INTERVISTA A LUCIANA SATURNI

DELEGATA CALCIO FEMMINILE IN TOSCANA


Firenze, 25 gennaio 2000

Luciana Saturni è una di quelle persone che agiscono con la forza della passione e che parlano con la forza di sapere ciò che hanno fatto, ciò che stanno facendo e soprattutto ciò che vogliono ancora fare. Si può anche essere in disaccordo con le sue idee, con le sue scelte o con i suoi metodi ma nessuno può negarle i risultati di un lavoro caparbio e determinato.
Luciana è delegata per il calcio femminile dalla stagione 96/97; ha sempre vissuto l' aspetto "burocratico" del calcio. Appena diciottenne sposa Ilario, dirigente (oggi direttore sportivo) dello Sporting Arno, società fiorentina molto attiva nel settore giovanile (maschile). Aiuta il marito nell' organizzazione dei tornei estivi ma fa anche esperienze puramente "manageriali" gestendo dei negozi di abbigliamento fino al 1983 e poi discoteche, paninoteche fino al 1987, quando alcuni problemi familiari la costringono a lasciare le attività.
Nel 1988 rafforza i suoi legami col mondo del calcio lavorando nella segreteria provinciale della Libertas, ente di promozione. Nel 1992 organizza per la prima volta il memorial Giacinto Zoli, manifestazione natalizia di calcio maschile della quale continua ad occuparsi ancora oggi. Proprio il  1992 è l' anno dell' ingresso in FIGC: il presidente Mazzini cercava "una signora che si occupasse del calcio femminile"
- Prima del 1992 non avevi dunque mai conosciuto il calcio giocato dalle donne: avevi dei pregiudizi prima di entrare in questo mondo ?
- Assolutamente no. Io sono molto curiosa, mi piace fare nuove esperienze, mi piace lavorare in un gruppo, fu dunque assolutamente naturale per me intraprendere una nuova attività che mi avrebbe sicuramente arricchito di esperienza. In effetti non conoscevo niente del calcio femminile, non sapevo neanche bene quello che avrei dovuto fare. I primi tempi mi limitavo ad archiviare i "rapporti-gare", in pratica vedevo solo dei fogli scritti con calendari, partite e risultati: che a giocare fossero donne o uomini non faceva molta differenza da quel punto di vista. Poi nella stessa stagione ho cominciato ad accompagnare la rappresentativa regionale, e così ho cominciato a conoscere di persona anche le ragazze che giocavano a pallone.
- Probabilmente era proprio a questo che pensava il presidente Mazzini, cercando "una signora che si occupasse del calcio femminile"...
- In effetti mi trovai a dover gestire un gruppo di diciotto ragazze, tutte con storie diverse, con tutti i problemi che nascono in un gruppo. Notai subito come il gruppo tendesse a separarsi in piccoli "capannelli". Proprio in questa circostanza mi è stato utile essere donna o, meglio ancora, essere mamma: ho fatto di tutto per ostacolare il formarsi dei "capannelli", ho cercato di spiegare alle ragazze che non dovevano essere rivali fra loro e che dovevano essere all' altezza della situazione. Il frutto di questo lavoro si è poi visto nel 1996 quando la Toscana ha vinto il Torneo delle Regioni. Anche negli anni successivi la Toscana è sempre stata fra le squadre più forti.
- A proposito di Torneo delle Regioni, non pensi che questa manifestazione sia un po' sottovalutata ?
- No, anzi. Si tratta di una manifestazione direttamente organizzata dalla Lega Nazionale Dilettanti, in parallelo al calcio femminile c'è anche il torneo juniores e quello di calcio a 5, è un appuntamento molto importante per la Lega.
- Io alludevo al fatto che per me è sempre stato molto difficile raccogliere i risultati, anni fa venivano riportati sui comunicati della Divisione Calcio Femminile, adesso non più...
- La Divisione non ha nessuna competenza sul Torneo delle Regioni che dipende direttamente dalla Lega e dal Comitato organizzatore. Purtroppo la disponibilità con la stampa dipende dalla sensibilità del Comitato organizzatore.
- Tutto ciò rientra in un discorso più vasto: il calcio femminile mi sembra un po' disperso all' interno della FIGC, non c'è un vero e proprio collegamento ufficiale fra divisione e delegati regionali, o fra i delegati stessi, o con il settore giovanile e scolastico, forse ci vorrebbe una struttura piramidale esclusivamente per il calcio femminile, dai campionati nazionali fino ai tornei giovanili.
- No, siamo troppo piccoli. Meglio stare dentro una famiglia più grande, di cui possiamo usare strutture, procedure e regolamenti, una struttura solo per il calcio femminile ci isolerebbe e ci renderebbe ancora più deboli. E poi non è vero che non c'è collegamento con la divisione o con gli altri delegati. Io sono sempre in contatto con la Divisione e con molti delegati regionali. Certo, tutto dipende quasi esclusivamente dalla sensibilità delle persone, con alcune regioni non c'è dialogo, però chi vuole davvero mantenere il contatto lo mantiene; in questi anni siamo riusciti a fare anche qualche torneo delle regioni under 16, e il numero delle rappresentative è sempre aumentato. E poi all' interno della FIGC possiamo coinvolgere anche persone che non si occupano sempre e solo di calcio femminile e coinvolgendo un numero maggiore di persone possiamo lavorare meglio.
- Quali sono esattamente i doveri di un delegato regionale ?
- Fare presenza al Comitato, organizzare i tornei regionali, essere presente al Consiglio Direttivo che si svolge ogni mese e poi curare la promozione.
- La promozione è la cosa più difficile....
- Sì, ma anche la più bella, quella che ti dà più soddisfazioni: non si può certo starsene seduti al tavolino ad aspettare che ti telefoni una nuova squadra, bisogna andare in giro, farsi conoscere, chiedere, proporre. I frutti del lavoro poi li vedi quando le squadre aumentano di numero, pensa al torneo giovanile che pochi anni fa neanche esisteva, poi abbiamo fatto qualche piccolo torneo, adesso è un vero e proprio campionato.
- Secondo te qual è la regione numero uno in Italia, quella da prendere come esempio ?
- No, non si può fare una classifica di questo tipo, ogni regione ha una sua storia, una sua cultura, una sua geografia, un diverso rapporto con la scuola, con le istituzioni. Ogni delegato ha di fronte realtà diverse con problemi diversi, non credo che le realtà regionali potranno mai essere l' una uguale all' altra.
- Penso però che in tutte le regioni esista questa sorta di conflitto triangolare fra calciatrici, società e federazione, con continue critiche e accuse degli uni contro gli altri. Come vedi questo rapporto conflittuale ?
- Senti, il discorso è semplice: finché continueremo a considerare il calcio femminile alla stregua del calcio maschile non si arriverà mai a niente. La ragazzina ha un percorso di vita del tutto diverso rispetto al maschietto. Lui ha i genitori alle spalle che lo spingono e lo incitano, sperando che magari diventi un professionista, lei invece prima o poi diventerà mamma e comunque troverà molte difficoltà in più. Occorre rivedere qualcosa riguardo alla norme sui tesseramenti.
- Il discorso mi interessa molto: anch'io ho notato che, alla fine dei conti, il vincolo a vita è una delle principali cause di abbandono dell' attività agonistica da parte delle ragazze. Te hai per caso una "ricetta" che risponda a questa situazione ?
- Certamente: vincolo biennale fino a 18 anni. In due anni la ragazza può vedere se sta bene dove si trova o se è meglio cambiare squadra. Ovviamente dovranno essere fissati dei parametri sul tipo di quelli del "premio preparazione". Poi una volta raggiunti i 18 anni una ragazza dovrebbe essere libera di decidere quello che vuole fare, già adesso si possono fare scritture private o comunque la federazione stessa potrebbe stabilire un vincolo a termine anche per le maggiorenni. Le società non devono aver paura di "farsi rubare" le ragazze: lavorando bene non avranno mai problemi.
- Parlando delle lamentele delle società mi vengono in mente anche i vari tormentoni sulle trasferte: a livello nazionale la trasferta in Sardegna viene vista come una specie di incubo, causa di ogni male, in Toscana ci si dispera per le trasferte a Carrara o a Grosseto. Io a volte mi chiedo: qual è la cifra "giusta" da spendere per le trasferte di un campionato regionale ?
- È impossibile dare una cifra di questo tipo. Io, per il mio passato di commerciante dico che "il cliente ha sempre ragione". Ci vuole volontà e pazienza da parte nostra nel capire i problemi delle società e soprattutto ci vuole una persona al di sopra delle parti in grado di gestire tutto nella maniera migliore. Prima o poi dovremo fare un campionato provinciale, ma siamo ancora pochi. Ritorno al discorso della promozione: più squadre ci saranno, meno saranno costosi i campionati.
- Il futuro del calcio femminile come lo vedi ? oggi c'è molto pessimismo in giro.
- Io guardo soprattutto a questi ultimi anni: oggi abbiamo 14 squadre giovanili, qualche anno fa non si sapeva neanche cosa fosse il giovanile, c'erano squadre "in estinzione". Adesso si cerca di "costruire" le società. Io sono molto soddisfatta di tutto ciò che ho fatto e non posso che vedere bene il futuro del calcio femminile. Pensa che alcuni college americani e persino la nazionale sono molto interessati a  venire in Toscana per giocare con le nostre ragazze: ritengono l' organizzazione della Toscana confacente alle loro esigenze... e sai bene quale sia la realtà americana. E poi nei prossimi mesi dovrebbe anche venire la Cina a giocare a Montecatini. Insomma, stiamo dando dignità a questo settore.

Non è facile congedarsi: probabilmente Luciana resterebbe a rispondere alle mie domande per ore e ore, sempre decisa, sempre sicura, senza mai un' esitazione, un dubbio, un timore, travolgendoti col suo contagioso entusiasmo. Il calcio femminile ha sicuramente bisogno di entusiasmo, di ottimismo, di energia, di voglia di costruire. E di gente come Luciana Saturni.