche qui viene riportato in corsivo, così come venne pubblicato.
Il titolo Carolina Morace scrive per noi è riferito ovviamente al Guerin Sportivo. (Gabe KW)


CAROLINA MORACE SCRIVE PER NOI
VOGLIA DI VINCERE

Insieme con Betty Vignotto, Carolina Morace è sinonimo di calcio al femminile. Nata  a Venezia il 5 febbraio 1964, a quindici anni debuttava nel Verona, squadra per la quale giocò fino al 1981. Dal 1982 al 1984 militò nel Trani, si trasferì per una stagione alla Lazio nel 1985, tornò al Trani nel 1986 e poi di nuovo alla Lazio, fino al 1989. Dal settembre scorso è della Reggiana. Nel suo curriculum figurano quattro scudetti (due col Trani, due con la Lazio) e tre vittorie nella classifica marcatrici (1985, 1988 e 1989). In Nazionale ha esordito nel 1981, durante la prima gestione dell' attuale c.t. azzurro Sergio Guenza. Da alcuni anni ha intrapreso una carriera parallela a quella di calciatrice: fa la giornalista,e dunque nessuno meglio di lei poteva descrivere sensazioni e difficoltà di un trasferimento - il suo - che ha suscitato scalpore. L'articolo di questa pagina segna l'inizio di una collaborazione col Guerino che offrirà l'occasione di conoscere il mondo del calciodonne anche attraverso le esperienze di una protagonista di primo piano.
Carolina Morace nel Trani. 
Al centro, in Nazionale contro la Spagna nel 1986. In basso nella Reggiana 1989-90
Ho vestito per cinque anni la casacca biancazzurra della Lazio, insieme abbiamo vinto due Campionati e una Coppa Italia e malgrado il quarto posto rimediato nell'ultimo campionato la società capitolina è da sempre stata modello di serietà e professionalità per le altre compagini del massimo campionato di serie A femminile. Sono molto legata a questa squadra, quel numero nove azzurro cielo l'avevo sempre sentito sulla pelle come la "mia" maglia e fin da piccola la mia massima aspirazione calcistica era stata quella di giocare nella Lazio. Ma a volte succede che le tue ambizioni, i tuoi programmi non coincidano con quelli societari ed è così che improvvisamente si sciolgono legami che sembrano indissolubili. Sinceramente avevo creduto di poter concludere la carriera con la Lazio, avrei voluto diventare il leader, il simbolo e forse un giorno il capitano. Non sono i grossi guadagni che muovono il mercato del calcio femminile, già povero di sponsor, figuriamoci di denaro; sono forse le ambizioni, i traguardi che ti prefiggi, la voglia di vincere e di fare quel salto di qualità che merita questa disciplina ancora così poco diffusa. Quest'anno voglio vincere, voglio lottare per lo scudetto, voglio risentire la gioia già provata del fischio finale dell'ultima partita di un campionato vinto. Non è stato facile lasciare la squadra biancazzurra, la nostra forza era proprio l'amicizia, l'unione, il rispetto, la voglia di divertirsi e gli sfottò del lunedì tra laziali e romaniste. Mi mancheranno le mie compagne, siamo state confidenti l'una dell'altra, abbiamo gioito delle vittorie e sofferto nell' ultimo anno quando la nostra forza e la nostra immagine volgevano un po' al declino. 
Ma, gioco del destino, i colori biancazzurri non mi hanno abbandonato: infatti sono gli stessi colori della Reggiana Refrattari Zambelli e dal numero nove sono passata al numero otto, rinunciando alla mia maglia in favore della leggendaria Betty Vignotto. Mi presentai a Cervarezza, sede del ritiro della Reggiana, con l'entusiasmo di una debuttante, e con l'incertezza e la paura del nuovo ambiente. Dovevo iniziare tutto da capo, dovevo conoscere e farmi conoscere, con i miei difetti, il mio modo un po' brusco di incitare in campo le compagne, insomma in una parola dovevo inserirmi nel gruppo.
È sicuramente andata meglio del previsto e le nuove compagne hanno cercato di coinvolgermi raccontandomi aneddoti e curiosità della squadra e facendomi subito capire cosa significa il derby emiliano Reggiana-Modena. Mi hanno commosso quando, nei primi giorni del ritiro, vedendomi triste e pensierosa dopo una telefonata a Roma, mi si sono avvicinate in due chiedendomi come stavo e dicendomi che non dovevo preoccuparmi, avrei trovato un gruppo altrettanto allegro e compatto come quello che avevo lasciato...Chi dice che le donne sono sempre rivali non ha mai conosciuto una donna di Sport.

Carolina Morace

Torna al sommario degli articoli