La Difesa a Zona: quando e come attuarla

Seconda parte: la didattica

di Marinella Vitulli,

allenatore di base


Nel mio precedente articolo mi sono soffermata sui vantaggi derivanti all’attuazione della difesa a zona e sulle condizioni necessarie alla pratica di questa tattica; ho brevemente descritto due geometrie difensive (diagonale e piramide difensive) utili nell’applicazione di un comportamento difensivo collaborativo.
Nell’apprendimento degli strumenti necessari al gioco a zona è a mio parere fondamentale iniziare dalla situazione più semplice del gioco del calcio: la situazione dell’uno contro uno, che nella difesa a zona è fondamentale curare sia per attuare l’atteggiamento di temporeggiamento necessario a permettere il rientro nel reparto difensivo di tutta la squadra, sia per chiudere la visuale al portatore di palla impedendogli di operare passaggi filtranti. E’ quindi opportuno far eseguire delle esercitazioni di uno contro uno, in cui il difensore deve rapidamente portarsi in posizione tale da chiudere l’avversario e non deve poi farsi superare; nell’uno contro uno è fondamentale la posizione dei piedi: quella che permette una migliore reattività di fronte agli spostamenti dell’avversario è sicuramente la posizione in cui un piede è davanti all’altro: in questo modo si originano un lato forte e un lato debole: se il giocatore viene superato anche con una minima finta sul lato debole difficilmente potrà recuperare; sul lato forte invece potrà effettuare una immediata accelerazione data la presa ottimale dei piedi sul terreno in riferimento alla direzione dello scatto. (fig. 1)

Di conseguenza si può forzare il portatore di palla a scegliere una direzione anziché l’altra.
Dopo aver affrontato le situazioni di uno contro uno sarà necessario passare ad affrontare la situazione più semplice di inferiorità numerica: il due contro uno, fondamentale nel gioco a zona per poter fronteggiare situazioni di inferiorità numerica nella propria zona senza costringere un compagno di reparto a venire in aiuto, lasciando libera la propria zona di competenza. (fig.2)

E’ fondamentale invitare il giocatore a non farsi ”puntare” dall’avversario e ad assumere una posizione intermedia che gli garantisca sia la chiusura sul portatore di palla sia la copertura dell’altro giocatore; nell’esercitazione è utile applicare la tecnica del fuorigioco.

In seguito sarà utile passare alle situazioni di due contro due: sarà opportuno far svolgere un’esercitazione in cui due giocatori si passano la palla: i due difensori devono eseguire un movimento ad elastico grazie al quale a seconda della posizione del pallone ci sia sempre un giocatore in chiusura e un giocatore in copertura (fig.3). In questa esercitazione si inizia a parlare di atteggiamento collaborativo tra difensori: è anche da evidenziare a questo punto una regola fondamentale del gioco a zona: più copro, meno marco, più marco, meno copro.

Infatti a seconda dalla posizione più o meno aggressiva che si va ad assumere si determina un maggiore o minore marcamento ed una maggiore o minore copertura. Questo concetto è fondamentale e scaturirà poi, in relazione al tipo di giocatori allenati, nell’attuare ad esempio un tipo di diagonale difensiva anziché un’altra o un minore o maggiore uso della tecnica del fuorigioco o del pressing. Consideriamo ad esempio nella fig.3 l’atteggiamento del giocatore B: questi può assumere due posizioni: la posizione 1 garantisce più marcatura e meno copertura, la posizione 2 garantisce minore marcatura ma maggiore copertura.

A questo punto si passerà ad esercitazioni di tre contro tre; una squadra si trasmette il pallone linearmente e la squadra di difensori dovrà assumere le giuste posizioni in relazione alla posizione del pallone: si può iniziare a parlare di diagonale difensiva e di piramide difensiva. (Fig. 3 e 4)


Dopo questa fase esplicativa si passerà al vero e proprio esercizio di tre contro tre in cui la squadra conquista un punto se riesce a portare il pallone oltre la linea di fondo; ovviamente si dovranno applicare i concetti prima esercitati. Infine si eseguiranno esercitazioni di quattro contro quattro, rispettando le diagonali e le piramidi difensive. (Fig. 5 e 6)

E’ ovvio che la diagonale può avere maggiore o minore inclinazione, e il difensore più lontano dalla palla può posizionarsi o in linea con il centrale che gli è accanto, o anche più in alto (diagonale a L).

La scelta del tipo di diagonale (Fig. 7 e 8) dipende dal tipo di copertura che si desidera avere (la diagonale vera e propria è quella che ovviamente garantisce maggiore copertura) e dalla profondità che si sceglie di concedere agli attaccanti avversari, nonché dall’uso minore o maggiore che si desidera fare della tattica del fuorigioco. A mio parere è opportuno, soprattutto se il portatore di palla non è coperto, applicare la vera e propria diagonale, per poi magari modificarla nel proseguire dell’azione concedendo minore profondità all’attacco, qualora il portatore di palla venga coperto.
A questo proposito è necessario considerare che in caso di palla scoperta (portatore di palla libero di agire) è necessario da parte dei difensori accompagnare (seguire) i tagli degli attaccanti. (Fig. 9)
E’ fondamentale inoltre ricordare che negli ultimi venti metri, in occasione i calci piazzati, falli laterali e calci d‘angolo etc.. si passa dalla marcatura a zona a quella ad uomo.

Dopo aver abituato a un atteggiamento collaborativo linee di quattro giocatori si potrà passare a lavorare sull’intera squadra, ripetendo più volte gli spostamenti di tutta la formazione; a tal proposito risulterà molto utile l’esercizio in cui si dispone la squadra secondo il modulo abituale e si collocano sul campo 6 bandierine di colore differente, poste ai vertici di un ipotetico esagono; il tecnico chiamerà i diversi colori e la squadra si disporrà in rapporto alla bandierina che rappresenta il portatore di palla avversario.
Si dovrà abituare la squadra a muoversi in funzione della posizione del pallone restando sempre compatta, rispettando esattamente le distanze tra i reparti; il reparto difensivo dovrà essere in grado di eseguire abilmente il movimento a elastico, allungando la squadra seguendo in profondità gli avversari, per poi, in caso di non verticalizzazione del portatore di palla, risalire velocemente lasciandoli alle spalle e di conseguenza in fuorigioco.
Sarà utile a tal proposito eseguire esercitazioni in cui la difesa è invitata ad uscire rapidamente dalla zona difensiva in caso di respinta del pallone o di retropassaggio della squadra attaccante. (fig.10)
Altro aspetto che non andrà trascurato è l’allenamento degli spostamenti a scalare, sia per righe sia per linee esterne; facciamo un semplice esempio vedendo lo spostamento a scalare del centrocampista esterno.
Gli argomenti da trattare sarebbero ancora numerosi, ma lo spazio a mia disposizione è purtroppo terminato; non mi resta che accennare a come può essere messa in difficoltà una difesa a zona: con rapidi uno-due degli attaccanti, con tagli in profondità delle punte e con lanci nella zona cieca, quella cioè che il difensore più lontano dalla palla in una diagonale lascia libera sulla fascia.
A presto e buona zona a tutti!