Da "Il Corriere Laziale" dell'11 aprile 2000
Calcio Femminile Europei 2001: per l'Italia ora è durissima
Difficile decifrare questo secco 3 a 0 con cui è terminata la gara
di ritorno Germania Italia, valevole per la qualificazione agli Europei
2001, dopo le polemiche che l' avevano preceduta. Va da sé che le
tedesche sono le Campionesse Europee in carica, che hanno giocato meglio
con una Prinz e una Grings scatenate, senza parlare della Wiegmann (ma
questo già si sapeva) e che si partiva da un 4 a 4 maturato all'andata
nella folle gara di Isernia.
È vero che s'è sentita la mancanza dei gol di Panico,
che ne fece 3 in Irpinia e 1 a Castelfranco contro l'Ucraina, ma se si
va a controllare bene ogni formazione schierata dal CT in queste qualificazioni,
fin dall'incontro con l'Islanda terminato 0 a 0, non si può proprio
dire che Reccagni a Francoforte sia stato costretto a mandare in campo
i "rincalzi".
I nomi della rosa, più o meno, sono sempre quelli e, lasciando
perdere la vecchia storia della D'Astolfo, il disappunto per l'assenza
di una giovane centrocampista di valore come Pamela Conti è mitigato
dal premio del debutto concesso alla stopper Daniela Di Bari e alla punta
Teresina Marsico. Ciò premesso, è tuttavia innegabile che
il fuoco del malumore serpeggiasse nella Nazionale fin dalla partenza per
USA '99. Esso è continuato, più o meno sommessamente, durante
quei mondiali, è riesploso
sotto forma di palleggiamento di responsabilità al rientro dagli
Stati Uniti e, a tutt'oggi, non si è affatto sopito. Un fuoco di
malmostosità antiche che la Federazione ben conosceva e pensava
di estinguere con imposizioni autoritarie o facendo finta di niente. Meglio
se avesse saldato qualche "sospeso", a quanto si dice, piuttosto che imitare
il comportamento della Federnuoto con le ragazze del "setterosa". La questione
dei rapporti tra FIGC-Divisione Calcio Femminile, il suo allenatore e le
sue atlete, merita un minimo di commento perché intricata e complessa.
Al di là delle responsabilità (non lievi) degli Organi Federali,
che paiono ignorare i sacrifici e la dedizione delle Azzurre (partecipano
ad un Campionato Nazionale di Serie A, malgrado la qualifica di dilettanti)
non sembra vi siano attori totalmente innocenti e totalmente colpevoli
di quest' amara sconfitta. Bisogna imparare a guardare altrove! Tutti conoscono
quanto siano ruvidi e laceranti i periodi di transizione generazionale,
ed il presente, per la Nazionale Italiana del calcio-donne indubitabilmente
lo è.
Tutti possono capire che un galantuomo come Reccagni, il quale dovrebbe
solo pensare a fare squadre Nazionali vincenti, finisca per andare sopra
le righe (la sua battuta sulle "laureate") se viene messo di fronte a questioni
delicate di competenza dallo staff federale. Tutti sanno che il "potere"
non è mai concesso, ma si conquista, in democrazia, coi numeri.
Quante sono le tesserate della LND CF? A questo punto bisognerebbe
fare una serena autocritica per cercare di capire come mai il movimento
del calcio femminile non sia riuscito in tutti questi anni a costruirsi
una "mitologia di fondazione". Tutti sanno che Parola era quello che faceva
una famosa rovesciata a forbice, ma pochi sanno che Maura Furlotti, giocava
da libero meglio di Scirea. Tutti sanno della festa sontuosa dedicata ai
vecchi giocatori immortalati nelle figurine Panini, ed è recentissima
la notizia che l' Inter ha messo all' asta vecchie fotografie fruttate
mezzo miliardo.
Possibile che a nessuno sia venuto in mente, nell' era della "New Economy",
di tirar fuori vecchie immagini di come segnava Betty Vignotto, di come
parava Eva Russo, di come giocavano la Ferraguzzi. La Mega, la Mariotti,
la Marsiletti, tanto per fare qualche altro nome oltre a quello di Carolina
Morace? Se si trova una leva storica, agiografica, mitologica, si possono
sollevare scenari (anche economici) interessanti per il calcio giocato
dalle donne. Perfino le atlete tuttora in attività, che continuano
una
tradizione ultratrentennale, potrebbero trarne giovamento. Proprio
di questi giorni è comparsa sui muri di Roma una intelligente e
ben congegnata campagna promozionale per il calcetto maschile. Proprio
non si può far nulla per lo sviluppo del calcio femminile? (A.G.)