LEVATI-FAGNANI COME BUSH-GORE

Roma, 6 novembre 2000: Finalmente si decide. Dopo un quadriennio olimpico le società di serie A e serie B sono chiamate, per la seconda volta nella storia, ad eleggere il presidente della Divisione Calcio Femminile. Tre anni fa Natalina Levati fu proclamata con un plebiscito. Le società volevano qualcuno che le rappresentasse davvero, qualcuno che provenisse dall’ambiente, qualcuno che avesse esperienza. La candidatura di Natalina Levati fu quasi naturale, non mancò chi storse la bocca ma alla fine nessuno si oppose.
Poi però, una volta eletta, cominciarono i problemi: le critiche e le lamentele non mancarono esattamente come non erano mancate alla predecessora Marina Sbardella, esattamente come non mancano mai a chiunque occupi un posto dirigenziale, più o meno importante.
Già nel 1998 ci fu qualche tumulto: alcune voci preannunciavano un “golpe”, c’era chi voleva presentare una mozione di sfiducia. “La Levati non fa niente” dicevano. Le società si aspettavano cambiamenti epocali ma si resero presto conto che il fatto di avere un presidente eletto dal basso e non nominato dall’alto non poteva da solo garantire maggiore peso politico. Il disagio di prima continuava ad esserci e il bersaglio naturale di critiche e proteste non poteva che essere il leader eletto.
Adesso quelli del “golpe” sono spariti e la presidentessa è sempre lì.
Con la guida di Natalina Levati, la Divisione qualche progresso l’ha comunque fatto: le rubriche sul Nuovo Calcio, la serie B su Televideo, il sito Internet ufficiale (il secondo ad occuparsi globalmente di calcio femminile in Italia), alcune partite trasmesse integralmente su Raisport Satellite e tante altre piccole cose sono stati e sono tuttora, segnali di vita del calcio femminile italiano. Probabilmente, proprio per il fatto di essere piccole, queste cose non sono state prese nella giusta considerazione.
Ma le società continuano a volere i soldi, le calciatrici continuano a chiedere lo svincolo e i dirigenti federali continuano a dire che certe cose non sono di loro competenza. E il clima non è mai sereno.
Il 1999 e il 2000 sono anni ricchi di veleni: dalle magliette da lavare di Usa ‘99, passando per lo sciopero, poi revocato, delle società, per non parlare degli scandali che tanto piacciono alla stampa e delle solite polemiche su svincoli e cartellini si arriva a dare per scontato che Natalina Levati non si ripresenterà. In effetti lei stessa dichiara pubblicamente che la sua candidatura non è scontata e magari conversando in privato dice di essere stanca e che ci vorrebbe un volto nuovo. Ma ufficialmente la presidentessa non annuncia mai di gettare la spugna, anzi, a vederla darsi da fare per Super Coppa e Coppa dei Campioni non dà certo l’impressione di qualcuno che stia per andarsene. C’è comunque chi dà per scontato il fatto che la presidentessa in carica non si ripresenterà e ci si prepara alla successione: ”te puoi ? “no, io no, te invece ?”.
Andrea Fagnani è il nome nuovo che è sulla bocca di tutti. Dopo dieci anni di donne potrebbe ritornare un uomo alla presidenza del calcio femminile (non siamo certo noi che dobbiamo porre dei pregiudizi di tipo sessuale). Si pensa e ci si prepara ad un semplice passaggio delle consegne, una formalità.
L’annuncio della ricandidatura di Natalina Levati viene preso come una clamorosa marcia indietro.
Ed il 6 novembre è guerra aperta, il dibattito è acceso: i consiglieri proposti dalla presidentessa non piacciono perché non sono espressione delle società, molti consiglieri in carica non accettano quello che loro considerano un voltafaccia. Si discute sulla legittimità delle deleghe, ci si impunta sui cavilli: le deleghe per fax, chi vota dal Comitato Regionale…
Si vota a scrutinio segreto, il consigliere uscente Andrea Nicchiotti e la segretaria Patrizia Recandio contano i voti: Fagnani partiva favorito, lui è sicuro di avere 28 voti, ma ne arrivano soltanto 24, per la presidentessa in carica se ne contano 27. Vince Levati ma non è una vittoria schiacciante: il consiglio è quasi per intero quello proposto da Fagnani. L’unico “levatiano” eletto è l’avvocato Fiormonte, che proprio illustrando il programma della presidentessa in carica ha conquistato la fiducia dell’assemblea.
Non finisce qui: vengono presentati due ricorsi ma saranno respinti dalla CAF, si pensa di chiedere le dimissioni della presidentessa, qualcuno invoca il commissariamento… la guerra continua…

I PRESIDENTI DELLA DIVISIONE CALCIO FEMMINILE
1988-1991 Maurizio Foroni
1991-1992 Evelina Codacci Pisanelli
1992-1997 Marina Sbardella
Dal 1997 Natalina Ceraso Levati

IL RISULTATO DELLE ELEZIONI DEL 6 NOVEMBRE
Presidente della DCF: Natalina Ceraso Levati
Vice Presidente: sarà eletto dai consiglieri (è stato poi eletto Leonardo Marras)
Consiglieri: Leonardo Marras (Torres); Betty Vignotto (Reggiana); Paolo Tosetto (Union Altavilla Tavernelle); Luca Fiormonte (Lazio); Aida Rienzi (Salernitana). Ancora da definire il sesto consigliere: Savina Pasciuti (Tradate Abbiate) e Ada Gebbia (Aquile Palermo) sono giunte a parità di voti e dovrebbe passare il tesserato più anziano. Nel particolare contesto del calcio femminile è però complicato stabilire chi ha più anzianità come tesserato FIGC. (Verrà scelta Ada Gebbia)
Revisori dei conti: Roberto Spina, Mario Colantonio.
Delegati assembleari: Maria Rosa Bellinzona (Alessandria); Nicola Buonocunto (S.Sorrento); Renato Vettoretto (Lazio).

LE DUE SQUADRE
I due candidati presidenti hanno ovviamente presentato una lista di consiglieri che le società potevano votare separatamente dal voto per la presidenza.
Squadra di Fagnani: Leonardo Marras (indicato esplicitamente anche come vice-presidente), Ada Gebbia, Savina Pasciuti, Aida Rienzi, Paolo Tosetto, Betty Vignotto.
Squadra di Levati: Galeno Bianchi, Ruggero Chelli, Massimo Costa, Luca Fiormonte, Giuseppe Scattu, Cinzia Valenti.