IL GORDIGE CALCIO RAGAZZE
La piccola società diretta all’inizio da Chiara Fabian, diventata
poi Delegato Regionale del Calcio Femminile in Veneto, e in seguito dall’amico
e collega arch. Stefano Forza si colloca tra le province di
Venezia, Padova e Rovigo, una zona difficile del nord est in cui nessuna
squadra resiste per più di qualche anno e dove le ragazze vengono
ancora scoraggiate dai genitori a praticare questo sport.
La differenza del Gordige rispetto ad altre realtà è
sicuramente la dirigenza; tutti i presidenti che si sono alternati, forse
perché architetti, hanno elaborato e condiviso con i collaboratori
un “progetto”.
Valorizzare le ragazze della zona o limitrofe, puntare sulle giovani
e giovanissime con programmi pluriennali, non pensare mai alla promozione
a serie non sostenibili economicamente, per enunciarne solo alcuni punti.
Così quando Elisa arriva al Gordige ha la possibilità
di giocare con ragazzine della sua età in una competizione adeguata,
con la prospettiva futura di giocare o in serie D con la seconda squadra
o in serie C con la prima.
Da subito il presidente Stefano Forza si rende conto di avere incontrato un altro piccolo fenomeno.
Al Gordige, infatti, gioca già dall’età di 13 anni una
Laura Barbierato le cui eccezionali doti tecniche sono bilanciate e frenate
da un carattere schivo e da una grande timidezza.
Nel Gordige, Elisa, soprannominata subito “la piccola” anche se svetta
tra tutte per il fisico, trova il clima ideale per esprimere le sue doti,
solo il viso di bambina tradisce i suoi 12 anni, e nel campionato 96/97
è titolare in prima squadra risultando una delle pedine fondamentali
per la splendida stagione dei record che porta il Gordige C.R. in serie
B.
L’ANNATA 1996/97
Nella stagione 96/97 il Gordige vince anche il Giovanile Regionale
con la squadra U14 nella quale Elisa è il jolly che risolve tutte
le partite e rende imbattibile un collettivo già forte.
A giugno la squadra impegnata nel primo torneo di C5 femminile che
il Comitato Veneto organizza a Chioggia, vince sbaragliando tutti gli avversari
che, purtroppo, trovano sulla loro strada un Gordige zeppo di talenti,
Braggion, Barbierato, Babetto, Mordini, Marchi e…la solita Camporese.
Sulla strada di Elisa ogni tanto c’è però una frenata.
Da “esordiente” partecipa ad uno dei tanti provini che i professionisti
conducono in provincia alla ricerca dei futuri talenti e così tra
tutti i ragazzini dell’U.S.Arcella, i tecnici dell’Inter scelgono lei,
non accorgendosi che si tratta di una bambina.
Papà Orlando se la ride, ma pensa anche che avrebbe potuto far
quadrare per un pezzo i conti della società se avesse avuto un figlio
e non una figlia!
Elisa scopre invece che Inter, Milan e Juve sono squadre di maschi
e per i maschi e delle bambine non sanno che farsene.
Ed ora che gioca nel Gordige e pensa che i suoi problemi siano risolti, si trova ad affrontare un altro stop quando, dopo essersi conquistata la serie B sul campo, deve tornare in serie D perché secondo i regolamenti una ragazzina di 13 anni e mezzo non può giocare da nessuna parte, né con i maschi, né con le femmine.
Inizia il Campionato 98/99 il Gordige affronta la serie B mentre Elisa
torna a giocare in serie D.
La seconda squadra viaggia a gonfie vele e con la presenza di Elisa
diventa imbattibile, fino a che arriva il fatidico 16 marzo, il giorno
del quattordicesimo compleanno e finalmente Camporese torna in lista con
la prima squadra ed inizia l’avventura nella serie nazionale.
Da questa data in poi Elisa non smette mai di giocare e di crescere,
fisicamente e tecnicamente; sotto la guida di allenatori sempre all’altezza,
partecipa ai tornei internazionali e si misura col calcio europeo, risultando
sempre il pezzo forte di una squadra di provincia con pochi soldi ma grande
lungimiranza.
Le sue doti tecnico atletiche crescono ma quello che non cambia in
lei è la disponibilità e la tranquillità, il suo carattere
allegro e modesto, la capacità di legare con tutte le compagne e
non far mai rilevare il suo superiore tasso tecnico.
LA NAZIONALE SI ACCORGE DI LEI
I sacrifici non si contano per lei e per le sue compagne.
Da Padova, infatti, Elisa raggiunge Cavarzere dopo 50 km percorsi con
l’amica Diana Vendraminelli i cui genitori si alternano ai Camporese per
garantire la continuità negli allenamenti.
I campionati di serie B si succedono ed arrivano le selezioni per la
Nazionale.
Sergio Vatta la vede quattordicenne alle prime partite in B, ma al
tempo deve allestire solo una Nazionale A e non può certo sostituire
qualche veterana con una bambina, e come Elisa tante giovanissime restano
al palo per mancanza di una rappresentativa d’età che le prepari
alla Nazionale maggiore.
Il bravo allenatore non dura molto nel calcio femminile ed i due tecnici
che seguono sono troppo distratti da qualificazioni e mondiali disastrosi
in America, per poter fare un lavoro di scoperta e valorizzazione e ben
presto si dileguano anche loro.
Arriva Carolina Morace e si comincia a parlare di Nazionali U20 e U18
e si moltiplicano così le possibilità per i giovani talenti
di mettersi in luce.
Assieme alla compagna di squadra, Silvia Mazzuccato, altra giovane
in forza al Gordige, sempre di Padova ma cresciuta nell’Esedra Don Bosco
in serie C e nella Rappresentativa Veneta, Elisa Camporese entra a pieno
titolo nell’U20 ed ecco che gli “intenditori” del calcio femminile, gli
“scopritori di talenti” che altri avevano già scoperto anni prima
e curato e cresciuto, si accorgono di lei e cominciano a premere perché
faccia il salto di qualità.
Così, in questa bella storia di calcio femminile, Elisa completa
il ciclo armonico di crescita e sviluppo passando al Bardolino, in serie
A ed alla Nazionale maggiore in cui, a 17 anni, sembra già una pedina
fondamentale.
Il bello è che nel Gordige le storie così sono sempre
possibili perché fuori dai clamori e dagli scandali, troppo spesso
legati al calcio femminile, altre giovani stanno maturando per avere un
futuro nel calcio.
Corre, quindi, giusta l’occasione a Stefano Forza, Massimo Lazzarin, Marianna Padovan, Cristina Tosetti e Massimo Mantoan assieme a tutte coloro che hanno lavorato con lei, di ringraziare Elisa del suo contributo alla storia del Gordige e di farle il più grosso degli incoraggiamenti alla carriera…in bocca al lupo “piccola”.