ELISA CAMPORESE

UN SOGNO CHIAMATO CALCIO
Dialogo con Elisa Camporese, l’astro nascente del calcio femminile
di Chiara Manzoni (versione integrale dell’intervista per il L’Eco di Bergamo, dicembre 2002)

Elisa sta per spiccare il volo per raggiungere la palla.... alla fine per un soffio non ce la farà... ma lei la numero 27 della squadra non si abbatte, anzi si rialza subito per riprendere il proprio posto sulla fascia sinistra del centrocampo... non è il suo ruolo naturale e lo sa. Elisa ama essere libera, come un cavallo di razza lasciato a briglie sciolte, vorrebbe giostrare a tutto campo per segnare e fornire palloni a suo piacimento tentando tutti i numeri possibili, tutte le coordinate dei muscoli delle gambe e dei piedi... ma non può, deve andare avanti e indietro sulla sinistra…  ad un certo punto ha un raptus e si intromette nel mezzo rubando il ruolo a una sua compagna... l'allenatore ha una smorfia di disappunto, ma prima ancora di riuscire a dire qualcosa rimane sbalordito... Eli vola, dribbla tre difensori, vede una compagna meglio piazzata e come d'incanto senza esitare gliela passa. 2-1 per il Foroni... Per chiunque ami il calcio vederla giocare è davvero uno spettacolo: Elisa Camporese ha solo 18 anni, eppure fa già parlare di sé. Un anno fa quando non era ancora maggiorenne giocava in Serie A con la maglia del Bardolino, titolare inamovibile. Carolina Morace la scopre e la convoca in Nazionale nonostante la sua giovanissima età.
Oggi Elisa, Eli per gli amici, gioca in uno dei club più forti e organizzati del calcio femminile e ormai è diventata una giocatrice indispensabile anche per la Nazionale, occupando un ruolo che è una via di mezzo tra il fantasista e il cursore di fascia, attaccando e difendendo con la stessa disinvoltura.
Elisa ha una capacità particolare di farsi volere bene, anche attraverso le tastiere di un computer, ti contagia subito con la sua freschezza da ragazza dolce e disponibile. Alla fine parla di tutto: dei suoi sogni, dei suoi obiettivi anche extra calcistici, del calcio maschile che l’ha delusa parecchio (“c’è poco da essere fieri…”dice) e del suo idolo Zidane (“elegante, veloce, potente, autoritario… un maestro, da cui si può solo cercare di apprendere l'arte e metterla da parte”).
Il calcio femminile sta lentamente uscendo dall’anonimato, sarà forse il momento di crisi che sta vivendo il grande carrozzone milionario che è il calcio degli uomini, sarà che il livello tecnico delle giocatrici è migliorato visibilmente: ma oggi il calcio rosa è ancora puro dilettantismo… quante volte Patrizia Panico, la calciatrice in attività più forte, ha denunciato questa situazione di stallo in certi versi insostenibile, si allenano, giocano, viaggiano in giro per il mondo come dei professionisti e non sono pagate degnamente… un’ingiustizia, chiaro.
Elisa ha anche lei a cuore questo problema e lo fa capire bene: “Sono consapevole che  il calcio maschile in Italia è lo Sport più seguito e più amato, ma questo non deve  essere una "scusa" per non interessarsi al nostro operato. Le ragazze della Nazionale  è da anni che cercano di proporre alla Federazione delle soluzioni per ottenere più visibilità, ma non ci ascoltano.
Di gente interessata ce ne sarebbe, ma è dall'alto che le cose non vengono recepite, per non parlare dei media: mai un articolo serio che occupa uno spazio decente sul calcio femminile... se si facesse della buona informazione, tutto, a piccoli passi, crescerebbe”.
L’ottobre scorso la Nazionale è stata negli Stati Uniti per partecipare a un torneo la US Cup, dove ha giocato contro le locali, la Russia e l’Australia, un’esperienza per certi versi indimenticabile. Ma riuscirà mai il calcio femminile italiano diventare quello che è oggi il soccer statunitense, sulle orme di Mia Hamm? Elisa ci spera: “ In America il calcio femminile è l'equivalente di quello maschile in Italia: le persone conoscono le giocatrici, sanno da dove provengono, in che squadra di club  giocano, chiedono addirittura autografi e fotografie! Poi vedere giocare le americane è esaltante: sono potenti, forti tecnicamente, tatticamente, non mollano mai...sono supportate almeno da 10.000 tifosi che riempiono gli stadi, creati apposta per loro! Poi fin da bambine sono seguite con una preparazione meticolosa e fanno continuamente degli stage: tutto questo fa parte della mentalità americana… e non aggiungo altro!”.
Il suo sogno è quello di sbarcare un giorno nel campionato americano per giocare con le calciatrici più forti del mondo, in fondo è proprio qui in America che Eli ha realizzato quello che ritiene il gol più bello e importante, durante l’ultima gara contro l’Australia, un’emozione che rimarrà a lungo dentro di lei: “Con quel gol siamo arrivate seconde alla US Cup e abbiamo potuto dare a noi stesse e a tutto lo staff della nazionale una grande soddisfazione. Cercavamo una vittoria che desse morale alla squadra e che ci facesse concludere quell'indimenticabile esperienza americana nel miglior modo possibile.. e ci siamo riuscite....al 90 minuto!!!” racconta entusiasta Elisa.
Oggi però la realtà è il Foroni Verona, dopo un anno indimenticabile nel Bardolino: “Se non fosse stato per Anna Mega e tutta la società molto probabilmente ora non sarei al Foroni. Le nostre strade si sono divise e sono contenta di far parte di questa grande squadra, composta da molte delle giocatrici più forti d'Italia: è un onore per me poter giocare con loro”spiega. Il campionato di Serie A gode però di un fastidioso handicap che nuoce decisamente allo spettacolo, come si può vedere nella classifica divisa in due realtà molto diverse: da una parte squadre molto forti con società sane alle spalle, dall’altra squadre che faticano a reggere il passo, con un divario anche tecnico. Elisa concorda: “Purtroppo hai ragione: c'e' un grandissimo divario tra le società di vertice e le altre, che alla fine sono la maggioranza. Praticamente per noi del Foroni il campionato  è concentrato in 5 partite, mentre le altre hanno poco spessore, in tutti i sensi, visto che vinciamo spesso con il minimo sforzo. E questo non fa onore al movimento del calcio femminile”. Tornando indietro nel tempo, emerge la naturale curiosità di chiederle come è nato questo grande sogno chiamato calcio: “Diciamo che Madre Natura ha donato tante passioni e doti ad ognuno di noi, a me è "toccata", con mia grande gioia, quella per il calcio. Ho sempre giocato con i miei amici "maschietti" nel patronato vicino casa, dove sono cresciuta e dove ho iniziato la mia carriera con la squadra degli esordienti a 9 anni. La spinta decisiva me la data mio papà che è tutt’ora il Presidente della mia prima squadra”. Elisa è veneta come i colleghi illustri Alex Del Piero e Roberto Baggio, vive a Padova, la città del portierone Francesco Toldo: i primi calci “seri” li ha dati nel Gordige calcio ragazze, una piccola squadretta che oggi sta ben figurando in Serie B. Ovviamente Elisa in quella squadra era il punto di forza, nonostante fosse adolescente, per questo la chiamavano “piccola”, ma in campo era tutt’altra cosa, al punto che è stata lei la principale artefice della scalata verso la B del Gordige. Ancora oggi appena gli impegni glielo permettono va a trovare le sue “vecchie” compagne nella speranza di affrontarle un giorno da avversarie, stavolta in Serie A. Per allenarsi deve fare la faticosa vita del pendolare tra Padova e Verona, ma lei non si lamenta: “Faccio questa vita dall'anno scorso, sono abituata, sembra noioso, ma se lo fai perchè ne trai soddisfazione, allora non è mai tempo sprecato!”. Naturalmente come tutte le ragazze della sua età va a scuola: Elisa frequenta l’ultimo anno del Liceo Classico e sta cominciando a pensare a cosa diventare da “grande” “Ho sempre avuto un desiderio, un sogno: diventare un dottore. Medicina è la più lunga e la più impegnativa, ma ci provo… Altrimenti punto per giurisprudenza. Mi piacciono le sfide....si capisce? (ride)”.
Elisa non si spaventa di fronte alle responsabilità: gli addetti al lavoro dicono di lei che è una vera professionista, una brava ragazza, molto seria, più di altre sue compagne più anziane. Ma il tutto senza esagerazione, in fondo ha sempre 18 anni ed è giusto vivere con gioia la propria età: nel tempo libero ama scherzare e stare con gli amici e la famiglia. Ha una sorella più grande di 5 anni “Mi trovo bene con lei, ogni giorno che passa ci sentiamo sempre più simili e condividiamo la vita che facciamo”. E si ritiene fortunata perché le persone che sono vicine a lei appoggiano la sua nuova e brillante carriera: “ Mi capiscono, mi seguono, ma la cosa ancora più importante è che come me considerano il calcio uno sport e quindi sanno che appena posso torno a essere  la Eli "figlia" o "amica"...che è quella che amano di più”.
Prima di lasciarla non riesco a fare a meno di chiederle una curiosità, da buona tifosa le domando cosa ne pensa dell’Acf Bergamo, la squadra della mia città: “Devo dire che mi  ha stupito: per essere il primo anno in Serie A, gioca molto bene, le ragazze sono affiatate e lottano su ogni pallone. Sono perfettamente organizzate in campo, come dimostra il fatto che tutte le "grandi" formazioni hanno avuto difficoltà a ottenere i 3 punti contro di loro. L'Acf lo paragonerei al Chievo di Del Neri, il che gli fa solo onore!” Qui a Bergamo la conosciamo bene, un anno fa giocammo in Coppa Italia contro il suo Bardolino, dove vincemmo all’andata in trasferta, ma poi la qualificazione svanì al ritorno con una netta sconfitta per 4-0, poi era sempre lei, che poco più di un mese fa, riuscì con una trovata da campione a sbloccare il risultato per il Foroni, complicando i nostri piani visto che fino a quel momento stavamo tenendo testa alla corazzata veneta. Elisa mi spiega che c’è una giocatrice del Bergamo che l’ha colpita positivamente, è Melania Gabbiadini, il fenomenino biancoblù capace di realizzare 17 gol lo scorso anno in Serie B e oggi è a quota 9 reti in 10 gare in Serie A: “Secondo me è molto brava a difendere la palla e a giocare di prima, doti indispensabili a livello internazionale. Nel campionato italiano sono poche le giovani che giocano cosi. Un consiglio che vorrei farle è quello di continuare per la strada che sta seguendo, i frutti del lavoro arriveranno... e la aspetto presto in Nazionale". (detto e fatto: entrambe sono state convocate nello stage del 15 dicembre con l'Under 21 -n.d.r-). E se arrivaste una proposta verresti a giocare da noi, nel Bergamo?! “Io non escludo alcuna offerta (ride) Chi lo sa....Magari un giorno... A proposito posso dire una cosa?”. Naturalmente le do via libera, come si fa a dirle di no…”Vorrei mandare un grande in bocca al lupo a tutte le ragazze dell'Acf Bergamo”.
E’ bello stare ad ascoltarla perchè si ha l’impressione di avere a che fare con una splendida ragazza, intelligente, sensibile, disponibile: pochi calciatori (e non solo) hanno la sua capacità di esprimersi con un linguaggio chiaro, sincero e appassionato. Elisa sfonderà e per capirlo mi è bastato vederla giocare una volta, e ora che l’ho conosciuta ne sono sempre più convinta. Grazie Eli.