Questa intervista è stata ripresa da uno di quegli opuscoli pubblicitari che vengono distribuiti al campo di gioco prima della partita. In quel caso si giocava Pisa-Modena del 21 dicembre 1996, che quindi possiamo considerare anche come data di uscita del giornale. L' intervista non è firmata ed è difficile attribuirla a qualcuno. L' unico giornalista accreditato è Daniele Benvenuti, direttore responsabile. La foto pubblicata a corredo dell' intervista appartiene all' archivio privato dell' allora presidente del Pisa Luciano Berretta (che infatti posa assieme a Carolina nella foto).
(Gabe KW).


 

L' intervista

Carolina Morace spiega il mancato boom del calcio femminile

Tutto sbagliato, tutto da rifare

Carolina mette il dito nella piaga. Se il calcio femminile non cresce, non è un caso. Lei lo dice a chiare lettere, indicando alcune cose da cambiare. E presto. Tutto nasce da una considerazione che le porgiamo quasi scontatamente: dove va la Morace si gioca per lo scudetto. La risposta che riceviamo è la base di partenza per sviluppare un preciso rilievo polemico: "È ovvio che si va in campo per vincere. Ma sinceramente troppo spesso succede che le squadre giovani, per crescere e per puntare a qualcosa di ambizioso, debbano aspettare l' arrivo di compagne più esperte come me, come la Antonini, la Salmaso e le altre.
È sbagliato. Ogni gruppo dovrebbe crescere e maturare autonomamente, con il lavoro degli allenatori e dei preparatori atletici."
Manca un' efficiente organizzazione di base ?
"Soprattutto manca nelle società la cultura di uno sport inteso professionisticamente. Con la nazionale affrontiamo avversarie tatticamente e atleticamente più preparate perché nei loro club non hanno persone che hanno un altro mestiere e che sono allenatori di calcio a scappatempo. Da noi invece è così. Intendiamoci, i bravi tecnici e i bravi preparatori ci sono. Nel dilettantismo maschile, nelle categorie: bisogna invogliarli a passare al femminile. Così non va. Guarda il campionato di quest' anno. È più equilibrato, ma livellato in basso, perché non si lavora professionisticamente. Tante squadre si allenano due volte la settimana. Quante sono quelle che lo fanno tutti i giorni ?"
Il Pisa lo fa.
"E infatti i risultati si vedono. Hanno tirato su un gruppo di giovani, crescendole e affiancando loro via via giocatrici già formate nei ruoli ch mancavano. Una programmazione intelligente".
Tu stessa sei stata vicina a passare in nerazzurro.
"È vero. Ma avevo parlato, prima che con il Pisa, con il presidente del Modena, Maramotti. Pur senza firmare, avevo speso la mia parola. Uno dei motivi che mi ha indotto a questa scelta è il fatto che Maramotti proviene da esperienze nel calcio maschile. Questo aumenta le possibilità che a Modena ci siano le intenzioni di costruire qualcosa, di iniziare un discorso da portare avanti negli anni.
Mi ero, per dirla in due parole, stufata di passare da una squadra all' altra, di essere un po' come il giocattolino di un presidente che ti tiene per una stagione e poi magari ti molla."

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