- La Coppa dei Campioni 2001/2002 è una nostra conquista. L’UEFA
si è solo riservata di verificare l’attendibilità economica
delle squadre partecipanti. La copertura economica in questo contesto viene
da parte delle federazioni e non da parte delle singole società.
Nizzola, da galantuomo qual è, prima di andarsene ha firmato e quindi
l’Italia è coperta, qualunque squadra vinca lo scudetto. Ci sarà
anche un rimborso per ogni società partecipante, basato sul numero
di partite giocate. L’UEFA si è pure impegnata per la copertura
televisiva: i diritti sono già stati venduti e con questi diritti
televisivi le società potranno essere pagate. Questa è una
conquista personale, che faceva parte del mio programma del 1997.
- Esiste da un po’ di tempo la figura del referente al calcio femminile
nel SGS, non è questo sintomo di ulteriore frammentazione del movimento
all’interno dell’organizzazione federale?
- E’ vero: la Divisione Calcio Femminile dovrebbe assorbire tutta l’attività
femminile, per questo ho proposto un progetto per il raggiungimento di
una reale autonomia ed indipendenza della Divisione Calcio Femminile. Ma
ovviamente finché le cose restano in questa maniera dobbiamo adattarci.
E’ vero che i referenti hanno le stesse difficoltà dei delegati
regionali ma è anche vero che nelle regioni dove c’è un pizzico
di sensibilità sono riusciti a fare tanto.
Se comunque per frammentazione intende anche la non competenza della
Divisione sulla Nazionale io non la vedo in modo negativo: anzi, la Nazionale
deve stare nel suo alveo naturale, insieme alle altre nazionali, altrimenti
ci troveremmo di fronte ad una discriminazione.
Si tratta in generale di un processo naturale: è naturale che
l’attività giovanile ritorni al SGS, è naturale che la nazionale
ritorni integralmente alla FIGC ed è naturale che la Divisione curi,
e ne ha già abbastanza, campionati, coppa, super coppa, coppa campioni,
under 18.
- A proposito di Nazionale, c’è un appuntamento importante
con le Olimpiadi del 2004, a 12 squadre…
- Sì, sono aumentati i posti alle Olimpiadi ma sono diminuiti
i posti riservati all’Europa per la qualificazione ai mondiali. Adesso
i paesi orientali e americani hanno maggiore peso politico, si stanno muovendo
tutti, corrono come il vento, soprattutto l’America, dove sta addirittura
partendo il campionato professionistico. Dobbiamo muoverci anche noi altrimenti
è una tragedia…
- Forse, parlando in generale, manca un po’ la programmazione a
lungo termine nelle società
- Non sta a me dirlo, ma per esperienza di vita vissuta posso dire
questo: se uno deve giorno per giorno combattere con il pagamento del pulman,
il pagamento del rimborso alle atlete e correre fino a giugno dietro alle
100.000 lire, non ha poi il tempo di fermarsi davanti allo specchio e chiedersi:
“l’anno prossimo cosa faccio”. Questo è il problema di fondo. E
non è un problema soltanto del settore femminile, riguarda tutto
il settore dilettantistico. E forse sarà sempre peggio.
- Ma allora qual è la risposta da dare ? dobbiamo cercare
di sopravvivere o cercare lo sviluppo ? Quale deve essere la scelta prioritaria?
- La scelta prioritaria deve essere fermarsi su quello che si è
ottenuto e consolidarsi (ben scandito sillabando, ndr) sulle cose ottenute.
Per esempio questa Coppa Campioni dovrebbe essere un bel ritorno di immagine,
e allora consolidiamoci su questo, e facciamo fruttare questo. Facendo
un po’ di autocritica devo anche dire che un campionato di serie A a 16
squadre è troppo dispendioso e anacronistico. Bisognerebbe avere
il coraggio di prendere una decisione in merito, e questa decisione non
può prenderla la signora Levati da sola ma tutto il consiglio di
presidenza. Non si può progettare una serie A a 18 squadre e una
serie B con due gironi da 16: significa essere fuori dalla realtà.
In questi quattro anni ho cercato di far riflettere anche su queste cose
ma ho trovato un muro, da parte di tutti, sia da parte di chi arriva primo,
sia da parte di chi arriva ultimo.
- In effetti questa idea di alleggerire i campionati diminuendo
il numero delle squadre partecipanti è una idea di minoranza, anche
in serie C si sentono spesso lamentele nei confronti di campionati troppo
corti…eppure si potrebbe per esempio giocare la Coppa Italia di sabato
o domenica, aumentandone la visibilità e diminuendo l’impegno settimanale
degli addetti ai lavori…
- …ma non solo questo, se “io” uso sia gli spazi che mi lascia il campionato,
sia il tempo in più che rimane, per organizzare qualcosa e mi strutturo,
ho poi la prospettiva di fare un salto di qualità nella stagione
successiva. Ma questo ragionamento non si vuol fare: tutti vivono alla
giornata. Invece un attimo di riflessione farebbe bene a tutti.
- Diventa pure sempre più difficile partecipare sia all’attività
sportiva che alle varie riunioni organizzative.
- Anche questo è un problema di tutto lo sport dilettantistico,
se poi andiamo a vedere bene per ogni società ci saranno due o tre
persone che fanno tutto, il volontariato ormai sta finendo. Comunque voglio
dire che ci sono anche tante cose che sono migliorate: per esempio se guardiamo
l’albo d’oro del campionato possiamo vedere che in questi ultimi anni solo
il Modena è poi sparito, le altre sono sopravvissute, per fortuna.
Questo è sicuramente un segnale che qualcosa è migliorato
a livello di società. Io in questi anni, onestamente, ho chiesto
molto alle società, ponendo degli obblighi. Quando fui eletta solo
cinque iscritte ai campionati nazionali avevano la seconda squadra, adesso
ce l’hanno tutte. Pochissime avevano l’allenatore col “patentino” adesso
ce l’hanno tutte o quasi, a meno di qualche deroga per casi particolari.
So che questi sono sacrifici che io chiedo, ma proprio attraverso questi
sacrifici si può riflettere se vale la pena partecipare ad un campionato
nazionale. Così riusciamo ad avere un parco società qualificato,
strutturato e chi ci dà la certezza di esserci anche per l’anno
successivo.
LE INIZIATIVE POSTE IN ESSEREForse non tutti sanno che il documento intitolato “iniziative poste in essere dalla Divisione dal maggio 1997 al… (ci sono state varie versioni aggiornate) fu inventato da Natalina Levati e Patrizia Recandio nella primavera del 1998. Un simpatico giornalista dilettante aveva intervistato un dirigente di società che criticava aspramente la presidentessa in carica, preannunciando persino una mozione di sfiducia e pronunciando la fatidica frase “la Levati non fa niente”. Tale intervista comparve in versione “soft” su un settimanale toscano e in versione “hard” su Internet. A Natalina Levati bastò leggere la fotocopia della versione “soft” per arrabbiarsi. Sbollita la rabbia scrisse insieme alla segretaria Recandio la prima versione delle “Iniziative poste in essere” espressamente dedicata (e consegnata a mano) al nostro simpatico giornalista.Nell’ultimissima versione, relativa al periodo maggio 1997 – ottobre 2000 viene elencata una notevole quantità di iniziative che riassumiamo sinteticamente: ABBATTERE I COSTI
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