Qualche domanda alle azzurre della US CUP…

di Gianpy (foto di Scott Bales)

Le ragazze della Nazionale sono tornate da appena quarantotto ore dagli USA e ancora un po’ stordite dal “jet lag” ne incontro alcune del Foroni ad Almese, sul campo del Torino, in occasione della terza giornata di campionato. Quale occasione migliore per fare loro qualche domanda “a caldo” sull’esperienza appena trascorsa. Tra tutte, tre di loro si sono particolarmente distinte: le bomber Elisa Camporese, Rita Guarino e la centrocampista Piera Maglio.
 

Elisa Camporese

Ben tornata Elisa, che cosa ti ha lasciato questa importante esperienza americana?
Un bel ricordo…perché ci siamo rese conto di quale sia il livello calcistico mondiale, avendo giocato contro le campionesse del mondo in carica e abbiamo visto che abbiamo ancora tanto da lavorare perché le americane sono un po’ più avanti di noi! (ride,ndr) sia come preparazione che come gioco.
Che cosa ti ha più colpito del calcio femminile USA?
L’attenzione che tutti hanno per questo sport, la tifoseria, soprattutto…pensa che le persone che incontravamo in albergo sapevano i nomi delle giocatrici, da dove venivano,dove giocavano…insomma è paragonato al calcio maschile qui in Italia.
Così giovane e così talentuosa…ormai sei a pieno diritto tra le titolari della Nazionale e vederti giocare è uno spettacolo! In futuro potrebbe esserci una tua esperienza oltre confine, nel calcio professionistico…ci pensi?
Grazie per i complimenti.Beh, mi piacerebbe tanto, anche perché studio ed ho intenzione di proseguire e conciliare calcio e scuola negli States, nel calcio professionistico americano, è un sogno che abbiamo tutte.

Piera Maglio

Ciao Piera, com’è andata negli States?
Bene…a differenza dei risultati siamo riuscite, dopo un brutto periodo, ad esprimere un bel gioco anche trovando degli avversari superiori fisicamente.
Quindi, a parte le gare, che idea ti sei fatta sul calcio americano? Com’è organizzato?
Beh, le americane hanno una programmazione che dura da anni, a livello di squadra Nazionale ed in più hanno programmi differenziati a livello fisico e lavori anch’essi differenziati a livello di reparto, cioè difensori con difensori, centrocampisti con centrocampisti , ecc. e stanno tanto tempo insieme.
La differenza con la nostra Nazionale è proprio incolmabile o con dei correttivi organizzativi e di allenamento abbiamo qualche chance per avvicinarsi a loro?
Dalle critiche che abbiamo ricevuto…
Positive o negative?
Molto positive…sulla partita disputata contro gli USA, nessuno si è accorto di una differenza così marcata tra noi e loro. Purtroppo abbiamo patito l’assenza di alcune ragazze in difesa, come ad esempio Manuela Tesse che si è fatta male e quindi si è dovuta sacrificare la Conti che è una centrocampista. Dobbiamo innanzi tutto migliorare a livello fisico. Ci hanno fatto 4 gol in 12 minuti quando noi non ce la facevamo più.
Sei stata tra le migliori in campo…te lo aspettavi?
Tra le migliori in campo è un pochino troppo. E’ vero, il Mister mi ha fatto i complimenti, perché venivo da un periodo nel quale non mi ero espressa al massimo e quindi ora sono ritornata ai livelli nei quali lei mi ha conosciuto…
…In particolare cosa ti ha detto?
Ah, mi ha detto che ho fatto una buona partita, che non avevo nulla di meno delle avversarie, che ricordo sono le campionesse del mondo, e di continuare a mantenere alte le mie performance.
Comunque tutta la squadra si è mossa bene e tu mi insegni che se la squadra gira precisa anche tu giochi meglio.
Faccio la stessa domanda che ho fatto ad Elisa Camporese : ti piacerebbe lasciare la tua Italia per fare un’esperienza oltreoceano?
Sicuramente…per l’accoglienza ed il clamore che suscita là il calcio femminile.
Ed anche per i soldi..
No, non per quello…è proprio il calore che raccoglie il Women soccer e che qui trovi solo nel maschile. Ti fermavano per strada come se fossimo chissà chi, volevano autografi, foto ricordo…
Quindi tanto pubblico?
Sì, molto…soprattutto bambine e genitori che le accompagnavano, ancora più eccitati delle loro figlie…incredibile!

Rita Guarino

Ben tornata anche a te Rita, ed anche a te chiedo le tue impressioni su questa entusiasmante esperienza…
Ho vissuto questa esperienza in maniera molto positiva perché finalmente abbiamo la possibilità di giocare tornei importanti che ci danno la possibilità di crescere come esperienza, perché comunque giochi tre partite di fila in un contesto mondiale, con delle squadre nazionali di altissimo livello.
Non è la prima volta che giochi negli Stati Uniti, quindi la tua idea sul quel calcio sarà sicuramente più approfondita di chi è alla sua prima esperienza…me ne parli?
Intanto loro hanno in tutti gli States 8 squadre di altissimo livello. Per ogni squadra ci sono tre nazionali veterane e tre straniere, quindi una super esperienza anche per chi gioca con loro. Il soccer femminile è molto seguito ; ci sono molti spettatori a partita (si parla di 20-25.000) e considera inoltre che ci sono 8 milioni di ragazzine tra i 7 ed i 18 anni…un bel bacino, un bel vivaio… e rappresentano il 40% del calcio totale in America.
Come per Elisa Camporese, a proposito di “altissimo livello”, sei stata anche tu inserita a fine torneo in una squadra cosiddetta “ideale”. Sono cose ormai abituali per te e non ci fai caso o ti ha fatto piacere?
Sicuramente mi ha fatto piacere, è un riconoscimento per il tuo modo di giocare e se fai bene e gli altri lo vedono e lo manifestano in questo modo non puoi che essere lusingata.
Senti Rita, cosa manca alla nostra Nazionale per poter essere a livelli di disputare un campionato del mondo o più semplicemente un campionato europeo che ci ha visto, non proprio brillanti, fare una figuraccia?
Allora, negli europei, secondo me, non abbiamo fatto una figuraccia. Abbiamo dimostrato che al calcio ci sappiamo giocare ed anche bene e questo lo abbiamo fatto nelle prime due partite. Abbiamo peccato d’ingenuità e di presunzione contro la Francia, ma abbiamo giocato comunque bene. Gap tecnici non esistono. Tecnicamente siamo tra le squadre più forti. Il nostro problema è assolutamente fisico e di esperienza. Di quest’ultima ne abbiamo poca in campo internazionale, giochiamo troppo poco e purtroppo il campionato non t’aiuta. Ci sono partite che non t’impegnano nemmeno sotto il piano fisico e quindi non hai la tenuta dei 90 minuti come in campo internazionale. Considera che giocare contro le americane è come giocare contro gli allievi nazionali di una squadra professionistica. Fisicamente dobbiamo crescere tantissimo. Che non vuol dire solo allenarsi di più, ma significa giocare partite a ritmi più alti. E finchè ci sarà un campionato di serie A con squadre di alto livello e altre di basso, avremo sempre grosse difficoltà poi con la Nazionale. Questi, secondo me, sono i punti fondamentali. Occorrerebbe partecipare a molti più tornei internazionali che non possono che fare solo bene alla nostra crescita.
Visto che ne parli con fare entusiasta del calcio americano, a fine carriera ti piacerebbe tornare per un’altra esperienza in quella realtà?
Mah… ho già fatto due mesi e mezzo due anni fa negli States, oggi come oggi…no…non lo rifarei…! E’ stata un’esperienza positiva ma non lo rifarei più. La mia breve esperienza l’ho fatta e sono contenta così.