Questo articolo-intervista di Flavio Semprini è stato pubblicato su Chiamami Città n.230 della settimana dal 29 ottobre al 4 novembre 1997. (Gabe KW)

Carolina, il Baresi in gonnella

Lavora a Telemontecarlo, fa l'avvocato ed è la più forte giocatrice di calcio italiana. Ma lei dice di non sentirsi Superwoman ma una persona normalissima persino timida...

Il pallone e la toga

di Flavio Semprini

Carolina Morace è il capitano della nazionale femminile di calcio. E' una delle giocatrici più rappresentative a livello europeo e la più grande, attualmente in Italia. Ha vinto undici scudetti, di cui quattro consecutivi negli ultimi anni con quattro squadre diverse (Torres, Agliana, Verona e Modena); è da nove anni capocannoniere del campionato. E' conosciuta in tutta Italia soprattutto per essere opinionista sportiva a Galagoal, fortunato programma di Telemontecarlo. Quest'anno ha avuto come compagna di lavoro la riccionese Martina Colombari e proprio a Riccione, in ritiro con la nazionale, l'abbiamo incontrata. "Riccione e Rimini non le conoscevo e sono state una sorpresa anche piacevole - dice - mentre conosco la parte nord della Riviera, Cervia e Cesenatico". Ci ha passato qualche vacanza? "No, ci sono stata per lavoro. A Cervia abbiamo disputato, anni fa, dei Play off per lo scudetto. A Cesena si è tenuta la fase finale di un campionato europeo". Le piace, in generale, la Riviera Adriatica? "Alcuni aspetti del vostro turismo sono notevoli. L'organizzazione innanzi tutto: le spiagge sono pulite, il servizio buono. Noto che c'è la possibilità di fare molto sport in spiaggia a all'aria aperta in generale. Anche i negozi sono belli: passeggiare guardando le vetrine è un piacere. Gli alberghi sono adatti a diversi tipi di clientela, c'è molta vita..." Però? "Però non fa per me. In vacanza scelgo la tranquillità e questa, sulla Riviera Adriatica, manca. Preferisco la Sardegna che mi può offrire spiagge isolate, poca confusione e... mare pulito". E della nostra conterranea Martina Colombari, che mi dice? "Che è stata una collega molto seria. Fin dalle prime puntate di Galagol era evidente che si era informata per capire al meglio i meccanismi del calcio e del nostro campionato. Leggeva e si impegnava, per imparare sempre di più. Ha condotto la trasmissione molto bene e di certo non ha sfigurato nel panorama delle conduttrici dei programmi sportivi". A lei piace l'ambiente di Telemontecarlo, vero? "L'esperienza di Galagol è stata molto divertente. Lì ci lavora gente competente e non esiste la cultura della raccomandazione come in altre realtà". Parliamo un po' di lei. Come è Carolina Morace fuori dal campo? "Come in campo: una persona essenziale, con pochi fronzoli. Che se ne frega della notorietà, che preferisce l'essere all'apparire. Sono timida quando incontro una persona per la prima volta e quando mi osannano, perché mi ritengo una persona normale. Non sono per niente timida in televisione e nelle cose superficiali. Mi piace molto leggere. Adesso ho sul comodino Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. Perché ha scelto il calcio come sport? "Vicino a casa mia, a Venezia, c'erano due campi da calcio. Ci ho sempre giocato, fin da piccolissima. Un giorno è venuta una squadra di calcio femminile. Mi sono allenata con loro e da lì è iniziata la mia carriera. Avevo undici anni". Cosa farà quando smetterà? "Quel momento non è lontano. Conto di giocare ancora un anno, al massimo due, ma non sono preoccupata e credo che non vivrò male il distacco perché mi sono creata le alternative giuste. C'è la televisione, ma c'è anche la Laurea in Giurisprudenza conseguita l'anno scorso. Da quasi un anno lavoro in uno studio legale a Roma. E in questi giorni comincio a Coverciano il corso per allenatore professionista. Sono l'unica donna in Italia. Sono curiosa di vedere se ho le capacità giuste per allenare. Certo mi mancherà il gioco in sè, il clima della partita... vuol dire che mi darò al tennis".

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