ADOLESCENZA E SPORT: PERCHE’ SI’, PERCHE’ NO?

di Sonia Barbara Rosberti,

Prendendo spunto da quello che, nelle scorse settimane (aprile 2000, scandalo nelle Marche, ndr), è stato scritto e dibattuto su alcuni giornali, cercheremo di definire quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi della pratica sportiva in età adolescenziale e in particolar modo del calcio femminile. Ma mentre i media di cui sopra parlavano solo della sfera puramente sociale, dimenticando forse che anche il soccer giocato dalle donne è uno sport in piena regola, noi ci occuperemo dei pro e contro a livello psico-fisico, cercando di tenere presente i diversi aspetti che s’intrecciano nella pratica della disciplina.
L’attività sportiva riveste un’importanza fondamentale in età adolescenziale. Non sempre, tuttavia, viene proposta e promossa in modo corretto: pressioni agonistiche eccessive, metodologie didattiche inadeguate, esasperazione del gesto tecnico, possono portare all’abbandono precoce (drop-out) ma possono anche creare danni nel processo di crescita delle ragazze.
La capacità di adattarsi ai mutamenti continui è una delle caratteristiche dello sviluppo umano e, in tal senso, il periodo adolescenziale è senz’altro quello più ricco di trasformazioni radicali. E’ infatti un momento di profondo cambiamento fisico, cognitivo, emotivo, comportamentale e sociale. Tali aspetti portano di fatto alla costruzione di una nuova identità.
La motivazione dell’adolescente alla pratica sportiva differisce da quella del bambino poiché se questo è fortemente influenzato dalla famiglia, quello risulta più legato al coinvolgimento dal gruppo dei pari (coetanei) che sceglie comunque di sua iniziativa. Pertanto “attraverso il proprio rapporto con i gruppi di appartenenza e con i gruppi di riferimento (e quelli sportivi sono tra i più comuni), l’adolescente chiarisce quello che vuole essere ma anche quello che non è e quello che non vuole diventare, nonché i motivi dell’accettazione di certi modelli e il rifiuto di altri” (Muzio e Gamba 1998).
Secondo quanto mettono in evidenza i risultati di un’indagine svolta nel 1983 la motivazione alla pratica sportiva nelle ragazze è, in ordine di priorità, divertirsi, imparare nuove abilità, gareggiare, far parte di una squadra, trarre piacere dalle sfide. Il miglioramento della competenza sportiva dunque che però tenga anche conto dei bisogni di divertimento e amicizia. Così dal “Quarto rapporto IARD sulla condizione giovanile” emerge che gli adolescenti si avvicinano allo sport per: ragioni fisiche, sviluppo e affermazione della propria individualità e quindi utilizzano lo sport come mezzo per competere, confrontarsi e socializzare.

ASPETTI POSITIVI

Lo sport riveste una notevole importanza nella costruzione dell’identità dell’adolescente agendo positivamente sull’autostima, favorendo una ristrutturazione della nuova immagine corporea, generando motivazione e senso di competenza e permettendo di sperimentare nuove capacità motorie che restituiscono stabilità e sicurezza alla percezione del proprio corpo.
L’acquisizione e il progresso di nuove abilità motorie favorisce lo sviluppo del piacere fine a sè stesso (motivazione intrinseca) che, se rinforzato positivamente dagli adulti, genera le tanto desiderate percezione di autoefficacia e autonomia.
Per quanto riguarda poi lo sviluppo degli obiettivi e il processo di presa di decisioni, lo sport conferisce finalità al quotidiano, educa alla programmazione, abitua alle regole, favorisce i processi di socializzazione determinando una ricerca di comportamenti di cooperazione, strategie di risoluzione del conflitto e di controllo e incanalamento dell’aggressività. Inoltre può fungere da valida alternativa o come strumento di prevenzione alla condotta antisociale.
Altri aspetti positivi riguardano il mantenimento della salute, grazie agli effetti benefici che l’attività sportiva può avere sui sistemi fisiologici e sul benessere psicofisico che si manifesta con il classico “sentirsi in forma”.

ASPETTI NEGATIVI

Un’elevata ansia competitiva unita a bassa autostima e scarsa motivazione interna alla pratica sportiva, sono aspetti individuali che possono avere risvolti psicologici negativi per l’adolescente. Inoltre, sempre a livello individuale, l’esperienza di frequenti insuccessi sportivi, uniti ad attribuzioni colpevolizzanti dei risultati negativi, riducono il senso di autoefficacia generando un vissuto di frustrazione caratterizzato da sentimenti aggressivi che possono rivolgersi internamente o verso l’esterno.
Anche i fattori sociali, come le elevate pressioni ambientali, eccessivo carico agonistico e di allenamento, la mancanza di rinforzi appropriati da parte delle figure di riferimento, favoriscono l’insorgere di alcuni disturbi psicologici (disturbi d’ansia, del tono dell’umore, del ritmo sonno veglia, etc.) che possono confluire nella sindrome di burnout (perdita di interesse per l’attività svolta) o addirittura portare al drop-out (abbandono della pratica sportiva), fenomeno sempre più frequente tra le adolescenti.

In conclusione la pratica sportiva nell’adolescenza porta con sé significativi vantaggi e qualche svantaggio che potrebbe essere ridimensionato definendo programmi di formazione specifica degli adulti significativi (allenatore, genitori, etc.) e dello staff tecnico-medico relativamente agli aspetti psicologici e agli obiettivi didattico-educativi da raggiungere, in modo da favorire un coinvolgimento della giovane che non sia fonte di disturbo.


SONIA BARBARA ROSBERTI
Psicologa, esperta in Psicologia dello sport
LAUREATA ALL’UNIVERSITA’ DI PADOVA, MASTER IN “PSICOLOGIA DELLO SPORT”, DOCENTE DI PSICOLOGIA DELLO SPORT COLLABORA INOLTRE CON L’ASSOCIAZIONE ASSIST. PARTECIPANTE A CONVEGNI DEL SETTORE, SCRIVE PER SITI E RIVISTE SPORTIVE SPECIALIZZATE. CURA LA PREPARAZIONE MENTALE DI ATLETI DI SPORT INDIVIDUALI E DI SQUADRA.SI OCCUPA ALTRESI’ DI SELEZIONE E FORMAZIONE DEL PERSONALE.
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