Piera, ora
tocca a te (ride). Mi racconti brevemente del tuo infortunio
che dev’essere stato anch’esso molto banale?
Mi ricordo che era un martedì, al campo di allenamento del Foroni
di via Lussemburgo a Verona. Dopo una ventina di minuti ho fatto un movimento
sfortunato, anch’io senza contatto alcuno, ho sentito un crac, tanto dolore
ed eccoci qua…
In quel momento arrivavi da un bel inizio di campionato e da una
trasferta con la Nazionale in USA dove avevi ben figurato. Una doccia fredda,
vero?
Una doccia ghiacciata!! Venivo da un bel periodo, come hai ben detto,
stavo bene fisicamente e si prospettava un’ottima stagione. In campo stavo
prendendomi molte soddisfazioni…
Che cos’hai pensato in quel momento?
“Piera devi avere tanta pazienza…abbassa la testa e lavora duro se
vuoi tornare ad essere quella di prima”. Questo mi sono detta. E così
penso di avere fatto.
Era il primo serio infortunio che subivi?
Di questa portata sicuramente. Però l’anno scorso contro il
Milan mi ero procurata uno strappo muscolare sulla coscia che mi aveva
tenuta ferma per due mesi e mezzo. Ma non è la stessa cosa!
Qual è stata la diagnosi precisa del tuo infortunio?
Rottura del legamento crociato anteriore e rottura di entrambe i menischi
interno ed esterno.
Poi l’operazione e l’inizio della fase di riabilitazione. Qui è
successo qualcosa che ti ha portato a lasciare le fila del Foroni Verona,
la Serie A, temporaneamente la Nazionale per approdare in una società
di C, l’ACF Lago di Garda. Ormai sono passati più di due mesi e
la notizia è di dominio pubblico…Che cos’hai da dire?
(Ride ancora)Allora…diciamo che il motivo della rottura si è
sviluppato su di un problema di comunicazione tra me e la società.
Non ci siamo capiti in tema di riabilitazione. Ne sono nate delle incomprensioni
che hanno fatto sì che io ed Andrea Fagnani, prendessimo delle decisioni
diverse che purtroppo ci hanno diviso.
Accidenti che diplomatica! Non insisto oltre, ma perché una
società di C. Sei impazzita?
No, non lo sono è che purtroppo il tempo non ha giocato a mio
favore. Avevo pochissimi giorni per decidere dove tesserarmi prima della
chiusura delle liste di svincolo ed ho preso la mia decisione.
Temporanea?
Sino a fine stagione faccio parte di questa squadra ed intendo onorare
il mio contratto. Poi si vedrà…
Hai già qualche contatto con qualche squadra di serie A?
Quale?
Qualche società si è già fatta avanti e questo
mi ha fatto molto piacere. Quale?Non lo dico. Comunque ribadisco che ora
sono in serie C e devo prepararmi per il mio rientro.
Sei sicura di avere fatto la cosa giusta ?
Sarei ipocrita se ti dicessi di sì. Mi dispiace certo, ma io
ho certi valori in cui credo e certe cose non riesco proprio a farle andare
giù.
Torniamo al motivo della mia visita. Ora sei finalmente scesa in
campo ci credevi così presto?
Se la domanda me l’avessi posta solo un mese fa ti avrei certamente
risposto di no. La vedevamo veramente dura sia io che Marina. Ma devo dirti
che abbiamo lavorato sodo, confortate anche dalle continue sensazioni positive
che avevamo e dai progressi confermati anche dal fisioterapista.
Quali sono le difficoltà, le cose più brutte che s’incontrano
all’inizio?
I primi 15 giorni sono i più duri perché sei costretta
a letto, non puoi appoggiare la gamba e se lo fai sono dolori e tutti medicinali
che devi prendere ti stordiscono un po’. Per riassumerla in una sola parola:
la mancaza di autosufficienza.
Pranziamo
tutti insieme in una pizzeria poco distante dal Centro Tecnico consigliataci
dal magazziniere dell’under19. Ci ha visto giusto! La pizza è ottima
e l’allegria scorre che è un piacere come la birra nei nostri boccali.”Quando
ce vò, ce vò!”
Al termine rientriamo a Coverciano perché alle 14,30 c’è
un’amichevole tra la azzurrine di Betty Bavagnoli ed una squadra locale
maschile di Scandicci. Riusciamo a vedere il riscaldamento e tutto il primo
tempo, finito per la cronaca 1 – 1. In gamba queste ragazzine! Danno del
filo da torcere ai più corpulenti maschietti, difendono bene la
palla, imbastiscono delle belle azioni offensive, incitate dalla tribuna
da una Piera Maglio in grande forma.
Ma è ora di spostarci allo Sport Clinic Center dove ha inizio
la seconda fase di riabilitazione della giornata. Il centro è veramente
qualificato e per quello che posso vedere ben organizzato a livello di
infrastrutture. Finalmente conosco l’artefice del recupero di Piera e Marina.
Si chiama, come già detto, Alberto Andorlini e lì vengo a
conoscenza che a giorni verrà ufficializzato il suo nuovo incarico:
preparatore atletico della Nazionale femminile. Prima di fare qualche domanda
anche a lui, guardo per un po’ le due azzurre alle prese con strane macchine.
Con i pantaloncini corti mi rendo conto subito che la loro muscolatura
è impressionante se rapportata al tempo passato dall’operazione.
La conferma che hanno e stanno lavorando sodo!
Dr.Andorlini, lei è il fisioterapista che segue queste due
atlete, quando sono arrivate in quali condizioni erano?
Erano abbastanza vicine all’intervento, quindi era difficile valutare
la reale situazione. La definirei una situazione normale da chi è
stato operato da circa un mese. I progressi sono stati fatti successivamente
all’intervento, indipendentemente da chi inizialmente le ha seguite. Il
merito comunque è senz’altro loro e dall’impegno che ci hanno messo
fin dal principio che è stato veramente eccezionale. A dimostrazione
di ciò che dico, recentemente le due atlete azzurre hanno partecipato
a degli stages con la Nazionale qui a Coverciano.Viste dai tecnici e dai
responsabili medici,gli stessi sono rimasti positivamente impressionati
dai loro progressi.
Che tipo di programma riabilitativo hanno eseguito Piera Maglio
e Marina Pellizzer?
In questo Centro hanno eseguito e lo stanno tutt’ora eseguendo, un
programma non di routine ma specialistico proprio per le finalità
che si vogliono perseguire. Tutti gli esercizi proposti sono pensati per
coinvolgere nella globalità tutti i muscoli del corpo e non solo
alcuni distretti muscolari, tenendo in particolare attenzione le problematiche
fisiche e fisiologiche di ciascuna. Le stesse non sono necessariamente
legate all’infortunio subito ma anche a difetti preesistenti e migliorabili.
La caratteristica della maggior parte degli esercizi è quella di
lavorare con il proprio peso. Come si suol dire “con i piedi per terra”,
legati poi ai gesti atletici che compiranno nel loro sport quando saranno
in campo.
Quali sono, da esperto, gli infortuni che in campo calcistico vengono
trattati maggiormente in questo Centro?
Sono quelli di cui poi si legge più frequentemente. Si parla
di crociato anteriore come per queste due atlete…menischi…capire le cause
è difficile.Forse dall’incremento dei momenti di gioco, da preparazioni
atletiche non perfette…Comunque non sono infortuni tra i più pericolosi,
perché ormai la chirurgia ha fatto passi da gigante e le garanzie
di rientrare in campo sono ottime. Ci sono invece incidenti, traumi meno
frequenti ma che se non seguiti e curati alla perfezione possono mettere
in grave rischio la carriera di una calciatrice: mi riferisco ai danni
cartilaginei, problemi che coinvolgono il rachide e problemi di altra natura.
In questi infortuni c’è una differenza di risposta e di trattamento
tra fisionomia maschile e femminile?
Sicuramente sì. Ad esempio per l’infortunio di queste due atlete
la differenza sta nella tecnica d’intervento utilizzata. Per i maschi si
privilegia l’utilizzo nell’operazione del trapianto del tendine rotuleo,
per le donne un’altra tipologia che permette un tempo di recupero più
breve. Ma anche in altri interventi le tecniche sono diverse. Poi c’è
il recupero. Queste due ragazze hanno dimostrato,ad esempio, d’avere una
capacità di apprendimento e di memorizzazione degli esercizi eccezionale,
che nei maschi non si riscontra facilmente che le ha aiutate ad essere
del tutto autonome. Merito sicuramente anche dello staff di preparatori
del Foroni che le ha abituate a lavorare in modo altamente professionale.
Quindi anche la società di calcio ha i suoi meriti…
Ma certamente…ripeto che quello che mi ha impressionato è l’abitudine
al lavoro alla quale la società Foroni ha un merito primario. Difficilmente
ho riscontrato tanta professionalità in una squadra di calcio, anche
maschile (Alberto Andorlini proviene dalla Fiorentina!).
Come preparatore atletico della Nazionale che consigli preventivi
può dare alle calciatrici e/o alle società per evitare brutti
infortuni?
Prevenire si può, anche se la prevenzione non è una garanzia
totale ed assoluta. Io ho visto le ragazze della Nazionale lavorare proprio
durante gli stages in maniera esemplare. Tutte e di tutte le società.
Quindi se avessimo dovuto basarci sulla preparazione vista, queste due
ragazze non avrebbero dovuto essere qui. C’è sempre l’incognita.
Se proprio si dovessero dare consigli, il mio sarebbe quello di effettuare
un lavoro di controllo neuro muscolare, di ginnastica proprioeccettiva,
risposte a stimoli e sensazioni che siano le più variabili possibili.
Il tentativo è quello di non assestarsi su degli stimoli che sono
sempre unilaterali, quindi la corsa monodirezionale e basta, ma di trovare
nuove sensazioni e percezioni del gesto atletico.
Un’ultima domanda…che consigli darebbe ad una calciatrice di serie
minore, non seguita così da vicino dalle società come Piera
e Marina, in caso d’infortunio?
Di fare riferimento ad un Centro specialistico altamente professionale.
A volte questo si trova logisticamente lontano dall’abitazione della ragazza
e magari possono nascere difficoltà…
…per non parlare dei costi…
Eh sì, purtroppo sono tutti elementi che male si conciliano
con le necessità delle atlete. Io credo che se si riesce a trovare
un professionista serio e preparato si riescano anche a superare in parte
questi problemi. Penso che i Centri di riabilitazione abbiano tutto l’interesse
a lavorare con gli sportivi perché sono per loro un banco di prova
importante, sicuramente incentivando le società ad appoggiarsi loro
attraverso convenzioni ed agevolazioni tariffarie, sopratutto per quelle
atlete che individualmente si vogliono occupare del loro recupero. Noi
qui lo facciamo e spero che anche in altre parti d’Italia si faccia altrettanto.
Finisce così la lunga chiacchierata con il fisioterapista
di Piera e Marina. E finisce anche la mia giornata toscana. Ringrazio per
la loro disponibilità le due grandi atlete azzurre e lo Sport Clinic
Center nella persona del Dr.Andorlini, al quale faccio i migliori auguri
di una lunga permanenza in Azzurro…rosa!