TUTTE PER UNA…
Perché un Gruppo-Squadra può battere 11 campionesse individualmente
riconosciute superiori?
La risposta è semplice, dato che….3 + 3 = 7
ossia
“Il tutto è più della somma delle singole parti” (Teoria
della Gestalt)
La squadra è l’unione di individui all’interno della quale
le abilità dei singoli vengono esaltate dall’interazione reciproca.
Nello specifico il calcio è:
-
uno sport aciclico ovvero una disciplina nella quale l’unica
ripetizione è l’alternanza tra le situazioni tattiche;
-
uno sport Open Skills in cui il movimento varia a seconda
di situazioni in continua evoluzione;
e soprattutto
Quest’ultimo è definibile come un’entita con obiettivi comuni, non
necessariamente uguali a quelli delle singole persone che lo compongono.
Esiste inoltre un’interdipendenza tra i diversi ruoli ricopribili al suo
interno.
In ambito sportivo il gruppo può essere considerato sia “primario
volontario” (lo scopo dell’aggregazione è basato sulla soddisfazione
dei bisogni emotivi e sociali) sia, in alcuni casi, “secondario-contrattuale”
(per esempio nelle squadre professionistiche, dove lo scopo è quello
di raggiungere traguardi specifici, vincolando i giocatori a ruoli e norme
definiti).
I compiti dei diversi componenti risultano sufficientemente stabiliti
e finalizzati al raggiungimento del traguardo, nonostante mantengano un
certo grado di intercambiabilità (anche se è difficile immaginare
una Carolina Morace versione portiere!).
Lo status delle giocatrici è determinato da 4 fattori
principali:
-
Abilità tecniche;
-
Importanza del ruolo ricoperto (per esempio il lavoro di un’attaccante
ha maggiori possibilità di essere notato rispetto a quello di una
centrocampista. Nel bene e nel male!);
-
Posizione gerarchica (il capitano, il vice, etc.);
-
Popolarità (anni di presenza all’interno della squadra, anzianità
di gioco, etc.).
Quanto detto è però molto precario poiché ogni situazione
competitiva, ma anche un lungo infortunio, possono modificare l’immagine
dell’atleta, da parte di coloro che la valutano dall’interno del gruppo
ma anche da chi la osserva dall’esterno.
La struttura di gioco tipica del calcio lo rende inoltre uno sport
ad alto valore sociale dove si realizzano costantemente delle dinamiche
di gruppo (in un’azione infatti sono coinvolte, come minimo, tre giocatrici
che devono cooperare strettamente se vogliono arrivare al successo. Raramente
si è visto un portiere segnare!).
Un’altra caratteristica peculiare è l’esistenza di relazioni
interpersonali tra le giocatrici che, molto spesso, risultano più
valide, solide ed esclusive di quelle che esse mantengono con persone che
frequentano fuori dal campo.
Ciò fornisce al gruppo una forza in grado di mantenere le persone
al suo interno e di arrivare a un grado di coesione che si può definire
come l’equilibrio tra le motivazioni e le aspettative delle singole nei
confronti della squadra e le caratteristiche emotive e funzionali della
stessa.
In particolare esistono delle aspettative comuni a tutte le componenti
del team quali:
-
Una chiara definizione del ruolo del gruppo (gli obiettivi a breve, medio
e lungo termine, da raggiungere durante la stagione, devono essere esplicitati);
-
Attenzione e rispetto reciproco;
-
Un clima informale (ma non troppo!) che metta a proprio agio le giocatrici;
-
Supporti operativi da parte di persone funzionalmente competenti (trainer,
preparatore atletico, psicologo dello sport, massaggiatore, medico, etc.);
-
Autovalutazione della performance da parte del gruppo (vittorie e sconfitte
vanno ugualmente analizzate);
-
Formalizzazione delle decisione prese dalla società, dallo staff
e
dalle atlete stesse, attraverso un canale comunicativo chiaro e continuo;
-
Percezione di potenziali ricompense al raggiungimento di obiettivi prefissi.
All’interno di tale realtà, in continua interazione, assumono particolare
importanza i leader ovvero coloro che esprimono una personalità
carismatica in grado di soddisfare le esigenze affettive e operative della
maggioranza dei membri del gruppo.
In termini di ricadute operative, al fine di un’ottimizzazione della
prestazione sportiva, è indispensabile che l’intero staff
sia a conoscenza di queste dinamiche e in particolare l’allenatore (che
conduce il gruppo ma non è parte integrante dello stesso) deve saperle
trasformarle in uno strumento utile per la corretta gestione e valorizzazione
della squadra.
SONIA BARBARA ROSBERTI
Psicologa, esperta in Psicologia dello sport
LAUREATA ALL’UNIVERSITA’ DI PADOVA, MASTER IN “PSICOLOGIA DELLO SPORT”,
DOCENTE DI PSICOLOGIA DELLO SPORT COLLABORA INOLTRE CON L’ASSOCIAZIONE
ASSIST. PARTECIPANTE A CONVEGNI DEL SETTORE, SCRIVE PER SITI E RIVISTE
SPORTIVE SPECIALIZZATE. CURA LA PREPARAZIONE MENTALE DI ATLETI DI SPORT
INDIVIDUALI E DI SQUADRA.SI OCCUPA ALTRESI’ DI SELEZIONE E FORMAZIONE DEL
PERSONALE.
Per informazioni, consulenze e analisi d’intervento
contattare: rosberti@yahoo.it
o lasciare un messaggio al n°347 0168901
|