LA DIFESA A ZONA: quando e come attuarla

Prima parte: la teoria

di Marinella Vitulli,

allenatore di base


Nel calcio moderno le squadre adottano fondamentalmente tre tipi di atteggiamento tattico difensivo:
- DIFESA A UOMO: tutti gli elementi pericolosi dell’attacco e del centrocampo avversario sono “marcati” da un difensore.
- DIFESA MISTA: solo alcuni degli elementi dell’attacco avversario sono marcati da un difensore, in prossimità delle “zone pericolose”.
- DIFESA A ZONA: non esistono marcature dirette: ci si difende relazionandosi principalmente alla posizione del pallone e dei propri compagni.

Nella mia esperienza di allenatrice in campo femminile, a più livelli, ho potuto osservare che mentre le squadre che difendono a uomo sono numerose e molto agguerrite nell’attuare questa tattica, la difesa a zona è ancora scarsamente utilizzata, o attuata talvolta in maniera approssimativa.
In questo breve articolo tenterò di illustrare i vantaggi che possono derivare dall’attuazione di questa tattica.
Per prima cosa è necessario da parte delle giocatrici abbandonare ogni condizionamento psicologico derivante da anni di esperienza di “marcatore”, ed essere disposte a calarsi in un nuovo ruolo che, a mio parere, potrà risultare più creativo e meno dispendioso per molte giocatrici.
Sarà naturalmente necessario provare i movimenti del reparto difensivo e dell’intera squadra più volte, sacrificando un po’ del tempo che nel calcio femminile è dedicato ad estenuanti e talvolta eccessivamente monotone sessioni di preparazione fisica; si dovrebbe entrare nell’ottica che la calciatrice che sa come muoversi e come comportarsi tatticamente può raggiungere prestazioni migliori di una calciatrice al top della forma fisica, ma incerta nei propri atteggiamenti tattici.
 Ma andiamo a vedere le principali prerogative del gioco a zona e le differenze rispetto al gioco a uomo; innanzitutto, nel gioco a uomo gli elementi che il difensore deve tenere in considerazione sono, in ordine di importanza:
1) Posizione del giocatore avversario
2) Posizione del pallone
3) Posizione del proprio compagno
Nel gioco a zona invece la sequenza in ordine di importanza è:
1) Posizione del pallone
2) Posizione del proprio compagno
3) Posizione del giocatore avversario
Nel gioco a zona è infatti fondamentale:

- attaccare il giocatore portatore di palla, impedendo il superamento del diretto avversario, tramite un atteggiamento di temporeggiamento, fondamentale per favorire il rientro nei reparti;
- circondare lo spazio e gli avversari vicini alla fonte del gioco ponendosi in anticipo su di essi, andandosi a piazzare sulle traiettorie dei possibili passaggi smarcanti.

Ciò si mette in pratica anche attraverso un comportamento difensivo collaborativo attuato dai giocatori del reparto, che si vanno a posizionare in modo da delineare le geometrie caratteristiche della difesa a zona: la diagonale difensiva e la piramide difensiva.
Supponiamo di giocare con modulo 4-4-2. In questo caso i quattro difensori si disporranno nei modi illustrati in fig 1 e 2.
Queste due geometrie, applicabili sia dalla linea dei difensori sia dalla linea dei centrocampisti, sono a mio parere fondamentali nella difesa a zona. La loro efficacia si basa sulla possibilità di porsi in posizione tale da impedire lo sviluppo dell’attacco avversario in quanto i possibili passaggi potrebbero essere intercettati; di conseguenza l’attacco avversario è costretto al retropassaggio per non perdere il possesso del pallone.


Sarebbe certamente presuntuoso e limitativo pensare che la difesa a zona dipenda solo dai pochi concetti qui esposti (non basterebbe un libro per trattare esaurientemente l’argomento!!).
Ma a mio parere partendo da questi presupposti un tecnico creativo e capace può creare le varianti e le diverse soluzione ai problemi difensivi, come al esempio la “scalatura” del centrocampista esterno, il raddoppio, la tecnica del fuorigioco, il pressing e la “squadra corta”, concetti che ben si sposano con l’attuazione della difesa a zona.
Concludo con l’esposizione di alcuni dei vantaggi derivanti dall’adozione di questa tattica difensiva, ricordando che per attuarla si devono possedere giocatrici con spiccato senso tattico, che compongano una squadra portata ad imporre il proprio gioco, e quindi votata all’attacco.
Qualora sussistano queste condizioni, con la difesa a zona:
- gli attaccanti abili e pericolosi nel dribbling vengono controllati collettivamente;
- la zona tiro rimane molto protetta;
- tutti i giocatori sono coinvolti nell’azione;
- si ha risparmio energetico, in quanto la fatica viene distribuita equamente tra i vari giocatori;
- non si creano gli spazi vuoti che derivano, nel gioco a uomo, dal seguire i movimenti dei giocatori avversari;
- nel momento della riconquista del pallone, le ripartenze avvengono più facilmente, in quanto i giocatori si trovano nella loro “zona” di competenza e non vicino agli attaccanti che in quel momento stavano marcando.

Ovviamente anche la difesa a zona ha dei punti deboli e dei difetti, ma rimando alla seconda parte la trattazione di questi e soprattutto l’esposizione delle tecniche e delle esercitazioni utili nell’allenamento di questa tattica difensiva.