Dalla bibliografia di Women On the Ball scopriamo pure l’esistenza di
altre opere che, almeno a giudicare dal titolo, dovrebbero essere per noi
molto interessanti.
Viene addirittura citato “Storia del Calcio Femminile” di Bruno Migliardi
ma scopriamo anche l’esistenza di un libro tedesco intitolato “Frauen Fussball
Maisterschaftern” uscito nel 1995.
Non mancano poi numerosi articoli tratti da raccolte di tipo scientifico,
scritti prevalentemente negli anni ’80, segno evidente che il calcio femminile
ha destato un certo interesse anche in epoche considerate più o
meno buie.
Decisamente interessanti le pagine in cui Sue Lopez parla dell’Italia.
A quanto pare il nostro paese è stato il primo ad organizzare un
vero campionato nazionale, quello del 1968, per quanto nel passato, in
vari paesi si fossero già disputati tornei che, almeno a parole,
erano considerati nazionali (se non addirittura continentali o mondiali!)
Molte righe sono dedicate (che sorpresa…) a Carolina Morace, citando
anche la sua attività televisiva.
Stefania Medri, Maria Grazia Gerwein, Luciana Meles e Betty Vignotto
vengono citate come alcune delle più grandi calciatrici di tutti
i tempi.
Infine Sue Lopez sottolinea un paradosso: mentre negli anni ’70 in
Europa molte federazioni decidono di incorporare le rispettive attività
femminili, in Italia il calcio femminile rimane staccato dal calcio ufficiale
ma non privo di sponsorizzazioni e di successi internazionali. I successi
internazionali sembrano invece terminare proprio dopo il 1986, ovvero dopo
l’ingresso del calcio femminile nella FIGC. A tale paradosso né
Sue Lopez né altri riescono a dare una spiegazione.
Tutto un capitolo è dedicato al rapporto tra i mass-media inglesi
ed il calcio femminile. In un paragrafo intitolato “All publicity is
good publicity?” troviamo alcuni temi decisamente attuali.
Passando in rassegna la stampa che va dagli anni ’20 agli anni ’50
l’autrice osserva, citando direttamente articoli e testate, come i pezzi
dedicati alle partite giocate da donne spesso glissino sull’aspetto tecnico
e sulle vicende del gioco, attribuendo pari se non maggiore importanza
alle situazioni personali delle calciatrici. Spesso si contano le nubili
e le coniugate, e anche la pubblicazione di fotografie che testimoniano
significativi gesti atletici vengono sminuite da generiche, a volte pure
ironiche, didascalie.
Gli anni ’60 non sembrano migliori da questo punto di vista, anzi,
l’atteggiamento della stampa inglese nei confronti del calcio femminile
e delle calciatrici è in alcuni casi palesemente ostile, sempre
più spesso viene usato un dubbio senso dell’umorismo.
Dal 1971 l’UEFA impone alle federazioni europee di occuparsi anche
dell’attività femminile e un po’ alla volta diversi paesi si adeguano
(l’Italia comincerà ad adeguarsi solo quindici anni dopo). E qui
leggiamo la parte più sorprendente di questo capitolo: Sue Lopez
nota la differenza di atteggiamento fra la stampa inglese e quella italiana
nel 1971, l’anno del suo arrivo in Italia. Se la stampa inglese mantiene
un atteggiamento negativo quella italiana invece dà risalto, valore
e importanza al calcio femminile! In particolare l’autrice ricorda come
il Corriere dello Sport riportasse puntualmente i resoconti della nazionale
italiana e desse varie informazioni sul movimento non necessariamente legate
alle partite.
In effetti, almeno per quanto riguarda il nostro paese, non possiamo che confermare l’ampio spazio dedicato al calcio femminile negli anni ’70 a cui seguì una sorta di black-out negli anni ’80. Oggi la situazione è un po’ diversa dato che in Gran Bretagna esiste un mensile a colori sul calcio femminile, “On the Ball”, e in Italia no. Non ancora.
Women On The Ball
A Guide to Women’s Football
di Sue Lopez
Scarlet Press, 1997