A Coverciano con Piera Maglio e Marina Pellizzer

Il recupero atletico delle due Nazionali.

di Gianpy

Coverciano (FI), 15 gennaio 2003
Qualcuno avrà notato, ormai da tempo, l’assenza dai rettangoli di gioco di serie A di due grandi del calcio femminile, Piera Maglio e Marina Pellizzer, le due centrocampiste della Nazionale di Carolina Morace. Infortunatesi entrambe lo scorso autunno nelle file del Foroni Verona, l’attuale capolista del campionato, e dopo essere state operate con successo, le due atlete stanno da due mesi seguendo un programma di riabilitazione mirata, al fine di riprendere al meglio e nel minor tempo possibile almeno l’ultima parte di campionato. Il recupero atletico sta avvenendo presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano, almeno per la parte logistica e attraverso lo Sport Clinic Center di Firenze per l’appropriato recupero psico fisico.
Al mio arrivo una sorridente e ben riposata Pellizzer mi accoglie portandomi dalla sua compagna di stanza e di “lavoro” che nel frattempo si è già preparata per la seduta di allenamento mattutina. La prima impressione è che gli arti inferiori interessati dall’infortunio siano in ottimo stato:la camminata non è claudicante e anche la postura è normale. Mi dicono di aver passato questo tempo a testa bassa, lavorando sodo mattina e sera, senza pausa, se non durante il week end ed avendo così raggiunto quelle “good sensations”che trasmette il proprio corpo quando sei sulla strada giusta. Pochi passi e attraverso i vialetti del Centro raggiungiamo il campo di calcio per la prima sessione del mattino. L’aria pizzica, fa ancora freddino e non c’è anima viva in giro. L’under 19 femminile, presente per uno stage di tre giorni, sarà in campo solo nel pomeriggio e l’under 20 maschile non si vede ancora. Il programma prevede una serie di ripetute dopo una breve corsa di riscaldamento. Mi rendo utile tenendo loro i tempi e scattando anche qualche foto. Bè, la fatica la si legge sui loro volti, il fiato dei 90’manca ancora, ma il gesto atletico è ineccepibile…corrono bene! Le guardo attentamente e mi accorgo che negli allunghi e nelle ripetute i tempi sono più che soddisfacenti, un buon preludio per un veloce recupero, mi dico. In realtà quella che vedo questa mattina è una seduta di allenamento piuttosto blanda, perché nei giorni scorsi hanno lavorato tanto, soprattutto con la bicicletta, strumento ideale per tonificare le muscolature degli adduttori della coscia ed i gemelli dei polpacci. L’ambiente si presta molto, per la naturale geografia del territorio. Dopo gli usuali esercizi di stretching a chiusura della seduta Piera e Marina mi indicano con la mano i percorsi fatti in queste settimane e vi assicuro, da ex dilettante ciclista, che non è cosa da poco, considerate anche il gran numero di salite ed i mezzi usati: una MB pesantissima ed una City Bike con un telaio non prettamente da allenamento sul misto. Una veloce doccia ed in attesa del pranzo una capatina nell’altro rettangolo di gioco per buttare un occhio ai ragazzi dell’Under 20. Ne approfitto,così, per rivolgere loro qualche domanda…
Marina, quanti mesi fa hai subito l’infortunio? Mi racconti com’è successo?
Tutto è successo tre mesi fa in allenamento. Una banalità…ho fatto tutta da sola. In una partitella di allenamento senza nemmeno la palla al piede ho appoggiato male quest’ultimo ed il ginocchio è andato in rotazione.
Hai subito capito che era un infortunio grave?
Immediatamente, dal dolore lancinante. Ho pensato..”qui mi è partito tutto!”.
Quindi hai pensato subito all’operazione…
Bè, per prima cosa ho fatto una risonanza magnetica per verificare l’entità del danno subìto. Dagli esiti mi hanno riscontrato le lesioni ai legamenti e quindi la certezza matematica dell’operazione.
La società Foroni ha contattato il Professor Marcacci di Bologna, un luminare in questo campo, per garantirmi la migliore qualità dell’intervento.
L’operazione al ginocchio è andata bene…
Sì, perfettamente…molto dolore all’inizio e nei giorni successivi, poi passa e ti restano solo le cicatrici.
E veniamo al recupero…perché proprio qui?
Ci ha consigliato Coverciano il medico della Nazionale che, saputo dell’infortunio ci ha voluto vedere. Qui siamo seguite da un bravo fisioterapista ed i risultati mi sembra che si vedano.
Qual è la vostra giornata tipo?
Innanzi tutto le giornate sono programmate dal fisioterapista, non siamo noi che le decidiamo. Alterniamo giornate in bici, a camminate in montagna per stimolare le articolazioni del ginocchio ad allenamenti sul campo, soprattutto al mattino. Nel pomeriggio il recupero prosegue in palestra ed in piscina con esercizi terapeutici mirati a rinforzare la muscolatura degli arti inferiori, all’inizio inesistente, il tutto sotto lo sguardo vigile di Alberto (Alberto Andorlini n.d.Gianpy).
Quando prevedi di rientrare in campo nelle file del Foroni?
Io mi sono data un obiettivo che sono cinque mesi dall’infortunio. Sto rispettando la tabella di marcia e se tutto va bene a marzo mi piacerebbe giocare qualche minuto di partita. Questo mi è stato confermato anche da Alberto. Speriamo in bene…!

Piera, ora tocca a te (ride). Mi racconti brevemente del tuo infortunio che dev’essere stato anch’esso molto banale?
Mi ricordo che era un martedì, al campo di allenamento del Foroni di via Lussemburgo a Verona. Dopo una ventina di minuti ho fatto un movimento sfortunato, anch’io senza contatto alcuno, ho sentito un crac, tanto dolore ed eccoci qua…
In quel momento arrivavi da un bel inizio di campionato e da una trasferta con la Nazionale in USA dove avevi ben figurato. Una doccia fredda, vero?
Una doccia ghiacciata!! Venivo da un bel periodo, come hai ben detto, stavo bene fisicamente e si prospettava un’ottima stagione. In campo stavo prendendomi molte soddisfazioni…
Che cos’hai pensato in quel momento?
“Piera devi avere tanta pazienza…abbassa la testa e lavora duro se vuoi tornare ad essere quella di prima”. Questo mi sono detta. E così penso di avere fatto.
Era il primo serio infortunio che subivi?
Di questa portata sicuramente. Però l’anno scorso contro il Milan mi ero procurata uno strappo muscolare sulla coscia che mi aveva tenuta ferma per due mesi e mezzo. Ma non è la stessa cosa!
Qual è stata la diagnosi precisa del tuo infortunio?
Rottura del legamento crociato anteriore e rottura di entrambe i menischi interno ed esterno.
Poi l’operazione e l’inizio della fase di riabilitazione. Qui è successo qualcosa che ti ha portato a lasciare le fila del Foroni Verona, la Serie A, temporaneamente la Nazionale per approdare in una società di C, l’ACF Lago di Garda. Ormai sono passati più di due mesi e la notizia è di dominio pubblico…Che cos’hai da dire?
(Ride ancora)Allora…diciamo che il motivo della rottura si è sviluppato su di un problema di comunicazione tra me e la società. Non ci siamo capiti in tema di riabilitazione. Ne sono nate delle incomprensioni che hanno fatto sì che io ed Andrea Fagnani, prendessimo delle decisioni diverse che purtroppo ci hanno diviso.
Accidenti che diplomatica! Non insisto oltre, ma perché una società di C. Sei impazzita?
No, non lo sono è che purtroppo il tempo non ha giocato a mio favore. Avevo pochissimi giorni per decidere dove tesserarmi prima della chiusura delle liste di svincolo ed ho preso la mia decisione.
Temporanea?
Sino a fine stagione faccio parte di questa squadra ed intendo onorare il mio contratto. Poi si vedrà…
Hai già qualche contatto con qualche squadra di serie A? Quale?
Qualche società si è già fatta avanti e questo mi ha fatto molto piacere. Quale?Non lo dico. Comunque ribadisco che ora sono in serie C e devo prepararmi per il mio rientro.
Sei sicura di avere fatto la cosa giusta ?
Sarei ipocrita se ti dicessi di sì. Mi dispiace certo, ma io ho certi valori in cui credo e certe cose non riesco proprio a farle andare giù.
Torniamo al motivo della mia visita. Ora sei finalmente scesa in campo ci credevi così presto?
Se la domanda me l’avessi posta solo un mese fa ti avrei certamente risposto di no. La vedevamo veramente dura sia io che Marina. Ma devo dirti che abbiamo lavorato sodo, confortate anche dalle continue sensazioni positive che avevamo e dai progressi confermati anche dal fisioterapista.
Quali sono le difficoltà, le cose più brutte che s’incontrano all’inizio?
I primi 15 giorni sono i più duri perché sei costretta a letto, non puoi appoggiare la gamba e se lo fai sono dolori e tutti medicinali che devi prendere ti stordiscono un po’. Per riassumerla in una sola parola: la mancaza di autosufficienza.

Pranziamo tutti insieme in una pizzeria poco distante dal Centro Tecnico consigliataci dal magazziniere dell’under19. Ci ha visto giusto! La pizza è ottima e l’allegria scorre che è un piacere come la birra nei nostri boccali.”Quando ce vò, ce vò!”
Al termine rientriamo a Coverciano perché alle 14,30 c’è un’amichevole tra la azzurrine di Betty Bavagnoli ed una squadra locale maschile di Scandicci. Riusciamo a vedere il riscaldamento e tutto il primo tempo, finito per la cronaca 1 – 1. In gamba queste ragazzine! Danno del filo da torcere ai più corpulenti maschietti, difendono bene la palla, imbastiscono delle belle azioni offensive, incitate dalla tribuna da una Piera Maglio in grande forma.
Ma è ora di spostarci allo Sport Clinic Center dove ha inizio la seconda fase di riabilitazione della giornata. Il centro è veramente qualificato e per quello che posso vedere ben organizzato a livello di infrastrutture. Finalmente conosco l’artefice del recupero di Piera e Marina. Si chiama, come già detto, Alberto Andorlini e lì vengo a conoscenza che a giorni verrà ufficializzato il suo nuovo incarico: preparatore atletico della Nazionale femminile. Prima di fare qualche domanda anche a lui, guardo per un po’ le due azzurre alle prese con strane macchine. Con i pantaloncini corti mi rendo conto subito che la loro muscolatura è impressionante se rapportata al tempo passato dall’operazione. La conferma che hanno e stanno lavorando sodo!

Dr.Andorlini, lei è il fisioterapista che segue queste due atlete, quando sono arrivate in quali condizioni erano?
Erano abbastanza vicine all’intervento, quindi era difficile valutare la reale situazione. La definirei una situazione normale da chi è stato operato da circa un mese. I progressi sono stati fatti successivamente all’intervento, indipendentemente da chi inizialmente le ha seguite. Il merito comunque è senz’altro loro e dall’impegno che ci hanno messo fin dal principio che è stato veramente eccezionale. A dimostrazione di ciò che dico, recentemente le due atlete azzurre hanno partecipato a degli stages con la Nazionale qui a Coverciano.Viste dai tecnici e dai responsabili medici,gli stessi sono rimasti positivamente impressionati dai loro progressi.
Che tipo di programma riabilitativo hanno eseguito Piera Maglio e Marina Pellizzer?
In questo Centro hanno eseguito e lo stanno tutt’ora eseguendo, un programma non di routine ma specialistico proprio per le finalità che si vogliono perseguire. Tutti gli esercizi proposti sono pensati per coinvolgere nella globalità tutti i muscoli del corpo e non solo alcuni distretti muscolari, tenendo in particolare attenzione le problematiche fisiche e fisiologiche di ciascuna. Le stesse non sono necessariamente legate all’infortunio subito ma anche a difetti preesistenti e migliorabili. La caratteristica della maggior parte degli esercizi è quella di lavorare con il proprio peso. Come si suol dire “con i piedi per terra”, legati poi ai gesti atletici che compiranno nel loro sport quando saranno in campo.
Quali sono, da esperto, gli infortuni che in campo calcistico vengono trattati maggiormente in questo Centro?
Sono quelli di cui poi si legge più frequentemente. Si parla di crociato anteriore come per queste due atlete…menischi…capire le cause è difficile.Forse dall’incremento dei momenti di gioco, da preparazioni atletiche non perfette…Comunque non sono infortuni tra i più pericolosi, perché ormai la chirurgia ha fatto passi da gigante e le garanzie di rientrare in campo sono ottime. Ci sono invece incidenti, traumi meno frequenti ma che se non seguiti e curati alla perfezione possono mettere in grave rischio la carriera di una calciatrice: mi riferisco ai danni cartilaginei, problemi che coinvolgono il rachide e problemi di altra natura.
In questi infortuni c’è una differenza di risposta e di trattamento tra fisionomia maschile e femminile?
Sicuramente sì. Ad esempio per l’infortunio di queste due atlete la differenza sta nella tecnica d’intervento utilizzata. Per i maschi si privilegia l’utilizzo nell’operazione del  trapianto del tendine rotuleo, per le donne un’altra tipologia che permette un tempo di recupero più breve. Ma anche in altri interventi le tecniche sono diverse. Poi c’è il recupero. Queste due ragazze hanno dimostrato,ad esempio, d’avere una capacità di apprendimento e di memorizzazione degli esercizi eccezionale, che nei maschi non si riscontra facilmente che le ha aiutate ad essere del tutto autonome. Merito sicuramente anche dello staff di preparatori del Foroni che le ha abituate a lavorare in modo altamente professionale.
Quindi anche la società di calcio ha i suoi meriti…
Ma certamente…ripeto che quello che mi ha impressionato è l’abitudine al lavoro alla quale la società Foroni ha un merito primario. Difficilmente ho riscontrato tanta professionalità in una squadra di calcio, anche maschile (Alberto Andorlini proviene dalla Fiorentina!).
Come preparatore atletico della Nazionale che consigli preventivi può dare alle calciatrici e/o alle società per evitare brutti infortuni?
Prevenire si può, anche se la prevenzione non è una garanzia totale ed assoluta. Io ho visto le ragazze della Nazionale lavorare proprio durante gli stages in maniera esemplare. Tutte e di tutte le società. Quindi se avessimo dovuto basarci sulla preparazione vista, queste due ragazze non avrebbero dovuto essere qui. C’è sempre l’incognita. Se proprio si dovessero dare consigli, il mio sarebbe quello di effettuare un lavoro di controllo neuro muscolare, di ginnastica proprioeccettiva, risposte a stimoli e sensazioni che siano le più variabili possibili. Il tentativo è quello di non assestarsi su degli stimoli che sono sempre unilaterali, quindi la corsa monodirezionale e basta, ma di trovare nuove sensazioni e percezioni del gesto atletico.
Un’ultima domanda…che consigli darebbe ad una calciatrice di serie minore, non seguita così da vicino dalle società come Piera e Marina, in caso d’infortunio?
Di fare riferimento ad un Centro specialistico altamente professionale. A volte questo si trova logisticamente lontano dall’abitazione della ragazza e magari possono nascere difficoltà…
…per non parlare dei costi…
Eh sì, purtroppo sono tutti elementi che male si conciliano con le necessità delle atlete. Io credo che se si riesce a trovare un professionista serio e preparato si riescano anche a superare in parte questi problemi. Penso che i Centri di riabilitazione abbiano tutto l’interesse a lavorare con gli sportivi perché sono per loro un banco di prova importante, sicuramente incentivando le società ad appoggiarsi loro attraverso convenzioni ed agevolazioni tariffarie, sopratutto per quelle atlete che individualmente si vogliono occupare del loro recupero. Noi qui lo facciamo e spero che anche in altre parti d’Italia si faccia altrettanto.

Finisce così la lunga chiacchierata con il fisioterapista di Piera e Marina. E finisce anche la mia giornata toscana. Ringrazio per la loro disponibilità le due grandi atlete azzurre e lo Sport Clinic Center nella persona del Dr.Andorlini, al quale faccio i migliori auguri di una lunga permanenza in Azzurro…rosa!