Le azzurre scrivono al ministro

In questi ultime settimane le ragazze della nazionale hanno deciso di manifestare il loro disagio verso certi aspetti della organizzazione del calcio femminile in Italia scrivendo al ministro delle pari opportunità. La cosa ha generato qualche polemica rimasta comunque tutto sommato sommersa. Qualcosa è apparso sulla Nazione, sulla Repubblica e su qualche altro giornale. Qualche maligno ha anche fatto notare la coincidenza temporale dell' apparizione della prima lettera (riportata qui sotto integralmente) con l' esclusione di Federica D'Astolfo dalla nazionale maggiore, firmataria  in rappresentanza di tutte le proprie compagne (era da poco diventata capitana). Proprio per precisare questo punto le azzurre hanno poi deciso di diffondere una seconda lettera, anche questa riportata integralmente in questa pagina. Sappiamo da fonti sicure che un incontro ufficioso col ministro è già avvenuto e qualcosa all' interno della  FIGC si sta muovendo. Ovviamente ci interessa avere anche il vostro commento sulla vicenda.

La prima lettera

Roma, 22 settembre 1999

Egr. Sig. Ministro,
Le atlete della Nazionale, in qualità di rappresentanti del movimento calcistico femminile italiano, chiedono di poter conferire con Lei per esporre le difficoltà e i disagi che quotidianamente devono affrontare per poter svolgere la propria attività. A sostegno di quanto sopra, citiamo l'esperienza del campionato U.S.A. '99 appena conclusosi che ha evidenziato come attraverso una seria ed accurata programmazione si potessero ottenere dei risultati di prestigio degni del nostro tricolore:

Partendo dalle premesse sopra citate, potevamo aspettarci dei risultati migliori? E quali potranno essere le sorti del nostro movimento se la Federazione Italiana Gioco Calcio e la divisione femminile dimostrano così scarso interesse ed impegno negli investimenti di settore? Possiamo inoltre rimanere indifferenti alle dichiarazioni del Presidente Blatter che durante la cerimonia di apertura dei mondiali femminili di calcio U.S.A. '99 ha fortemente sostenuto la promozione del calcio femminile come sport del futuro? Possiamo considerare il nostro sport nella forma e nel contenuto come puro dilettantismo quando in pratica è totalmente professionistico in quanto gli appuntamenti agonistici (campionato, nazionale ed allenamenti) sono tali da assorbire il tempo necessario per lavorare e/o studiare? Queste nostre riflessioni testimoniano come ancora ci si trovi impreparati ed inadeguati rispetto all'emancipazione del ruolo della donna nella società ed in particolare all'evoluzione del calcio femminile nel mondo.
RingraziandoLa per l'attenzione dedicata, Le chiediamo cortesemente di volerci ricevere non appena Le sarà possibile per poterci confrontare su questi e molti altri temi al fine di migliorare ed incrementare insieme questo settore sportivo, conferendogli diritti ed opportunità da sempre negati ed oggi più che mai rivendicati.
Certi della sua sensibilità di Donna e di Ministro, Le porgiamo cordiali saluti.

                                                                        In fede
                                             Le atlete della nazionale femminile di calcio
                                                                    (Il capitano)

La seconda lettera

Roma, 15 ottobre 1999

Prendendo spunto dalle ultime vicende pubblicate da vari quotidiani nazionali relativi al "aso D'Astolfo, noi atlete della squadra Nazionale femminile di calcio, vorremmo evidenziare che la lettera consegnata al Ministro delle Pari Opportunità Laura Balbo e firmata dal nostro capitano Federica D'Astolfo, è stata realizzata con la collaborazione di tutte le componenti della squadra, per denunciare una serie di disagi che giornalmente siamo costrette ad affrontare. L'esclusione di un capitano da qualsiasi Nazionale non può far altro che suscitare amarezza e disappunto, soprattutto se tale ruolo gli viene conferito oltre che dallo staff tecnico anche dalle stesse compagne, che riconoscono nella D'Astolfo la figura di leader sia in campo che fuori.
In qualità di giocatrici dovremmo e vorremmo occuparci solo di vittorie all'interno del terreno di gioco, ma purtroppo siamo costrette a farci carico di altre responsabilità che prescindono dal nostro ruolo, come ad esempio sostenere la nostra compagna ingiustamente esclusa dalla rosa della Nazionale (considerata una delle migliori centrocampiste al mondo e per questo inserita nelle migliori 50 a livello mondiale), oppure scrivere lettere al Ministro per denunciare la scarsa attenzione di cui purtroppo siamo oggetto. Dovremmo e sicuramente potremmo avere tutte le condizioni per poter rappresentare il nostro movimento, e quindi la nostra Nazionale al meglio, ma tutta una serie di episodi ne ostacolano la crescita e un  più rapido sviluppo.
Trattandosi di uno sport dilettantistico tutte noi siamo costrette a conciliare il lavoro o lo studio con l'attività sportiva, tutto ciò comporta notevoli sacrifici; nell'ultimo mondiale disputato in America alla fine di Giugno abbiamo rinunciato alle ferie lavorative, ad esami universitari e le più sfortunate hanno perso il lavoro, orgogliose comunque di indossare la magli azzurra. Inaspettatamente il 7 settembre 1999 ci viene inviata la diaria relativa al rimborso spese dei 16 gironi trascorsi in America di L.1.600.000 con detrazione di L.630.000: il costo del materiale da noi non restituito (in merito alleghiamo la nota del rimborso spese). Il materiale non restituito era quello che abitualmente durante la trasferta eravamo costrette a lavare ed asciugare a nostre spese in quanto insufficiente per tutta la durata del mondiale. Tante volte abbiamo giocato con materiale usurato proveniente dalle altre Nazionali maschili, poiché quello in dotazione al settore femminile è carente ed inadeguato rispetto a quanto messo a disposizione dallo sponsor tecnico della F.I.G.C.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere i continui disagi dovuti ai frequenti cambiamenti dello staff tecnico (solo 4 C.T. negli ultimi due anni) e di spostamenti precari organizzati in modo tale da contenere i costi a discapito delle esigenze delle atlete. Con queste testimonianze non si vuole polemizzare sull'operato della F.I.G.C. ma solamente far riflettere sulla reale condizione in cui tutto il movimento del calcio femminile italiano è costretto a vivere scontrandosi con una realtà mondiale maggiormente evoluta.

In fede, tutte le atlete della Nazionale femminile di calcio.