Sulle spalle porti un numero un po’ pesante, il 10 che fu di Valentina
Boni indiscussa stella da queste parti e altrove. Oltre al suo numero hai
ereditato dal punto di vista tattico anche il suo posto, come vivi questo
passaggio di consegne?
Molto spesso mi paragonano a Valentina per il mio modo di comportarmi
e di giocare. Lei è per me una tra le mie amiche più importanti.
Quando ho iniziato a giocare in serie A, lei mi consigliò il numero
14 (lo usava nei primi anni al Bardolino) e quest’anno, sempre con
il suo “permesso” ho preso il numero 10. Credo che sia azzardato considerarmi
come la sua “erede”, perché lei è unica e io ho ancora
tanto da imparare. Spero comunque di non deludere nessuno.
Facevi parte della rappresentativa veneta under 14 che vinse il
Torneo delle regioni nel 2000-2001? Se chiudi gli occhi che immagine
ti si materializza di quel momento?
Sì, ho vinto il Torneo delle Regioni e ogni tanto ripenso a
quella finale rivivendone ogni momento. In particolare mi ricordo
la lunga corsa verso il dischetto del rigore dopo l’ultimo gol e la mia
prima intervista, a fine partita, ad una radio locale. E’ stata una bellissima
esperienza!
La tua carriera iniziò quindi nel migliore dei
modi: con un successo. Adesso nei tuoi sogni quale trofeo speri di avere
tra le mani in futuro?
Sinceramente non ho mai pensato ad un trofeo in particolare. Adesso
come adesso, mi verrebbe da dire il torneo Primavera. L’anno scorso siamo
arrivate ad una passo dalla finale e quest’anno il mio più grande
desiderio è riuscire a vincerlo.
Anche il tuo esordio è stato fulminante nella stagione 2001-2002
due presenze e un gol (all’esordio contro l’oristano 22°) mica male
per una ragazzina di 14 anni. Ti va di raccontarci quel gol?
Ero entrata da poco: Valentina Boni prese la traversa su punizione,
poi ci fu un tiro cross in area e io misi la palla in porta in scivolata.
E’ stato un momento indimenticabile, non ci credevo, fui sommersa dagli
abbracci delle mie compagne mentre io non sapevo più da che parte
guardare e avrei voluto sprofondare per terra dalla vergogna, ma non chiedermi
perché..
Questa sarà una stagione molto importante per te, avrai molte
occasioni per metterti in mostra. Pensi che sarà l’anno giusto per
passare dallo status di promessa a quello di certezza per la tua squadra?
Ti senti pronta?
Mi sento ancora molto giovane ed inesperta per essere considerata un
punto fermo per la mia squadra. Ho ancora molto da imparare e per ora il
mio obiettivo primario è il divertimento, sempre guidato dall’impegno
e dalla voglia di crescere.
Con che “armi” punti di sfondare in seria A? Qual è la tua
caratteristica che pensi possa fare la differenza?
No saprei, mi considero abbastanza tecnica e dotata di un tiro potente.
Devo gestire queste mie qualità per poi utilizzarle in campo nel
migliore dei modi.
Chi è la persona che giudichi fino ad adesso determinante
per la tua crescita calcistica? E chi vedi come tua guida ideale in prospettiva
futura?
Anna Mega penso sia colei che mi abbia insegnato più di tutti
fino ad adesso. Mi ha cresciuta sotto il profilo calcistico e di vita,
senza togliere nulla a tutti gli allenatori che mi hanno seguita fino ad
adesso. Ma la persona che ritengo che sia la più importante per
me è Antonella Formisano, mio modello calcistico e mia ex compagna
di squadra che adesso gioca nel Bergamo. Mi è stata vicina dal mio
primo allenamento con la prima squadra e spero che lo sarà anche
in futuro.
Il Bardolino si può definire una squadra camaleonte, cioè
capace di cambiare pelle vendendo le migliori, ma riuscendo
comunque a raggiungere ottimi risultati affidandosi a ragazzine promettenti,
che a sua volta diventeranno le migliori e che poi faranno spazio ad altre
giovani in gamba. Pensi che questo meccanismo perfetto potrà contraddistinguervi
anche quest’anno nonostante l’avvio un po’ in sordina?
Io spero che accada. Ritengo questo un anno di transizione perché
nella nostra squadra sono cambiate tante cose e come spesso accade, bisogna
avere il tempo per abituarsi ai cambiamenti.
Di recente c’è stato un grande e gradito ritorno in casa
gialloblù : Maria Ilaria Pasqui. Quanto pensi che potrà essere
importante il suo apporto alla squadra? Com’è la tua intesa con
lei sul rettangolo di gioco?
Ilaria è un’ottima giocatrice e compagna di reparto, capace
di trascinare la squadra a suon di gol. Sono davvero felice che sia ritornata,
anche perché con lei mi trovo proprio bene e giocando al suo fianco
tutto diventa più semplice. Già nella sua prima partita di
campionato con la maglia giallo-blu si è dimostrata indispensabile,
con un gol e assist degni di applausi.
Qual è la prima cosa che hai fatto o pensato quando hai ricevuto
la prima convocazione per la nazionale azzurra under 19?
Mi ricordo che ero in Sicilia con la mia squadra perché giocavamo
la Italy Women’s Cup. Ero in camera ed Anna Mega bussò alla porta
e mi portò la convocazione. Mi sembrava impossibile, credevo che
ci fosse stato un errore. Dopo che Anna uscì dalla mia stanza, telefonai
a mia mamma e le dissi: “Domenica non torno a casa, devo andare in Norvegia
con la Nazionale”. Penso che le sia saltato il cuore in gola.
E quando hai fatto il tuo ingresso in campo cos’hai provato?
Non capivo più niente. Continuavo a ripetermi cosa ci facessi
io lì con quella maglia addosso, credevo di sognare. Il cuore mi
batteva a mille e le gambe mi tremavano (pensa che sono andata a sbattere
anche con la testa contro la panchina prima di entrare), ma ero infinitamente
felice.
I recenti problemi finanziari hanno avvicinato due mondi apparentemente
distanti come il calcio femminile e quello maschile. Rappresentando tu,
data la giovane età, insieme ad altre coetanee il futuro del movimento,
come lo desidereresti? In qualche modo vorresti che seguisse le orme di
quello maschile o vorresti che se ne distaccasse completamente cercando
soluzioni diverse per emergere?
Io vorrei un calcio che diverta e che faccia sognare, un calcio basato
sui sogni e sulla fantasia.
Riporto alcune parole dette da Roberto Baggio e che si sposano perfettamente
con le mie idee: “Il calcio che vorrei sarebbe proprio quello della poesia,
genuinità, istinto naturale. Uno sport per adulti che hanno ancora
la testa da bambini, i sogni dell’infanzia, la voglia di divertire e di
divertirsi”. Dal calcio maschile porterei a quello femminile gli
stadi pieni di gente, dove i cori dei tifosi fanno venire la pelle d’oca
e la professionalità ma soprattutto è la prima cosa che invidio
di
più. Invece, ciò che non mi piace, sono tutti gli accordi
sottobanco che ci sono, lo sperpero di denaro, le strane medicine che prendono
i calciatori e la violenza dentro e fuori gli stadi.
Invece il calcio maschile cosa dovrebbe trarre di positivo da quello
femminile?
L’esempio che il nostro calcio deve dare a quello maschile è
quello della non violenza e soprattutto dell’umiltà e della passione
vera e pura che ti spinge ad andare avanti nonostante mille difficoltà.
C’è una tua coetanea che apprezzi per il suo modo di giocare
e che voteresti per il nostro sondaggio?
Mi piace molto Daniela Stracchi del Fiammamonza, ma voto per la mia
compagna di squadra Giorgia Motta. Negli ultimi anni ha fatto un grande
miglioramento ed adesso è un punto fermo della nostra squadra. Merita
sicuramente maggiore attenzione.
Stagione Squadra Serie Pres. Gol 2001-2002 Bardolino A 2 1 2002-2003 Bardolino A 8 1 2003-2004 Bardolino A