Pallone e fischietto
Il punto di vista di Sabrina Rinaldi
Siamo abituati
a fare due chiacchiere con persone accomunate dalla passione per il gioco
del calcio: solitamente si raccolgono i pareri di allenatori, dirigenti
e giocatrici; ci si dimentica spesso e volentieri di una categoria di “soggetti”….forse
perché li si considera, a seconda dei casi, degli intoccabili o
dei bersagli da incolpare quando le cose non vanno bene… mi riferisco ovviamente
alla classe arbitrale.
Proseguendo nella lettura vi accorgerete che le problematiche sottolineate
non sono, purtroppo, molto diverse da quelle che solitamente vengono sollevate
dagli intervistati appartenenti alle categorie sopra citate.
Il Como 2000 e il Tavagnacco si incontrano sul campo di Tavernola per
una gara molto importante: sono in palio 3 punti che si potrebbero rivelare
fondamentali per restare in serie A. Grinta ad agonismo non sono rari in
questi casi: il designatore si tutela affidando l’arbitraggio della partita
a Sabrina Rinaldi, senza ombra di dubbio uno dei migliori fischietti rosa
italiani.
Nonostante la posta in palio, la partita non diventa mai “cattiva”,
merito anche dell’arbitro che punisce ogni accenno di gioco duro con puntuali
ammonizioni e si trova sempre vicino alle azioni, talmente vicino da risultare,
in qualche occasione, fin troppo fiscale. Le giocatrici la rispettano e,
anche fuori dal campo, non ce n’è una che, passando, non le rivolga
un cortese saluto: la motivazione di questi comportamenti è da ricondurre,
indubbiamente, alla capacità di creare un buon dialogo all’interno
del campo, dote non da tutti.
Dopo la partita avvicino Sabrina, molto distinta nella sua giacca con
lo stemma sulla tasca, e parliamo della realtà arbitrale italiana.
È importante precisare che l’anno prossimo dovrebbe realizzarsi
un progetto che porterà ad unificare i due attuali raggruppamenti
di arbitri, gli uni, assegnati alle partite di massima serie femminile
e, gli altri, al Campionato Nazionale Dilettanti e ai Juniores Regionali.
Tale unificazione porterà una quindicina di arbitri donna (le migliori)
a poter potenzialmente dirigere gare maschili e, viceversa, arbitri abituati
a dirigere il maschile a poter essere designati anche per gare femminili.
Ne dovrebbe conseguire un innalzamento della qualità arbitrale sicuramente
gradito a tutte le società e almeno una iniziale ricerca di pari
opportunità tra uomini e donne.
Secondo Sabrina Rinaldi non è però un discorso di meriti
ma piuttosto di mentalità, quella italiana è ancora poco
propensa ad accettare che ad arbitrare partite maschili di categorie non
giovanili ci sia una donna. Il progetto sopra citato dovrebbe cercare di
cambiare le cose in questo senso, se si considera che in alcuni paesi nordici
non è inconsueto che donne dirigano gare delle massime serie maschili,
potrebbe non sembrare granchè ma sottolinea l’arbitro Rinaldi
da qualche parte bisogna pure cominciare.
Gli osservatori più attenti si saranno accorti che ultimamente
Sabrina Rinaldi non è stata particolarmente presente sui campi di
serie A femminile, ciò dipende dalla scelta di utilizzarla solo
in caso di partite di importanza particolare. Le soddisfazioni più
importanti le derivano dall’arbitraggio di alcune partite internazionali,
qualificazioni mondiali in primis, e dal potenziale impiego per alcune
partite della coppa Uefa femminile, altrimenti chiamata Champions League
vista la partecipazione delle compagini vincenti i campionati maggiori
dei paesi europei.
Uno dei più grossi rammarichi di Sabrina Rinaldi è la
mancata partecipazione degli arbitri italiani ai recenti Europei disputati
in Germania, la motivazione secondo Sabrina è da ricondursi
alla scarsa importanza “politica” della Federazione Italiana Femminile
derivante dalla tristemente nota disparità di trattamento tra le
due realtà del calcio italiano. Qualche miglioramento si potrebbe
forse ottenere se ogni tanto venissero realizzati dei raduni unificati
a cui far partecipare sia arbitri del maschile sia del femminile; forse,
per quanto riguarda il calcio femminile, non si potrà mai parlare
di professionismo (nonostante i successi ottenuti neanche Sabrina si può
permettere di fare l’arbitro di professione) ma è d’obbligo almeno
raggiungere un certo grado di professionalità, derivante in modo
particolare dalla condotta delle società: succede ancora molto spesso,
infatti, che i campi omologati ad inizio d’anno vengano cambiati di continuo.
Stringi stringi saltano fuori ancora i soliti discorsi sulle discriminazioni
che il calcio femminile è da sempre costretto a subire e che coinvolgono
tutte le sue componenti, nella fattispecie gli arbitri, non vi sembra un
film già visto?
L’importante è però non rassegnarsi alla realtà
e continuare passo dopo passo a cercare di migliorare, tutti insieme e
ognuno nel proprio ambito, credo sia questo il messaggio più importante
che Sabrina Rinaldi ha voluto comunicarmi nella nostra breve chiacchierata.