Corriere Adriatico, Resto Del Carlino, La Nazione, La Repubblica e tanti altri giornali hanno dato grande risalto alle dichiarazioni di Franco Feliziani, allenatore del Giulia Porto D'Ascoli, che denunciava molestie sessuali e adescamenti. Accuse vaghe, racconti inverosimili e tante cose non dette. Con l' aiuto di amiche e amici delle Marche cerchiamo di raccontare la verità. Tutta.

QUELLO CHE I GIORNALI NON HANNO SCRITTO

di Livia D'Andrea

Domenica 12 Marzo 2000 si gioca, sul campo del Giulianova, un’importante partita per il campionato di calcio femminile di serie C. Si incontrano il Giulia Porto D’Ascoli, squadra prima in classifica, contro l’Artemide Pesaro, seconda a 7 punti. La settimana successiva, il Giulia avrebbe poi dovuto affrontare  il Manzoni Macerata, terzo in classifica, quindi una sconfitta con le pesaresi avrebbe potuto rimettere tutto in discussione.
Non mi soffermo sulla cronaca della partita, basti dire che il primo tempo si conclude sul 4-0 per la squadra ospite: ed è qui che la situazione precipita.
L’allenatore del Giulia, Franco Feliziani, inizia a perdere le staffe: guardalinee della partita (in serie C funziona così….), si piazza in pianta stabile di fronte alla panchina delle pesaresi ed inizia ad insultare pesantemente ed ininterrottamente l’allenatrice dell’Artemide, mentre in campo il suo capitano, Bianca Maria Grossi, da par suo insulta gravemente e reiteratamente una sua avversaria, rea soltanto di essere albanese, fino ad arrivare a sputarle in faccia: l’altra reagisce, ricambia il gesto, l’arbitro finalmente si accorge del tutto, e le espelle entrambe.
La partita termina sul 4-0, le squadre vanno negli spogliatoi: all’uscita, nel parcheggio antistante il campo, Feliziani, ormai completamente via di testa, attende l’allenatrice dell’Artemide e ricomincia ad insultarla in maniera gravissima e davvero irripetibile, finché l’aggredisce dandole un cazzotto in faccia: la ragazza, oltretutto indossava anche il collarino a seguito di un incidente accorsole un paio di giorni prima….Le giocatrici pesaresi si mettono a capannello per difendere il loro mister; Feliziani allora prende di mira la ragazza albanese dicendole, tra le tante, di andare a Brindisi a prendere il traghetto per Valona e che se stava  in Italia era di certo o per prostituirsi o per vendere le sigarette….Finalmente l’allenatrice dell’Artemide riesce ad avvicinarsi alla macchina, Feliziani l’aggredisce di nuovo alle spalle ferendola ad un orecchio, poi comincia, impazzito, a prendere a calci le macchine delle ragazze di Pesaro urlando loro di andarsene. Dopo avere portato l’allenatrice al Pronto Soccorso per medicarsi, le pesaresi si recano dai Carabinieri di San Benedetto del Tronto per sporgere denuncia, ma lì vengono giustamente consigliate di rivolgersi ad un avvocato e di fare le cose con più calma e lucidità.

Domenica 2 aprile scoppia il caso: il “Corriere Adriatico”, nella cronaca di San Benedetto, titola così:  «Calcio femminile regno dell’omosessualità». L’articolo, a firma Arduino Carosi, riporta le dichiarazioni di Feliziani[…] un cospicuo gruppo di calciatrici, per altro in continua espansione e ben ramificato ed organizzato, si nasconde dietro la pratica dell’attività sportiva solo per coprire i reali interessi che sono quelli di svolgere attività omosessuale all’interno delle società stesse. Esse sono ben liete di far parte di un ambiente sportivo dove possono vivere a stretto contatto con ragazze più giovani, che trasformano in fretta in vere e proprie prede da circuire e plagiare a proprio piacimento […]”: se non fosse gravissimo, ci sarebbe da ridere…

Il lunedì successivo, 3 Aprile, si tiene presso la sede della Figc di  Ancona una riunione straordinaria con delegati e rappresentanti di tutte le società di calcio femminile delle Marche: Feliziani lì conferma tutte le sue accuse e comincia anche a sparare nomi (che ha sempre dato anche ai giornali, ma che non sono mai stati pubblicati, data la totale ed assoluta mancanza di prove: i giornalisti sanno tutelarsi, anche se non hanno alcuno interesse a tutelare gli altri…): nomi che gli stanno ora costando ulteriori denunce per diffamazione da parte degli interessati, dato che i presenti alla riunione sono disposti a testimoniare. Le società da parte loro cominciano a muoversi per prendere eventuali iniziative legali.

La polemica intanto divampa: martedì 4 Aprile il caso va in prima pagina sul Resto del Carlino nazionale, mentre l’inserto regionale di Ascoli titola in copertina «Omosessualità, incubo nel calcio donne», e l’intera pag.3 è dedicata alla notizia: parla anche Bianca Maria Grossi: lei non ha “mai assistito di persona a casi simili”, ma conferma, “si sa che nel calcio ci sono ragazzine di 15 o 16 anni che non sanno niente, che si ritrovano puntate contro il muro, anche aggredite, da ragazze più grandi”. Anche il presidente dell’Acf Porto Sant’Elpidio, Massimo Luciani, tra il 4 e il 5 Aprile conferma sempre al Carlino che anche lui ha avuto questi problemi, ma li ha saputi affrontare: “abbiamo smembrato la squadra e siamo ripartiti quasi daccapo”, “ho cambiato sei giocatrici. Erano le più brave”. Luciani da’ anche dei consigli pratici su come accorgersi del problema: “Il campanello d’allarme suona quando le giocatrici più giovani (e quindi minorenni) cominciano a fare strani discorsi, cambiano atteggiamento e, di pari passo, frequentano un po’ troppo quelle più adulte, ormai ben consapevoli della loro sessualità”. Nomi, prove e fatti, così come la deontologia dei giornalisti, continuano ad essere assolutamente superflui…
Sempre sul Carlino (prima pagina dell’edizione nazionale, sic!) del 5 aprile, la Grossi, che il giorno prima non aveva “mai assistito di persona a casi simili”, di punto in bianco si ricorda che è “stata costretta a cambiare squadra per le attenzioni eccessive e particolari rivoltemi da due compagne trentenni”. Fortunatamente, però, lei non è “mai stata aggredita, come invece è capitato a due mie compagne, a luci spente, nello spogliatoio, ma il tentativo di plagio psicologico che ho subito è stato un processo lento e continuo”.
Intanto la Federcalcio apre un’inchiesta, mentre le varie società sportive marchigiane sono pronte a farsi tutelare (“Visto che non lo fa la Federazione”, dice una dirigente) dalla magistratura ordinaria, in questo caso spalleggiate dal circolo anconetano Caleido e dall’Arcilesbica, pronti a costituirsi parte civile.

Ma l’apoteosi del bel giornalismo viene raggiunta da Fulvio Bianchi che, su Repubblica del 6 Aprile, pagina dello sport, fa pubblicare alcune dichiarazioni di Feliziani e di una sua giocatrice, Barbara Di Pietro, la quale, tra le tante, dice “No, non è possibile che tutte le ragazze che giocano a calcio diventino lesbiche […]non ci sta bene vedere minorenni che fuggono in lacrime perché qualche loro compagna di squadra le ha messo le mani addosso. Non mi sta bene vedere ragazzine che in poco tempo passano dal fidanzato alla fidanzata e fanno le sei del mattino in discoteca a fumare chissà cosa”. Non credo di dover commentare frasi che da sé trapelano uno spessore intellettuale, morale e culturale non da poco…Feliziani, da par suo, rincara: ”Anni fa ho tentato di salvarne due, di ragazzine: con una ci sono riuscito. L’altra si droga”. Lo so, è difficile crederci: eppure Repubblica ha avallato, con il pubblicarle, notizie di questo livello….
Personalmente, ho immediatamente contattato la redazione del giornale per sollecitare le sue scuse ed una presa di distanza da quanto pubblicato, nonché ho sottolineato loro che prima di pubblicare certe cose (sempre senza nomi, fatti o prove…e a che servono?), avrebbero anche potuto informarsi sul personaggio Feliziani e la sua credibilità come uomo (rimandandoli anche agli avvenimenti, ricordati all’inizio, delle percosse all’allenatrice dell’Artemide): mi hanno risposto di avere pazienza, che si stanno informando…..Io avrò pazienza fino a lunedì (oggi che scrivo è sabato 15 Aprile), e poi gli riscriverò….se pensano di liberarsi così facilmente di me…
Ad oggi le cose stanno così: l’allenatrice del Pesaro e la sua giocatrice hanno denunciato Feliziani, tramite giustizia ordinaria, l’una per aggressione, l’altra per razzismo. Le società sportive marchigiane stanno portando avanti una denuncia per diffamazione, ed anche alcune persone, di cui Feliziani ha fatto il nome durante la riunione della Figc, stanno agendo penalmente nei suoi confronti.

Le ragazze hanno portato avanti un’altra forma di protesta, pacifica ed efficace (spero!). Domenica scorsa, ultima di campionato, sono tutte quante scese in campo (tranne il Giulia, naturalmente) indossando una maglietta con su scritto “INSIEME PER DIFENDERE IL CALCIO FEMMINILE. L’unica nota stonata (a mio parere) è che le indossasse anche la squadra del Porto Sant’Elpidio: senza nulla togliere alle ragazze, non vedo come un’iniziativa del genere si sia potuta coniugare con le dichiarazione rilasciate dal suo presidente Massimo Luciani: ma, evidentemente, schierarsi dove tira il vento è sempre la cosa migliore da farsi…
L’iniziativa, naturalmente, è stata in pratica quasi del tutto ignorata dalla stampa (che c’è, d'altronde, di morboso e “acchiappa lettori” nel pubblicare un articolo su delle ragazzine che pretendono di giocare a calcio, ed oltretutto si battono per difendere la loro dignità infangata?); stampa che, comunque, ha smesso quasi definitivamente di occuparsi del caso: lo scoop è stato fatto, il danno pure, se qualcuno è stato accusato ingiustamente ed uno sport soffocato forse per sempre, chi se ne frega….