NELLO MARANO

Allenatore del Comunale Tavagnacco

Castelfranco di sotto, 1 dicembre 2001
Il Tavagnacco è una delle realtà più giovani del calcio femminile italiano, dopo soli sei anni di vita la società udinese è approdata al massimo campionato, ha disputato la finale del torneo under 20, e adesso fornisce pure diverse ragazze alle rappresentative nazionali. Abbiamo parlato di questo e di altro con l'allenatore Aniello "Nello" Marano. Nel momento del dopo partita (Piazza-Tavagnacco 3-3) il tema del momento sono (che novità!) gli errori arbitrali.
- A noi arrivano molto spesso commenti alle partite che attaccano l'arbitraggio in modo anche pesante. Ma è possibile che i nostri arbitri siano davvero così scadenti?
- Secondo me dovrebbe esserci più collaborazione a livello di terna arbitrale: troppe volte non si considera quella che dice o che pensa il guardalinee. Inoltre sono bravi quegli arbitri che quando vengono ad arbitrare partite femminili non le sottovalutano. Penso, spero, che sia ormai superata questa cosa, ma ci può essere sempre qualcuno che ritenga in qualche modo "più facile" arbitrare le donne.
- Questo magari può succedere di più in ambito regionale, per i campionati nazionali c'è un gruppo di arbitri ben definiti che conoscono molto bene il calcio femminile.
- In ambito nazionale vorrei muovere un'ulteriore critica, senza ovviamente mettere in dubbio la buona fede degli arbitri, però non mi sembra logico che quando giochiamo a Milano arrivi un arbitro da Siracusa e quando giochiamo in provincia di Pisa arrivi un arbitro da Viareggio. Secondo me dovremmo stare attenti anche a queste cose, anche solo dal punto di vista dell'immagine.
- D'altra parte, un paio di anni fa ci fu una polemica opposta: si diceva che non c'era nulla di male a chiamare arbitri vicini alla sede della gara, e che questo avrebbe permesso di risparmiare sulle spese arbitrali.
- Benissimo, se questo è un criterio applichiamolo sempre, ancora non capisco perché Milan - Bardolino deve dirigerla un arbitro di Siracusa o di Brindisi. Allora da noi dovrà sempre arrivare un arbitro da Trieste, alla Piazza arriverà sempre da Viareggio e così via. Tutto ciò, ripeto, senza volere mettere in dubbio la buonafede di nessuno: sicuramente non suona bene sentire che l'arbitro è geograficamente molto vicino alla squadra di casa.
E comunque ci deve essere maggiore attenzione da parte del settore arbitrale, perché il calcio femminile in questi anni è diventato molto più veloce, più dinamico, non è più il calcio "a rilento" di una volta: le entrate si moltiplicano e gli arbitri devono correre di più. Non ha senso vedere l'arbitro a 40 metri dalla porta che non vede un rigore, anche l'arbitro deve essere preparato così come si preparano le calciatrici, allenandosi quattro volte la settimana, con l'ausilio di preparatori atletici.
Perché gli errori non nascono dalla malafede, ma semplicemente dal fatto che spesso gli arbitri non si trovano nella posizione giusta per vedere, non tenendo il passo delle giocatrici.
- Parliamo ovviamente anche di questo "fenomeno Tavagnacco" arrivato giovanissimo in serie A.
- Noi siamo una realtà che sei anni fa non esisteva: io ho avuto la fortuna di guidare questo gruppo da cinque anni. Abbiamo scalato le classifiche e adesso siamo qua. Abbiamo fatto delle buone cose ma adesso c'è da soffrire: non ci siamo "svenati" ma abbiamo mantenuto l'ossatura che avevamo in serie B. È ovvio che paghiamo "dazio" in qualche maniera. Ci manca ancora la vittoria, oggi (Piazza-Tavagnaccco 3-3, ndr) poteva arrivare....Il fatto di aver comunque affrontato squadre come il Foroni, come la Lazio, uscendo dal campo con i complimenti, vuol dire che comunque si sta lavorando bene. Abbiamo tutte le attenzione della nazionale, nell'ultimo mese e mezzo fra under 19 e nazionale A ci hanno convocato sette persone: questa è una grande soddisfazione per me, per le ragazze, per la società. Per avere i risultati forse manca una ragazza di esperienza che porti per mano la squadra, un elemento che le altre squadre hanno e noi non abbiamo.
- Magari una straniera, un'americana....
- Abbiamo dei contatti, vediamo...
- In estate, fra le squadre del Friuli Venezia Giulia c'è stata qualche polemica, in particolare gli amici del Rivignano si sono sentiti offesi per qualche tua dichiarazione ai giornali.
- Io ho solo e sempre detto che il Friuli potrebbe avere una squadra in serie A in posizioni di medio-alta classifica, composta da calciatrici della zona. Queste ragazze sono invece distribuite in quattro, cinque squadre. Io dico: se abbiamo una realtà che partecipa alla serie A cerchiamo di potenziarla, sediamoci ad un tavolo, parliamone, cerchiamo delle forme di accordo.
- Non è problema solo di Udine o del Friuli, anche nella mia Pisa, o anche a Palermo, si può fare un discorso analogo: diverse società un po' più deboli, anziché una sola un po' più forte... d'altra parte io stesso che condivido questo tuo discorso di "unire le forze" vedo piuttosto remota la possibilità di qualche fusione.
- Ma io non sto parlando di fusione, io parlo soltanto di forme di collaborazione. Mi spiego meglio: per fare la serie B, che l'anno prossimo diventerà una sorta di Interregionale, non mi servono due o tre fenomeni in squadra. Questi due o tre fenomeni possono convergere in una società che gioca in serie A: la loro società potrà avere un tornaconto economico e magari anche avere nella propria rosa qualche giovane che nella società di A troverebbero più difficilmente spazio e quindi avrebbe meno possibilità di crescere.
Noi facciamo 400 spettatori ogni domenica ma anche con questo riscontro abbiamo comunque una rosa ridotta a 18-19 calciatrici, che sono poche per la serie A. Una squalifica, un infortunio e siamo già in grosse difficoltà. Allora io dico: perché mandare le ragazze più importanti, più talentuose, fuori regione quando vicino casa hanno una realtà di serie A, con l'attenzione della nazionale? Purtroppo, avremmo a disposizione un patrimonio, potremmo fare dei campionati eccelsi ma non lo facciamo. Questa è una nostra pecca, che va sottolineata, senza nessuna polemica, poi ognuno fa le sue considerazioni. In Friuli ormai mi conoscono, io ho dato anima e corpo in questa attività, ho avuto il doppio, il triplo di quello che ho dato, l'ho fatto con passione, nel momento in cui qualcun altro mi dirà che non sono all'altezza o che non crede nel mio lavoro, allora mi farò da parte. Ma al di là di tutto, se avessimo più collaborazione fra società vicine avremmo tutti un ritorno in termini di "calcio friulano".