Da Il Mattino del 26/10/03
Nicoletta in campo, arrivano i carabinieri
DA CHIETI LUCIANO ARTURI
Carabinieri in campo, partita non disputata, gente sulle tribune che
rumoreggia. Si fa sempre più incandescente il caso di Nicoletta
Carlitti, la 34enne calciatrice tesserata per una quadra maschile, l´«Osteria
dei Miracoli» di Casalbordino, che ieri avrebbe dovuto giocare contro
il «Punto Casa» di Vasto nella quarta giornata del campionato
Amatori della Figc Abruzzo, sfidando il veto imposto dalla Federcalcio.
Prima dell´inizio della gara, prevista per le 15 al Comunale di Casalbordino,
l´arbitro Scafetta, della sezione Aia di Vasto, su disposizione della
Figc ha infatti proceduto al sequestro del tesserino della Carlitti. A
quel punto s´è scatenato il putiferio, con le squadre tenute
negli spogliatoi e i dirigenti dell´«Osteria dei Miracoli»
determinati a tutti i costi ad impedire il ritiro del documento. Per risolvere
la querelle sono stati chiamati anche i carabinieri. La partita, intanto,
non cominciava, e gli spettatori iniziavano a farsi sentire. Dopo lunghe
discussioni, l´arbitro ha ritirato il tesserino, sulla base della
diffida inviata dalla Figc alla Carlitti il 22 ottobre scorso, che però
- sempre secondo la società - doveva scadere il giorno 27. Infine,
il direttore ha lasciato lo stadio, decidendo che la partita non dovesse
più disputarsi.
«Non avrei mai immaginato che la mia vicenda, nata solo per divertimento
e per amore dello sport, suscitasse tanto clamore. Il calcio è sempre
stato la mia passione. Nel 1998 avevo smesso. Ho ripreso da poco e solo
per divertirmi». Nicoletta è delusa e avvilita, il braccio
di ferro con la Figc - che pure l´aveva iscritta al campionato Amatori
per una società maschile - è giunto alla resa dei conti.
La sfida aperta al veto della Federcalcio s´è concretizzata
alla quarta giornata del torneo amatoriale, dopo che era scesa in campo
nei primi due turni e dopo essere rimasta ferma sabato scorso per un infortunio
a un ginocchio. Nel frattempo, parlando di un errore di tesseramento, la
Figc abruzzese aveva sancito che non potesse giocare con gli uomini e che
la sua iscrizione dovesse essere annullata. La Carliti è sicura
di non aver fatto nulla di male. «Non so come il mio tesseramento
potesse essere frutto di un errore: mi chiamo Nicoletta, non ho un nome
straniero che potesse generare confusione». La società ha
confernato che non vuole arrendersi, andrà avanti. Intanto, la Carlitti,
occhi chiari e capelli biondi, 34 anni appena compiuti e una bimba di tre
anni, tornerà al suo posto di operaia. Nel suo passato ci sono numerosi
campionati da terzino sinistro in squadre femminili, poi il «salto»
tra gli uomini. Nelle partite giocate arrivava negli spogliatoi prima dei
colleghi maschi, per potersi cambiare da sola, e veniva sostituita a 10´
dalla fine per avere il modo di andare a fare la doccia in anticipo.
Da Il Corriere della Sera del 27/10/2003
La rabbia di Nicoletta cacciata dall´arbitro: «Non è
giusto, il calcio non è per soli uomini»
Già pronto il ricorso alla Federazione contro il ritiro del «cartellino»
DAL NOSTRO INVIATO
CHIETI - Questa storia di calcio è divertente, ma già
il nome della squadra aiuta parecchio: Osteria dei Miracoli. Sembra il
titolo di una canzone e invece è un ristorante. Calcio e fede. Perfetto.
Solo che poi, il presidente-ristoratore, sponsor di se stesso, Roberto
Di Vito, 32 anni e una notevole dose di fantasia, ha osato di più:
pensando bene di inserire nella sua formazione di maschi anche una donna.
Proprio così: una donna. E persino brava.
Nome? «Nicoletta». Cognome? «Carlitti». Età?
«Non si chiede l´età a una donna». Ma lei è
una calciatrice, giusto? «Okay, giusto: 34 anni». Ruolo? «Terzino
di fascia. Come...». Come? «Maldini. Anche se lui, va bene,
ha i capelli lunghi e neri, mentre i miei sono lunghi e biondi».
E´ successo tutto sabato pomeriggio. Quarta giornata del campionato
amatoriale abruzzese, organizzato dalla Lega Dilettanti e, dunque, dalla
Federcalcio. Nelle prime due giornate, la signora Carlitti aveva giocato
regolarmente, «perché regolarmente tesserata». Terzo
turno saltato per un infortunio. «Ma l´altro giorno ero in
forma perfetta».
Stadio comunale di Casalbordino, uno di quegli stadioli che l´inverno
si gelano, con le montagne dietro alle porte e gli spogliatoi desolati,
quattro panche rugginose e l´acqua calda che finisce subito. L´arbitro,
signor Luigi Scafetta, arriva con ordini precisi: ritirare il cartellino
alla calciatrice. Nonostante il cartellino fosse stato rilasciato dalla
Federcalcio e nonostante nessun dirigente delle squadre avversarie avesse
mai creato problemi.
All´arbitro Scaletta gli ordini sarebbero arrivati dall´avvocato
Giancarlo Gentile, segretario della Federcalcio, secondo cui «una
donna non può giocare in una squadra maschile». Gli esperti
sostengono che, sfogliando il grosso tomo delle cosiddette Carte Federali,
«una proibizione diretta ed esplicita alle donne di giocare in squadre
maschili, di fatto, non esiste». Siamo, è chiaro, nel campo
delle interpretazioni: e le interpretazioni, libere, da mesi intrigano
moltissimo anche il vulcanico presidente del Perugia, Luciano Gaucci, che
appunto - per il gusto di provocare, di sfidare e di cambiare - annuncia
il tesseramento, nel prossimo gennaio, di una calciatrice svedese, da schierare
«nella prima partita possibile del campionato di serie A».
E´ chiaro che la Federcalcio non poteva consentire a Nicoletta
Carlitti di continuare a giocare in una squadra di calcio maschile, sia
pure di un campionato amatoriale. Troppi titoli sui giornali locali. Toppo
alto, soprattutto, il rischio che questo caso potesse fare «giurisprudenza»
nella già complessa «giustizia sportiva». I cui responsabili
s´interrogano, da ieri, preoccupati: chi potrà contenere,
adesso, i progetti del presidente perugino Gaucci? Per questo, solerte,
l´arbitro Scaletta ha eseguito gli ordini.
«Signora, mi consegni il cartellino». Ma lei, sulle prime,
non voleva consegnarglielo. Discussioni animate e urla, negli spogliatoi.
Poi, porte sbattute, rumore di tacchetti, odore di canfora. Qualche spinta.
Il presidente dell´Osteria dei Miracoli che chiama i carabinieri.
E i carabinieri che arrivano confessando di non conoscere i regolamenti
della Federcalcio. Tifosi, oltre cento, che sulle tribune cominciano a
spazientirsi. La squadra ospite, del «Punto casa», che viene
invitata dall´arbitro a tornarsene a casa. «Tanto, questa partita,
è irregolare».
Irregolare un corno, dice nella domenica mattina rallegrata da squisite
scodelle colme di «anellini alla pecorara» il presidente-ristoratore
Roberto Di Vito. «Forza con le salsicce! Mancano tre contorni! Il
pane al tavolo numero 3!». Pane e calcio: e, stavolta, non è
un modo di dire. «In questa storia noi andremo in fondo. Io non sono
Gaucci, io gestisco soltanto un buon ristorante, ma un avvocato già
ce l´ho: è Luigi Moretta, del foro di Vasto. E con lui, la
strategia è già stata pianificata. Innanzitutto, farà
ricorso alla Federcalcio per conoscere i motivi della revoca del cartellino
della mia calciatrice. Poi procederemo contro l´arbitro Scaletta,
per appropriazione indebita del cartellino. Che, fino a prova contraria,
è un documento personale».
«Personalissimo», sorride la protagonista di questa storia,
Nicoletta Carlitti. «C´è persino scritta la data di
nascita: non si rispettano più, le signore?». Ora ci scherza
su. Dopo aver trascorso sedici anni sui campi di calcio di tutto l´Abruzzo,
con il Vasto e il Roseto in B, fino a sfiorare la serie A con l´Arezzo,
finalmente arrivano pagine intere di giornale. Arriva, all´inizio
di questa domenica pomeriggio «davvero indimenticabile», addirittura
una chiamata da Simona Ventura, dalla trasmissione «Quelli che...
il calcio». Quando mette giù il telefono, guarda la figlia
Irene, di 4 anni. «Mamma, sei sulla tivù?».
«Il calcio è sempre stato la mia passione. Poi, però,
quattro anni fa decisi di smettere. Solo che la vita è fatta di
coincidenze». La sua ha una data: 20 settembre. Era in spiaggia,
con la sua amica Franca. «E Franca di chi è moglie? Di Massimo
Tallarino, il miglior centrocampista dell´Osteria dei Miracoli. Sulle
prime, non credeva. Per convincerlo, dovetti mettermi a palleggiare».
Gli altri, compreso il presidente-ristoratore, li convinse poi sul
campo. Due partite, per ricordo. Almeno finora. In questo affascinante
campionato amatoriale che sarebbe piaciuto moltissimo a uno scrittore come
Osvaldo Soriano, con certe storie di farmacisti-centravanti e di portieri-fornai.
E con lei, Nicoletta Carlitti, operaia in una fabbrica che produce motorini
di avviamento. «Ormai faccio il terzino per divertimento. Mi sono
rassegnata a stupire con altro». Con cosa, signora? «Pasta
fatta in casa. Cavatelli. Mangiati mai?».
Fabrizio Roncone
Da Il Mattino del 27/10/03
«No alle donne nelle squadre maschili»
La Panico, bomber della nazionale in rosa, sulla vicenda-Carlitti
«Non c´è nessuna discriminazione: saremmo comunque
svantaggiate»
Gioca spesso con i maschi, segna tanto e qualche volta fa meglio di loro,
ma all´idea di un campionato con una donna in squadra con gli uomini
storce decisamente il naso. Patrizia Panico, l´attaccante più
famosa del pallone rosa, l´erede di Carolina Morace, suo ct in nazionale,
con una rovesciata «ideologica» si schiera contro la nuova
frontiera che da Luciano Gaucci in serie A, passando per la 34enne Nicoletta
Carlitti nel campionato Amatori in Abruzzo, reclama a gran voce l´avvento
delle squadre miste.
«Io non la vedo come una cosa positiva - dice subito la giocatrice
appena rientrata dagli Usa dopo una tournee della nazionale - non capisco
qual è lo scopo. E poi la donna partirebbe sempre svantaggiata.
Il fatto che non ci siano donne in squadre maschili non è affatto
una discriminazione, ma una forma di rispetto dei diversi campionati e
delle differenze che ci sono tra il calcio maschile e quello femminile».
La questione è tornata alla ribalta per il polverone sollevato
dal caso Carlitti, la giocatrice che sabato, scesa in campo con la formazione
maschile «Osteria dei Miracoli» di Casalbordino sfidando il
veto della Federcalcio, si è vista togliere addirittura dai carabinieri
il tesserino federale. «Per lei mi dispiace che così finisce
discriminata - continua Panico - magari voleva solo giocare e in quella
zona non ci sono squadre femminili. Ma io credo che le differenze vadano
rispettate, perché uomini e donne sono diversi». E la differenza
sta tutta nell'aspetto «fisico, negli scontri, sui falli. L´uomo
è più veloce, salta più in alto». Insomma il
«confronto non è pari» sottolinea l´azzurra, che
spiega di non capire quali siano le finalità di certe richieste.
«Io con i maschi ci gioco spesso - racconta - e la differenza
si sente. Ma non capisco a cosa si mira volendo inserire una donna in squadra».
Panico insomma boccia l´ipotesi, ma sarebbe pronta ad avallare il
progetto, seppure senza entusiasmo, solo a certe condizioni. «Se
ci fosse una regola uniforme - spiega - che prevede, per esempio ad alti
livelli in serie A, che ci sia una tesserata per tutte le squadre iscritte
al campionato potrebbe avere anche un senso, ma in casi isolati per me
è un fenomeno da baraccone». Se l´espediente potesse
permettere alle donne di fare il grande salto tra i professionisti del
pallone, anche Patrizia Panico però sarebbe pronta a cedere. «Se
questo dovesse servire a far diventare le donne professioniste - conclude
- direi di sì, ma io auspico che all´obiettivo si arrivi per
un´altra strada». E sarebbe di certo quella meno discriminante
visto che anche il tecnico del Perugia, Serse Cosmi, che a gennaio potrebbe
ritrovarsi in squadra la svedese Hanna Ljiungberg è pronto alla
sfida non senza sarcasmo: «Sarei il primo tecnico ad essere invidiato»,
commenta
Da Il Mattino (Avellino) del 06/10/03
L´ALLENATORE DONNA
La Tufano resta in panchina e il Piano perde a Forino
TONINO IZZO
Sfuma il sogno dell'allenatrice dell'A.C. Piano di Montoro, Angela
Tufano, di giocare in una squadra maschile. La Tufano contava di scendere
in campo ieri sul campo del Forino, nella prima del campionato di Prima
Categoria (Forino-AC Piano Montoro) debuttando, oltre che come allenatrice,
anche come giocatrice nel ruolo di centravanti.
«Nel mondo del calcio, dopo tutto quello che si è verificato
recentemente, è inammissibile che una donna non possa giocare in
una squadra maschile, perché vietato dal vigente regolamento della
Figc. Certamente porterò avanti la mia battaglia, intesa ad ottenere
la pari opportunità. Per l´occasione chiederò anche
l'autorevole aiuto del patron Gaucci», ha dichiarato la Tufano, determinata
e decisa a portare avanti la difficile «vertenza».
Intanto l'esordio in panchina dell'allenatrice del Piano Montoro non
è stato felice; ieri il club irpino del Presidente Alessio Ianora,
nella prima giornata di campionato, ha subito una netta sconfitta perdendo
per tre reti a zero sul campo del Forino.
«Nella giornata di esordio, siamo stati molti sfortunati; infatti
oltre ad un rigore decretato al 75´, abbiamo subito altre due reti
in pieno recupero. Comunque - continua l'allenatore-donna - sono contenta
lo stesso della mia nuova squadra, anche sei miei giocatori debbono avere
maggiore grinta e determinazione recependo i miei moduli di gioco».
Mister Tufano cercherà l'immediato riscatto sabato prossimo
in occasione della partita interna con il Nocera Inferiore in programma
al comunale di Montoro Inferiore, dove si prevede una gran folla desiderosa
e incuriosita di vedere all'opera sulla panchina una donna in veste di
allenatore.
Da Il Mattino del 29/10/03
Angela si pente: «Donne in squadre maschili, che errore»
DA MONTORO INFERIORE TONINO IZZO
Angela Tufano, l´allenatrice di una squadra maschile di prima
categoria, si è arresa. A parte le dimissioni dall´incarico
(tre sconfitte e un pareggio il suo ruolino di marcia alla conduzione del
Montoro 99) ha anche deciso di sospendere la sua «guerra» personale
nei confronti della federazione per giocare in campionati maschili. Prima
di Nicoletta Carlitti, la giocatrice fermata negli spogliatoi dall´arbitro,
la Tufano, 36 anni, ex giocatrice della nazionale femminile, aveva annunciato
la sua volontà di scendere in campo in prima categoria nella squadra
maschile che allenava.
«Nel mondo del calcio - dichiarava in maniera bellicosa qualche
mese fa - è inammissibile che una donna non possa giocare nelle
squadre maschili. Certamente porterò avanti la mia battaglia, intesa
ad ottenere la pari opportunità».
Oggi la Tufano si è pentita. I risultati della squadra non sono
stati esaltanti e allora ha deciso, d´accordo con il presidente,
di lasciare, di dedicarsi nuovamente al settore femminile. E ha abbandonato
la voglio di «rivoluzione», allineandosi alle decisioni della
federazione. «Insieme al presidente abbiamo deciso di accettare le
indicazioni della federazione. Esistono campionati maschili e femminili
e, quindi, è impossibile ogni commistione» sostiene adesso
Angela.
Alla base della sua decisione anche la promessa ricevuta di allenare
la rappresentativa campana di calcio femminile. «Un incarico importante
- dice la Tufano - e come collaboratrice tecnica della federazione non
posso che rispettare in pieno tutte le norme e i regolamenti».
La 36enne atleta originaria di Pozzuoli, non resterà comunque
disoccupata. Infatti ha già trovato una nuova squadra: la San Giuseppese,
una formazione che milita in serie C femminile.
«I programmi sono ambiziosi - spiega - il presidente vuole bruciare
le tappe e portare la squadra in tre anni in serie A. Io assumerò
l´incarico di allenatore-giocatore. Sabato prossimo ci sarà
il mio debutto».
Il sogno di giocare in un campionato maschile, comunque, lo coltiva
ancora. «Se si arriverà ad una modifica dei regolamenti -
dice Angela - sarò la prima a scendere in campo. Ma adesso ritorno
nei ranghi e voglio impegnarmi per far crescere il calcio femminile campano».
Da Il Giorno Mercoledì, 5 Novembre 2003
Meglio dei maschi. Ma da sole
MONZA (Milano) - Donne che giocano nei campionati maschili? «Un errore».
Luciano Gaucci che vuole tesserare una svedese nel Perugia? «Solo
una provocazione pubblicitaria». Il caso Nicoletta Carlitti, la calciatrice
34enne cui la Figc ha ritirato la tessera perché pretendeva di giocare
in una squadra maschile? «Non parliamone nemmeno». A parlare
così non è un maschilista dell'ultim'ora, bensì una
donna che nel mondo del calcio rappresenta qualcosa di fondamentale. Natalina
Ceraso Levati, classe 1944, insegnante di latino, è infatti da cinque
anni il primo presidente eletto nella storia della Divisione Calcio Femminile
Italiana.
Una passione per il calcio femminile, la sua, maturata nei tanti anni
trascorsi alla Fiammamonza. Natalina Ceraso Levati, dopo aver dedicato
una vita a infrangere le barriere (negli anni del muro di Berlino, la sua
famiglia, di estrazione Msi, strappò una giocatrice alla nazionale
cecoslovacca in tournée in Europa organizzando in pochi giorni un
matrimonio con un monzese), su una questione non ha dubbi: le donne non
devono giocare in squadre maschili.
«Esistono forse squadre miste di pallacanestro o di pallavolo?
Quella della Carlitti è una guerra controproducente. Inutile imbarcarsi
in una crociata che non produce nulla di buono per le donne che vogliono
giocare a pallone. Proposte come quella di Gaucci vanno bene solo per gli
amanti di quella curiosità spicciola che vogliono vedere una ragazza
in pantaloncini che corre dietro a un pallone. Proprio quella mentalità
che fino a qualche tempo fa pesava sul calcio femminile e che pensavo fossimo
ormai riuscite a sconfiggere». Una guerra la presidentessa del calcio
femminile italiano però la farebbe: «Battiamoci piuttosto
perché i club maschili si attivino per organizzare sezioni di calcio
femminile al loro interno. Perché i presidenti che amano il calcio,
come Massimo Moratti o Adriano Galliani, non mettono in gioco le proprie
conoscenze e risorse finanziarie per creare squadre femminili? Progettiamo
insieme qualcosa. Ma ci vuole anche una volontà federale. Intanto
a giorni presenteremo, per volontà di Franco Carraro, un progetto
di ristrutturazione del calcio femminile. Se il calcio è in crisi,
anche noi, che ne siamo sempre stato l'anello debole, lo siamo, mentre
dovremmo essere protette e coccolate».
Eppure, appena cinque anni fa, proprio la Ceraso Levati era riuscita
a spuntare, dopo una lunga battaglia, la possibilità di far iscrivere
le bambine fino ai 13 anni nelle squadre maschili. «Una normativa
che ho voluto perché il calcio femminile non è presente su
tutto il territorio nazionale. Così ora permettiamo alle bambine,
in quella fascia d'età in cui scelgono lo sport da praticare, di
provare anche il calcio. Società come Fiammamonza o Lazio femminile
attuano da tempo questa politica».
Un'iniziativa che ha riscosso immediato successo. In Lombardia, 262
bambine fra gli 8 e 10 anni militano nelle squadre Pulcini maschili (Milano
capofila con 53 iscritte, Lecco e Lodi le maglie nere con 9 ciascuna).
Nelle squadre Esordienti, dai 10 ai 12 anni, le iscritte sono 158 (Milano
in testa con 44 atlete contro le tre di Lodi e Sondrio). Fiammamonza e
Mantova hanno addirittura una squadra femminile iscritta a campionati maschili.
Le Giovanissime della Fiamma, all'esordio, hanno addirittura fatto scalpore
sconfiggendo i colleghi di Brugherio 3-2. di Dario Crippa
Da Il Giorno Mercoledì, 5 Novembre 2003
«Ma mi vedete in contrasto con Nesta?»
MONZA (Milano) - «Se mi offrissero di giocare in serie A non accetterei.
Anzi, la troverei un'assurdità». Debora Novelli, 34 anni,
centravanti e capitano della Fiammamonza, uno scudetto e una Coppa Italia
con la Roma, non perde la bussola.
«Quando ho cominciato a giocare a pallone - spiega - soffrivo
le discriminazioni dell'ambiente. Trovare una squadra, fino almeno a 15
anni, era impossibile. Giocavo con i compagni di scuola o al parco. All'inizio
i maschi mi chiedevano cosa volessi dalla vita. Poi cominciavo a palleggiare
e dovevano ricredersi. Per fortuna adesso una ragazzina che vuole giocare
al calcio può farlo subito anche in una squadra maschile. Ma solo
fino a 13 anni».
La Novelli va oltre: «Certo, avessi avuto la possibilità
di cominciare quando volevo, magari in una squadra organizzata, sarebbe
stato tutto più semplice. Nelle squadre maschili c'è una
mentalità professionistica, in quelle femminili, ai miei tempi,
si giocava senza schemi. Buttavi avanti la palla e le correvi dietro. Sarebbe
bello se i grandi club mettessero a disposizione del calcio femminile la
propria esperienza. Ma anche le più brave fra noi non potrebbero
mai cimentarsi con una serie A come vuol fare il Perugia. Da un contrasto
con Nesta o Maldini ne uscirei distrutta. Fisicamente».
Dario Crippa
E C'E' ANCHE ANNALISA
Da Il Giorno del 06/11/2003
Annalisa Bigiotti, 24 anni, è stata fermata dalla Federazione
che le impedirà di partecipare al campionato maschile interprovinciale
di calcio a 5. «Non è giusto. Da sempre scendo in campo
con i miei amici e in estate quando abbiamo presentato i documenti nessuno
mi ha detto: non sei in regola»