Da Il Sole24ore Sport 13 - 26 ottobre 2001
Riforme
E ASSIST PROPONE UNA LEGGE E LO STATUTO DELL'ATLETA
Un contratto di lavoro, la tutela infortunistica e assistenziale, ma anche
l'abbattimento del vincolo a vita e la fine delle discriminazioni nel mondo
dei dilettanti.
E' una rivoluzione invocata dall'ASSIST ( l'associazione delle atlete)
attraverso una proposta di legge a cui sta lavorando un gruppo di esperti
per fare arrivare i diritti nel caos del mondo dello sport non professionistico.
L'obiettivo è quello di dar vita a uno Statuto dell'atleta, che
trasferisca tra gli sportivi le norme, i diritti e i doveri propri di tutti
i lavoratori: una novità assoluta che potrebbe finalmente portare
un po' d'ordine nell'anarchia del dilettantismo, fatta di rimborsi spese
elargiti a intermittenza o del divieto di ratificare accordi per i compensi.
Un fatto, quest'ultimo, che si scontra anche con le recenti leggi che
regolano la normativa fiscale degli atleti non professionisti. La legge
133/99 (modificata con l'art 34 del Collegato alla finanziaria 2000) parla
infatti di "compensi per prestazioni dilettantistiche" e le relative tasse
da pagare.
Un'anomalia macroscopica, con gli statuti federali da una parte che
vietano accordi economici e una legge dello Stato dall'altra che ne regola
la tassazione. Per gli sportivi, considerati dei lavoratori atipici la
proposta di legge chiede il riconoscimento di un contratto di collaborazione
coordinata e continuativa.
"Se il Parlamento volesse concedere il lavoro dipendente sarebbe il
massimo - spiegano gli estensori della bozza - ma basta il riconoscimento
della collaborazione, con tutta la normativa fiscale del caso".
In primo piano il problema del cartellino. La nuova normativa dovrebbe
infatti sancire l'illegittimità del vincolo a vita e stabilire la
limitazione temporale tra atleti e società. L'abbattimento graduale
del vincolo che attualmente lega la vita agonistica dell'atleta alla
volontà delle società sportive è solo una delle tante
anomalie che la legge dovrà abrogare.
Tra le richieste c'è anche un nuovo inquadramento professionale
per gli atleti: il semiprofessionismo, un terzo genere a metà tra
i professionisti e i dilettanti, la cui nascita va auspicata come una necessità,
così come la tutela assicurativa e infortunistica.
L'avvento della nuova normativa dovrebbe così impedire le discriminazioni
e i soprusi all'ordine del giorno anche tra campioni olimpici.
La nazionale femminile di pallanuoto, tra le più decorate al
mondo e vincitrice degli ultimi mondiali, da anni combatte una battaglia
con la Federazione per vedersi riconoscere premi e borse di studio. "La
loro medaglia, anche se del metallo più prezioso, vale sempre meno
di quella dei loro colleghi uomini", si sono sempre sentite rispondere.
Se infatti il mondo dei dilettanti vive la discriminazione rispetto
ai professionisti, in questo quadro le donne rappresentano un sottobosco
in cui le differenze sono rimarcate anche nei confronti dei colleghi uomini.
Lo testimonia tristemente anche l'illuminata pallavolo. I contratti
prevedono infatti una clausola, oggetto di trattativa tra i procuratori
delle atlete e le società, che recita "il presente contratto si
riterrà risolto in caso di accertata gravidanza".
E c'è anche chi, tra le azzurre del pallone, ha dovuto licenziarsi
per poter giocare in nazionale: Silvia Tagliacarte ha dovuto lasciare il
posto di commercialista di Milano per poter continuare a giocare con la
nazionale di Carolina Morace. Una scelta che le costerà cara, perché
della maglia azzurra non si vive. Ma vale solo per le donne, che devono
accontentarsi delle 600 mila lire di diaria previste per ogni giorno passato
in azzurro.
Nel volley femminile l'indennizzo è più alto rispetto
all'attività maschile. Fra i casi da ricordare, la decisione della
Corte d'appello federale del 1995 con la quale l'attuale nazionale
di pallavolo femminile Croatto Silvia ha dovuto pagare 295 milioni di lire
per ottenere lo svincolo dalla Teodora Ravenna.
Alessandra Rotili