GIORGIA BRENZAN
Castelfranco di sotto, 3 novembre 2001
Non potevamo lasciarci sfuggire l'occasione di fare due chiacchiere
con la capitana della Nazionale. Giorgia non parla volentieri della crisi
azzurra, probabilmente è proprio l'autorevolezza che conviene al
suo ruolo di capitano che in qualche modo la frena. Traspare comunque una
certa amarezza per la situazione attuale.
- Con la Spagna dobbiamo assolutamente vincere...
- Dobbiamo vincere tutte le partite. Bisognava toccare il fondo, adesso
abbiamo toccato il fondo e si spera di risalire, sempre che non si possa
andare ancora più giù, ma penso che ci sia il baratro. Sinceramente
non so cosa dire sulla nazionale...
- Ma perché questo improvviso cambiamento, dalla partita
con la Francia in poi ? tu sei anche competente come preparatrice atletica,
puoi dare una qualche spiegazione in questo senso?
- No, non è quello il problema. Forse questa squadra ha bisogno
di carattere. Forse questa squadra deve sentirsi "più debole" per
tirare fuori tutte le sue potenzialità. Francia, Islanda, Russia
venivano considerate avversarie alla portata. Probabilmente il problema
è proprio questo. Contro la Francia ci poteva essere un problema
anche di nervosismo, dopo due gare molto impegnative anche il livello nervoso
si spenge e alla terza partita si fa più fatica. Non so cosa dire
di più.
- Tu sei anche giornalista, scrivi per il Nuovo Calcio. Ultimamente
diverse riviste di calcio e sportive in genere sembrano "riscoprire" il
calcio femminile. Questo ti fa piacere o ti senti in qualche modo "minacciata"
dalla concorrenza, in questa tua attività?
- No, magari tutti scrivessero di calcio femminile. Mi spiace che venga
"riscoperto", nel senso che non dovrebbe essere "riscoperto". Il calcio
femminile c'è, esiste e andrebbe preso per quello che è.
Il problema è che in Italia sembra che noi si dia fastidio al mondo
maschile. Oggi leggevo Sportweek e si parlava del "fenomeno Cina" e di
Sun Wen. Un giorno leggo di Mia Hamm, un giorno di Sun Wen, un giorno della
tedesca, un giorno della norvegese, ma noi?