Egr. Sig. Ministro,
Le atlete della Nazionale, in qualità di rappresentanti del
movimento calcistico femminile italiano, chiedono di poter conferire con
Lei per esporre le difficoltà e i disagi che quotidianamente devono
affrontare per poter svolgere la propria attività. A sostegno di
quanto sopra, citiamo l'esperienza del campionato U.S.A. '99 appena conclusosi
che ha evidenziato come attraverso una seria ed accurata programmazione
si potessero ottenere dei risultati di prestigio degni del nostro tricolore:
In fede
Le atlete della nazionale femminile di calcio
(Il capitano)
Prendendo spunto dalle ultime vicende pubblicate da vari quotidiani
nazionali relativi al "aso D'Astolfo, noi atlete della squadra Nazionale
femminile di calcio, vorremmo evidenziare che la lettera consegnata al
Ministro delle Pari Opportunità Laura Balbo e firmata dal nostro
capitano Federica D'Astolfo, è stata realizzata con la collaborazione
di tutte le componenti della squadra, per denunciare una serie di disagi
che giornalmente siamo costrette ad affrontare. L'esclusione di un capitano
da qualsiasi Nazionale non può far altro che suscitare amarezza
e disappunto, soprattutto se tale ruolo gli viene conferito oltre che dallo
staff tecnico anche dalle stesse compagne, che riconoscono nella D'Astolfo
la figura di leader sia in campo che fuori.
In qualità di giocatrici dovremmo e vorremmo occuparci solo
di vittorie all'interno del terreno di gioco, ma purtroppo siamo costrette
a farci carico di altre responsabilità che prescindono dal nostro
ruolo, come ad esempio sostenere la nostra compagna ingiustamente esclusa
dalla rosa della Nazionale (considerata una delle migliori centrocampiste
al mondo e per questo inserita nelle migliori 50 a livello mondiale), oppure
scrivere lettere al Ministro per denunciare la scarsa attenzione di cui
purtroppo siamo oggetto. Dovremmo e sicuramente potremmo avere tutte le
condizioni per poter rappresentare il nostro movimento, e quindi la nostra
Nazionale al meglio, ma tutta una serie di episodi ne ostacolano la crescita
e un più rapido sviluppo.
Trattandosi di uno sport dilettantistico tutte noi siamo costrette
a conciliare il lavoro o lo studio con l'attività sportiva, tutto
ciò comporta notevoli sacrifici; nell'ultimo mondiale disputato
in America alla fine di Giugno abbiamo rinunciato alle ferie lavorative,
ad esami universitari e le più sfortunate hanno perso il lavoro,
orgogliose comunque di indossare la magli azzurra. Inaspettatamente il
7 settembre 1999 ci viene inviata la diaria relativa al rimborso spese
dei 16 gironi trascorsi in America di L.1.600.000 con detrazione di L.630.000:
il costo del materiale da noi non restituito (in merito alleghiamo la nota
del rimborso spese). Il materiale non restituito era quello che abitualmente
durante la trasferta eravamo costrette a lavare ed asciugare a nostre spese
in quanto insufficiente per tutta la durata del mondiale. Tante volte abbiamo
giocato con materiale usurato proveniente dalle altre Nazionali maschili,
poiché quello in dotazione al settore femminile è carente
ed inadeguato rispetto a quanto messo a disposizione dallo sponsor tecnico
della F.I.G.C.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere i continui disagi dovuti ai
frequenti cambiamenti dello staff tecnico (solo 4 C.T. negli ultimi due
anni) e di spostamenti precari organizzati in modo tale da contenere i
costi a discapito delle esigenze delle atlete. Con queste testimonianze
non si vuole polemizzare sull'operato della F.I.G.C. ma solamente far riflettere
sulla reale condizione in cui tutto il movimento del calcio femminile italiano
è costretto a vivere scontrandosi con una realtà mondiale
maggiormente evoluta.
In fede, tutte le atlete della Nazionale femminile di calcio.