ROSSELLA SORIGA
Castelfranco di Sotto, 29 settembre 2001
Non ce ne vogliano gli allenatori uomini ma, almeno per quanto riguarda
le nostre interviste, facciamo spesso una sorta di discriminazione, cogliendo
sempre l'occasione per parlare con qualche allenatrice. Il motivo di questa
scelta è semplice: sono ancora relativamente poche, per quanto in
sensibile aumento, le calciatrici che decidono di allenare, così
i racconti delle donne che si lasciano chiamare "mister" diventano necessariamente
interessanti.
Rossella Soriga, classe 1963, come calciatrice ha passato una vita
a Sassari, nelle varie incarnazioni dell'attuale Torres Terre Sarde. Poi
nel corso della stagione 1999/2000 passò all'Agliana, dove chiuse
l'attività. Come allenatrice si è fatta le ossa in serie
C a Sassari poi ha guidato l'Olbia in serie B e adesso è tornata
ad Agliana per una panchina della massima categoria.
- Che impressioni hai di queste prime giornate di campionato, tornato
ad essere a 14 squadre? Lazio, Foroni e Torres sono le super favorite...
- Forse la Torres un po' meno, ha perso un po' di qualità e
poi c'è anche il fatto che probabilmente le ragazze sono ormai appagate,
dopo tutte queste vittorie. Il nuovo allenatore dovrà essere molto
bravo a tenere il gruppo, c'è il rischio di perdersi si non si ha
la giusta concentrazione e la giusta determinazione. Comunque la differenza
è minima rispetto all'anno passato. Qualcuno dice che sono le altre
ad essersi rinforzate di più, però io dico una cosa: domenica
scorsa, abbiamo giocato a Roma e nella prima parte non abbiamo demeritato,
purtroppo dopo lo 0-2 abbiamo smesso di giocare, ma prima di allora avevamo
giocato alla pari. Oggi invece (contro la Piazza), abbiamo fatto vedere
grinta e determinazione: mi auguro che da oggi le ragazze capiscano che
se si vuole arrivare dobbiamo sopperire alla mancanza di grosse individualità
con la preparazione e la grinta.
- Io non sono mai stato a Sassari, ma ho sentito racconti di un
pubblico numerosissimo, ad Agliana c'è forse qualche spettatore
in meno...
- Sicuramente, a Sassari, se c'è un'evento particolare, una
partita importante, può accorrere molta gente al campo, ma tutto
è sempre legato all'evento e ai successi della squadra. Tutto sommato
ad Agliana non viene molta gente in meno.
- Hai visto le partite dell'Europeo?
- No, non le ho viste, però ho parlato di recente con Carolina
che mi ha spiegato un po' com'era la situazione. Io, come lei, dico che
ci vuole tempo, anche se è già passato un anno, occorre molto
tempo per fare quello che lei sta facendo: sta cambiando tutto e non si
può ottenere tutto e subito. Se ci ricordiamo come giocavano le
vecchie nazionali possiamo già renderci conto di questo. I risultati
non sono a suo favore adesso ma conoscendola, lei è una che sa quello
che vuole, sicuramente arriverà al traguardo. Sicuramente c'è
da rivedere qualcosa per la nazionale, inserire giovani....diamole tempo....
- Le allenatrici donne sono ancora poche...
- Capisco chi preferisce giocare piuttosto che allenare, anzi, se tornassi
indietro giocherei fino a 40, 50 anni! da allenatori si vive la partita
in modo diverso: ti scarichi dando dei pugni alla panchina, dici "butta
fuori la palla" e l'arbitro ti manda via (era appena successo nella
partita giocata prima, ndr), sono situazioni difficili. Per non parlare
poi che quando si perde la colpa è tutta dell'allenatore. Ma non
me la prendo per questo, è comunque una cosa che mi piace fare.
Però se tornassi indietro ci penserei meglio.
- Da un punto di vista tecnico è giusto non fare discriminazioni
cercare di valutare gli allenatori per la loro professionalità più
che per l'essere maschi o femmine. Da un punto di vista sociale però
esiste obiettivamente un dato che è quello di un numero di calciatrici,
valutato ultimamente in 12.000, che non esprime un numero di allenatrici
e dirigenti proporzionato.
- Questo è vero. Forse a Coverciano dovrebbero fare più
corsi specifici per il calcio femminile, tipo quello che feci io. Se si
riuscisse ad invogliare le atlete che raggiungono una certa età,
e che sono sul punto di smettere di giocare, forse....certo, tutto questo
è soggettivo e la voglia di giocare è sempre tanta. Una deve
capire che prima o poi si arriva al capolinea, e allora se riuscissimo
a fare questo "trapasso" piano piano, in punta di piedi, magari si esce
dal vecchio ruolo e si entra nel nuovo senza traumi. Occorre che la federazione
crei incentivi sotto questo aspetto
- Prevedi quindi una fase di allenatrice-giocatrice, come già
fanno diverse calciatrici?
- No, per me no, io dico: o fai l'uno o fai l'altro. Giocando non puoi
vedere certe cose, è molto difficile.
- Un altro tema ricorrente sulla donna allenatore è il rapporto
con lo spogliatoio: c'è chi dice che una donna è avvantaggiata
in questo, rispetto ad un uomo, c'è anche chi dice che una donna
finisce col non avere sufficiente distacco dallo spogliatoio per poter
decidere autonomamente...
- L'allenatore deve essere bravo a gestire il rapporto con lo spogliatoio,
si può essere amiche ma nello spogliatoio io sono l'allenatore e
tu sei l'atleta. Se non si riesce a gestire bene questo rapporto allora
puoi anche sentire dire che "quella gioca perchè è amica
tua" o "perchè vive in appartamento con te" o cose del genere. Io
sono anche fatta così, mi viene naturale prendere le mie decisioni
da sola, anche sbagliate, eventualmente mi prenderò le mie responsabilità.
Loro (le ragazze dell'Agliana, ndr) questa cosa l'hanno capita bene.
Per me è un ottimo gruppo, io sono una che parla molto e insieme
parliamo molto. Dopo le prime due sconfitte non abbiamo fatto mezz'ora
di allenamento ma abbiamo parlato e credo che sia servito.
- Sul calcio femminile in generale che diciamo?
- Il calcio femminile deve crescere, bisogna avere dirigenti preparati,
allenatori preparati, società alle spalle, in due parole. Iniziare
da una scuola calcio, avere dei serbatoi con preparatori competenti, magari
specializzati nel calcio femminile...
- C'è però un problema di risorse, gli allenatori
competenti, o meglio, quelli patentati, vogliono, giustamente, essere ricompensati
in modo adeguato...
- Sicuramente, c'è bisogno di gente interessata: squadre maschili
che aprano settori femminili, sponsor... il problema è anche la
poca considerazione, anche le partite della nazionale, quando le trasmettono?
se le trasmettono...
- Su questo, però, ho già avuto modo di parlare, anche
in interviste precedenti: personalmente ho trovato ingiuste frasi come
"non ci ha visto nessuno", dette dalla stessa Carolina o dalla Panico.
Perchè le partite le ha trasmesse integralmente e in diretta Eurosport
e io so per certo che ci sono stati molti spettatori e addirittura dei
gruppi di ascolto. Il satellite ormai non è più un oggetto
di elite ma gli spettatori di Eurosport sono stati comunque definiti dei
"nessuno". A volte ho la sensazione che le calciatrici più importanti,
ma anche i dirigenti, i piani alti del calcio femminile insomma, guardino
solo chi non le guarda e non vedano chi le vede.....
- Da una parte hai ragione, occorre apprezzare anche chi non fa parte
di un importante quotidiano però la visibilità verrà
comunque cercata attraverso i quotidiani e le tv più importanti.
Capisco anche la delusione della azzurre nel non trovare una copertura
giornalistica adeguata. È un tema difficile, non ci avevo mai pensato,
veniamoci incontro.....