NOTA BENE: Quanto segue si riferisce al dicembre 1989
di Simonetta Martellini
(dal Guerin Sportivo dell' ultima settimana del Dicembre 1989)
Vincolo non più a vita, ma con scadenza di quattro anni; "apertura"
verso le donne arbitro: sono i successi più recenti dell' Associazione
Italiana Giocatrici Calcio. E l'anno nuovo porterà il sindacato
delle calciatrici a un altro risultato prestigioso: l'acquisto di una sede,
a Bergamo, in via Coghetti 190, finanziato anche grazie a una mega-lotteria
di quindicimila biglietti. L' Associazione, fondata nel marzo del 1978,
vanta oggi circa 350 iscritte. Cinque atlete dell' attuale "rosa" della
Nazionale (Bavagnoli, Bonato, D'Astolfo, Mega, Morace) fanno parte del
consiglio direttivo. Una pubblicazione bimestrale, "Calcioatlete", tiene
informati tesserate e semplici appassionati. Alle battaglie tipiche di
un sindacato, e di un sindacato sportivo, si affiancano iniziative culturali
come concorsi fotografici e letterari, questionari prevalentemente tecnici,
convegni.
Alcune
componenti del consiglio direttivo AIGC. Da sinistra, in piedi, Susanne
Augustesen, Wilma Agostinetto, Milena Bertolini, Paola Bonato, Magda
Gozzi, M.Grazia Quarti, Wilma Seghetti, Paola Cancelli, Annamaria
Cavarzan, Liliana Motta.
L' attività dell' AIGC, insomma è intensissima, pari
alla passione con cui il presidente Annamaria Cavarzan racconta gli obiettivi
del sindacato: "Il problema più generale, nel quale si inserisce
poi il calcio, è quello dello sport al femminile in Italia. In un
discorso di parità, molti conti non tornano. Non tutte le carriere
tecniche sono aperte alle donne, ad esempio. E non esiste il professionismo,
neanche ai livelli massimi: rispetto agli uomini c'è meno spazio
sui mass media, di conseguenza sono minori le possibilità di "catturare"
sponsor, le società stentano a trovare appoggi economici. E per
professionismo naturalmente non intendiamo soltanto praticare uno sport
dietro compenso. Essere professioniste significa infatti dedicare tutto
il tempo necessario alle proprie attività, nelle migliori condizioni
fisiche possibili, in piena tranquillità psicologica anche riguardo
al dopo carriera".
- Quanto risente il calcio femminile di questi problemi ?
"In maniera pesante. Per la federazione, le atlete sono dilettanti.
L'ambiente societario le ritiene delle "mercenarie" quando tentano di pattuire
dei rimborsi spese a fronte di un impiego a volte totalizzante".
- Quali sono, dunque, gli obiettivi che vi prefiggerete ?
"Prima di tutto, la definizione dell' impegno reale di una calciatrice.
Ci stiamo interessando poi della tutela sanitaria: esistono ancora società
di serie A per le quali la visita medica è superflua, inoltre non
è più obbligatoria la presenza dell' ambulanza durante le
partite. E anche il campo delle assicurazioni è caotico. La Sportass
funziona benissimo, ma spesso le calciatrici pagano di tasca propria, incontrando
in seguito grosse difficoltà per il rimborso: se sono in prestito,
magari, non è ben chiaro a chi debba essere addebitata la spesa.
Bisognerebbe rendere più organico il tutto, insomma, non tralasciando
nemmeno le serie minori."
- Ma il futuro come lo vedete ? Qualche traguardo "sindacale" è
alla portata delle donne che praticano il calcio ?
"E' solo un problema di organizzazione. Maurizio Foroni, il nuovo
presidente, ha senz'altro le capacità per mettere ordine in tante
cose. L'importante è non perdere di vista la nostra diversità,
nell' ambito della Lega Dilettanti. Le donne disputano un campionato di
serie A nazionale, la serie B conta solo due gironi, l'azzurro è
un punto di arrivo, non di partenza verso altre più concrete soddisfazioni."
- Quando vi riunite? Al di là dei problemi generali, qual è
il vostro appoggio alle giocatrici?
"Il Consiglio Direttivo viene convocato ogni 40-45 giorni, l'Assemblea
generale una volta l'anno. Abbiamo dei colloqui, per lo più informali,
con i dirigenti federali ogni volta che si rende necessario. Forniamo assistenza
e consigli tecnici alle ragazze associate, distribuiamo periodicamente
questionari che riguardano tutela sanitaria, metodica di allenamento, condizioni
fisiche. Ora siamo molto impegnate per via della nuova sede, e quindi ci
vediamo costrette a trascurare un po' le attività culturali, ma
mi piace sottolineare che lavoriamo tutte, indistintamente. Non si dà
da fare solo il presidente, o il consiglio direttivo, ciascuna delle iscritte
offre il proprio contributo."
- Quali sono stati i momenti più difficili del cammino dell'
AIGC ?
"Indubbiamente i primi anni. Venivamo osteggiate perchè la
nostra voce era l'unica contro la disinformazione che davano i presidenti
di allora. Durò un paio di stagioni. Poi, grazie anche a iniziative
collaterali promosse da noi, qualcuno cominciò a capire che volevamo
collaborare, non distruggere."
- E per l' immediato futuro cosa vorresti ?
"Io faccio parte della Consulta per il calcio femminile all' interno
della Federazione. Ecco, vorrei che quella consulta fosse convocata. Perchè,
sì, le singole componenti vengono interpellate con regolarità.
Ma trovarsi di fronte tutti gli interlocutori, fare domande, formulare
proposte in... diretta potrebbe costituire una preziosa accelerazione nella
soluzione dei problemi"
Annamaria
Cavarzan premia Mabel Bocchi durante la festa per il decennale della
AIGC. La Cavarzan, 40 anni, ha giocato nel Diadora Valdobbiadene
dal '70 al '78